Ciao Frankie!

pubblicato da Ticinosette #47 - 21.11.14

Nei dintorni di Lugano due scuole internazionali ospitano oltre un migliaio di studenti da tutto il mondo. Come vivono la nostra realtà? E noi cosa facciamo per accoglierli?...

Torno su un argomento che ho già trattato. Vi sarà già capitato di passeggiare per le vie di Lugano, o a qualche tradizionale evento cantonale, e sentire dei giovani parlare inglese, magari con un forte accento nordamericano. E vi sarete magari chiesti chi siano costoro. Potrebbero essere degli studenti della Franklin University Switzerland (Fus) di Sorengo o della The American School in Switzerland (Tasis) di Montagnola, due importanti istituti internazionali privati che, da 50 anni ospitano oltre un migliaio di giovani, americani, russi, tedeschi, francesi, inglesi, mediorientali, sudamericani, caraibici, ecc. Ma cosa sappiamo di loro? E loro di noi?

Realtà poco conosciute
Personalmente sentii soltanto parlare del Franklin anni fa durante qualche uscita serale. Si diceva che dei giovani statunitensi frequentassero un Irish Pub. Tra noi c'era chi cascava dal pero, con un "davvero? Vivono qui? Tra di noi?". Qualcuno forse se ne rallegrava, pensando ai festini alla Animal House o a "capolavori" come Le ragazze del Coyote Ugly. Del Tasis non ho mai saputo nulla, per contro. Se di lacune vogliamo parlare, direi che questa situazione è dovuta sia a noi, sia a loro (anche se qualcosa pare stia cambiando, come vedremo). Se tendiamo ad ignorarci, e questa è l'impressione, vien da dire che tali realtà internazionali, qui in provincia, abbiano poco senso da un punto di vista sociale. Se molti ticinesi hanno un problema con tutto ciò che "viene da fuori", va detto che anche queste "scuole straniere" non si sono sempre sforzate per integrarsi. Quanto accadde nel 2006, ad esempio, lo dimostrerebbe. L'autorità scolastica cantonale aveva "ricordato" al Tasis l'obbligo legale di far sapere, non quali fossero i piani di studio, ma quali e quanti allievi vi erano iscritti!1 Se qualcuno (noi) ha dovuto ricordarlo, qualcun altro (loro) se n'era dimenticato. Ci volle la notizia dell'espulsione di una bambina dal Tasis per riportare l'attenzione su questa realtà internazionale.

Una lunga tradizione
Ciò stupisce se pensiamo che la Svizzera vanta una lunga tradizione di prestigiose scuole internazionali. Ogni anno accolgono migliaia di giovani da ogni dove: la Federazione svizzera delle scuole private stima a 100 mila (!) i giovani iscritti e otto su dieci sono stranieri (un dato persino in controtendenza rispetto ad altri paesi). Sono scuole certo "di lusso", con rette annuali tra 20 e 90 mila franchi l'anno, frequentate da figli di industriali, diplomatici, politici, banchieri, scienziati, manager, ecc. Inoltre queste due scuole non sono nate ieri: il Tasis esiste dal 1956 (!) ed è il più antico collegio americano in Europa, mentre il Franklin risale ai primi anni '70. Infine non sono frequentate da quattro gatti, ma da 700 studenti il Tasis e da 400 il Fus. Ora, con ciò com'è possibile che il sottoscritto, ma non credo di essere il solo, sappia così poco di loro? Forse li invidiamo un po'? Invidiamo il fatto che al Tasis studiano all'interno di Villa de Nobili, che fu del marchese Rino de Nobili, ex deputato, ex diplomatico, nobile genovese anti-fascista fuggito sulle rive del Ceresio dopo il "delitto Matteotti"? Lo sapevate che de Nobili giocò un ruolo chiave per convincere gli americani a liberare l'Italia e che la villa fu teatro, nel 1943, di importanti incontri tra la Resistenza italiana e i servizi segreti statunitensi ed inglesi? Sembra la sceneggiatura di un film. Chi di noi non avrebbe dei ricordi di scuola e di vita migliori se avesse studiato in una splendida magione del 17esimo secolo, anziché in un grigio blocco di ferro e cemento?

Una comunità unita
Stando al sito "englishforum.ch" la comunità anglofona in Ticino sembra molto unita. Vi si parla anche del Fus e del Tasis luganesi: vogliono sapere chi siamo, come si vive qui, ecc. Premettendo che basterebbe che ci frequentassimo un pochino per saperlo, scorrendo il forum scopriamo aspettative, ambizioni e problemi comuni a (quasi) tutti i giovani. Ecco alcuni stralci. Nel 2010 uno studente americano del Fus si disperava perché perse al casinò tutti i soldi per studiare (15mila franchi) e non trovava lavoro siccome "tutti chiedono l'italiano". Da più parti giunsero consigli e sostegno morale, del tipo "la vita è bella, specialmente a Lugano", oppure "vivi in Svizzera, quindi non ti preoccupare per i soldi", o "ci vuole poco per sperperare quei soldi, specie se non sai la lingua, non hai amici, (...) e che spesso i ragazzi del Franklin e del Tasis sono 'carichi'" di soldi (ndr). Nel 2011 un altro studente americano che frequenterà il Fus chiede lumi sulla scuola e sul territorio. Uno risponderà che "è pieno di ragazzi ricchi e impertinenti che frequentano l'Irish Pub a Sorengo", ma si scuserà e dirà che "sembrano tutti gentili, educati, probabilmente intelligenti, bravi studenti". Questi stralci sono a mio parere significativi perché confermano l'impressione iniziale, e cioè che la conoscenza reciproca è lacunosa.

Dalle parole ai gesti
La (loro) mancanza di apertura, per loro stessa ammissione, starebbe cambiando. Ad esempio sono recenti gli scambi tra Fus, Usi e Supsi, e il Tasis, sappiatelo, organizza delle "porte aperte". Lo leggo su un portale locale, ma la notizia passò pressoché in sordina: un caso? Non sappiamo quanti ticinesi visitarono la scuola, ma questi studenti pare si diano parecchio da fare per capire la nostra piccola realtà, bella o brutta che sia. Nella rivista "Tasis Today" apprendiamo che una o due volte al mese compiono "attività" sul territorio: presso le mamme sole in difficoltà di "Casa Elisabetta", gli anziani della casa "Al Pagnolo", la Croce Rossa (insegnano l'Hip-Hop ai ragazzini luganesi), Sos Ticino (incontrano i giovani richiedenti l'asilo per "aiutarli ad adattare la loro vita a Lugano offrendo attività culturali e lezioni di lingue"). Il Tasis offre anche dei corsi di inglese ai residenti, ma saranno frequentati? Chi lo sa. Se tutto questo è vero, quanti studenti ticinesi possono dire di fare altrettanto via da casa, magari in altri cantoni universitari? Ebbene, la "nuova tendenza" delle scuole internazionali sarebbe quella di "studiare fuori dall'aula e scoprire il mondo che ci circonda". Savannah Hillebrand, studentessa della Florida al terzo anno al Fus, s'è recentemente chiesta: "chi siamo e che sforzi stiamo facendo per integrarci all'interno di Lugano", perché "purtroppo la distanza dal centro (insieme alle barriere linguistiche) rischia di allontanare gli studenti dalla 'forza vitale' della comunità di Lugano". Apprezzo la riflessione, anche perché è posta in italiano.

La nostra reazione
La giovane Savannah credo abbia ragione: una scuola internazionale, per portare quei benefici di cui stiamo parlando, dovrebbe stare in città e non in un paesino isolato di nemmeno 2mila anime e che, per di più, di Lugano non ne vuole (politicamente) ancora sapere. Ma il nostro atteggiamento? Stando alle parole dei politici locali, questi giovani internazionali sono benvenuti, ma nei fatti mi pare che in pochi se ne interessino. Negli atti dei consigli comunali di Sorengo, Montagnola e Lugano si accenna soltanto a faccende tecniche o alle biblioteche delle due scuole. Per il resto risulta addirittura che dessero... fastidio! Il motivo è l'annoso "psicodramma" cantonale: rumore, schiamazzi, disturbo alla quiete, ecc., a tal punto che nel 2010 a Sorengo pare ci fosse una specie di "bronx". Alcuni studenti stranieri furono all'origine di "un senso d’insicurezza e timore nella cittadinanza". Oibò! Organizzavano razzie nelle villette o derubavano le vecchine? Macché, si frequentavano con dei ticinesi! Erano incontri a volte troppo "rumorosi" per le orecchie degli abitanti, come dire che i giovani di New York, in tal senso, sono come i giovani di Lugano. Be', cosa accadde? Nel 2010 invece di incentivare gli scambi, per l'impareggiabile ex sindaco-monarca di Sorengo, a capo del comune per ben 24 anni consecutivi, la soluzione fu: repressione! Impose un servizio di sorveglianza "particolarmente specializzato e formato" per questo problema. Non solo, nel 2011 un altro luogo d'incontro, il già citato Irish Pub, venne costretto a chiudere in anticipo, poi alla chiusura definitiva, salvo poi ricorrere e vincere la causa perché "il comune non ha provato altre misure meno incisive". Da un paio di anni il locale ha riaperto, gli incontri ravvivati. Oggi l'attuale sindaco dice che è "un onore" ospitare il Fus perché è una scuola "integrata nella nostra piccola realtà". Francamente non so più a chi credere, e voi?

Reazioni:
“(…) vi scriviamo con riferimento all'articolo “Ciao Frankie” apparso su “Ticinosette” lo scorso 21 novembre (n. 47/2014). A prescindere dalle prime impressioni, la FUS è molto più integrato nella realtà locale di quanto si pensi. L'importante è andare oltre le prime impressioni, appunto. Gli scambi tra FUS, Usi e Supsi esistono da tempo; un esempio tra tanti è il programma Tandem che da oltre quattro anni funge da “ponte” diretto tra i rispettivi campus universitari, offrendo agli studenti dei tre atenei opportunità di scambi linguistici e culturali. Abbiamo anche sempre avuto ottimi rapporti sia con il comune di Sorengo che con il comune di Lugano, con il quale peraltro stiamo anche mettendo in cantiere collaborazioni di ampio respiro. I nostri studenti pio partecipano molto spesso ad attività di aiuto e supporto sul territorio, come la giornata della pulizia del laghetto di Muzzano in collaborazione con Pro Natura Ticino, le giornate per la donazione di sangue con la Croce Rossa della Svizzera italiana, e iniziative come il Lugano Clean Up Day e il Walking Day Lugano recentemente organizzate dalla città. La nostra università non ha mai ignorato la realtà locale. Al contrario, la scelta da parte della FUS di mettere radici in una regione come il Ticino è stata, e continua a essere dovuta, proprio ad alcune caratteristiche della realtà locale: il nostro cantone è crocevia di diverse culture, occupa una posizione centrale in Europa, è uno spazio in cui si parlano lingue diverse, oltre a possedere molti altri atout che, magari, chi ha sempre vissuto qui non onta chiaramente. Il senso dell'esistenza del FUS (il senso sociale, per dirla come l'autore dell'articolo) è anche quello di arricchire e differenziare l'offerta formativa della regione, portando d'altro lato studenti stranieri e le loro famiglie a conoscer e il Ticino. È importante, a riguardo, ricordare che la FUS è un'università svizzera come altre, un'università ticinese in effetti, che attrae studenti da diverse parti del mondo, come avviene del resto anche per l'Usi e la Supsi. Tra la FUS e la realtà locale c'è quindi molta più integrazione di quanto si pensi – non siamo poi così “alieni” insomma – e in questo senso siamo d'accordo con l'autore quando afferma che c'è (ancora) molto da scoprire sulla FUS da parte della popolazione locale: a questo scopo, tutti sono sempre caldamente invitati a venire a trovarci – le nostre porte sono sempre aperte!”.
(Consuelo Grieco, responsabile PR, Franklin University Switzerland, lettera al giornale, 20.2.2015). .