Lugangeles

pubblicato da Ticino Sette #48 - 29.11.13

"Strade solitarie velate dalla nebbia e dalla polvere, io non sono più solo. E voi fantasmi che popolate questa stanza, un po' di pazienza e vi farò vedere"... (John Fante)

Accadde di sera, di notte, travolti dalla noia e assaliti dalla solitudine, che noi irrequieti pipistrelli attraversammo il bosco d'asfalto, sorvolammo il quartiere di "Belvedair", poi quello di "Santa Canonica", seguimmo luci artificiali e cartelloni pubblicitari disseminati a "East Albertollywood", giù fino alla "Cattaneo Drive" e lungo il "Sunset Gottard". Il nostro radar ci aveva ingannato, forse per colpa delle torri magnetiche che si stagliavano qua e là? Volevamo soltanto cibarci di altra vita, uccidendola, immortalandola, come ora sulla carta. Successe che su quei sentieri urbani luccicanti di pioggia, terribilmente deserti, noi e il nostro battere d'ali atterrammo su pianeti opposti, che erano forse soltanto satelliti di qualcosa. Già, ma di cosa?

Giù a Downtown
Pioveva ancora. Svolazzammo e ci appostammo sotto dei finti lampioni irlandesi, non lontano dal quartiere degli affari. Per essere un giorno uguale a tanti altri, c'era gente da azzannare, c'erano da mordere morbidi colli (ma che reggevano quali teste?) e prosciugare arterie pulsanti (ma quale sangue vi scorreva?). Uno di noi trovò il coraggio, fece un giro dentro quel posto legnoso che odorava di luppolo. Noi invece guardammo dall'alto un tizio ben vestito che, ad un altro solitario avventore, disse: "benvenuto a Lugangeles!". Domanda retorica, cogliemmo del sarcasmo, ma ora almeno sapevamo dove eravamo atterrati: nella "città degli Angioli", dove tutti prima o poi finiscono per arrivare, dove (quasi) tutto può accadere e (quasi) tutto è possibile.

Un inferno per alcuni, una giungla per altri, l'America per certi disperati rotolati giù dalla "Sun Valley", per certi talentuosi e certi faccendieri alla ricerca di soldi e successo, lassù nei palazzi di vetro di "Paradise Palisades". I "lugangelini", fantasmi della città-cantone degli affari, dei commerci, della cultura "upper-class", dell'arte urbana e delle creazioni sotterranee, di ogni tipo di piacere e vizio. Restammo ancora un po'. Il tizio ben vestito era ubriaco, chissà, diceva di aver fatto molti soldi e di averne persi altrettanti in quel colabrodo del "Financial District", che di notte diventa deserto urbano a noi ostile. Lui voleva essere altrove, come noi, ma era lì a rimuginare sul mondo e sui suoi fallimenti.

Lontani da Topanga
Quel lunedì riprendemmo il volo, cercammo cibo nel "Ciani Park", senza esito, così virammo a sud sulle "Montagnola Heights", fino alle estremità della contea, oltre "Burbeng" e "Little Turkey", e poi di ritorno sopra i quartieri di "West Lugangeles", "New Molin" e "Gold Hill". Qualcuno di noi gridò alla Luna: "se questa è una città, ho il diritto di uscire e di divertirmi anche il lunedì sera!!". Come se fosse venerdì o sabato, insomma. Un lunedì notte in cui, per molti, non accadrebbe mai niente, perché non fanno niente, ma ignorano invece che in altre zone dell'area "metropolitana" c'è vita pulsante con la quale, ahi noi, s'andava a scontrarci. Sicché finimmo nel cuore del bosco d'asfalto, vicino al fiume, in un suo magnifico ventricolo, diverso da tutto il resto, che fu in disuso ma, ahi noi, oggi poco o male utilizzato. Non era stato così, un tempo.

A testa in giù per un'ora, tra mattoni colorati e nuvole di fumo, li ascoltammo in rispettoso silenzio. Dissero che, giorni prima, ad una festa "era andato tutto bene". Facemmo proposte semplici e concrete, ma scoprimmo con delusione un muro, da parte di alcuni di loro, più anziani ma non per questo più saggi. Dissero che "tutto, qui dentro, non può andare bene"! Mah! Persone sbagliate nel posto giusto? Capriccio ideologico tutto latino, quando nel nord del paese c'era molta più apertura e concretezza. Di pompare sangue nelle viscere di "Lugangeles" a loro non interessava più tanto. Forse un po' stanchi, forse un po' viziati, da tempo abituati a fare quello che vogliono nell'indifferenza quasi totale della città. Che rabbia, eppure eravamo nel cuore del bosco d'asfalto, a cuore aperto. Volammo via, ancora una volta a stomaco vuoto, pensando che, sì, eravamo lontani dalla vera L.A., molto lontani da Topanga.

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