L'accoglienza è importante

pubblicato da Ticino Sette # 30 - 26.7.13

Forse sarebbe utile che in un ristorante nei pressi di una frequentata stazione di scambio qualcuno fosse in grado di comunicare con dei turisti orientali che parlano un po' d'inglese...

Esterno, pomeriggio. Zona stazione ferroviaria di Bellinzona, crocevia di indigeni e di qualche turista. È giugno, la gente si muove, la gente del mondo visita (ancora) il nostro paese. Dopo gli scalini del piazzale e la terrazza di un hotel, questa è quella più vicina. La gente scende e sale dal viale, se scendi arrivi qui, per forza. Sicché sbarcano tre orientali con le loro grosse valigie. Lei è bella e magrissima, gli altri due hanno la faccia come tanti altri, ma direbbero la stessa cosa di me. Prendono posto, arriva la cameriera, una bassa, direi cubica, parla italiano con l'inconfondibile cadenza portoghese. Occhi a mandorla è uno sveglio, parla inglese, dall'inconfondibile cadenza asiatica. I turisti chiedono il menu. Lei sembra sospirare perché vogliono mangiare alle tre del pomeriggio. Siamo vicino alla stazione, capita che dei viaggiatori debbano attendere un treno. Lei in italiano dice che "c'è solo pasta, al pomodoro o al ragù". Lo sveglio blatera in inglese. Ovviamente non si capiscono. Immaginate la scena. Pretendere da un asiatico che sappia l'italiano mi pare troppo. Pretendere che la cameriera sappia due o tre parole di inglese mi pare il minimo.

Salvare il salvabile
Be', pensavo di starmene tranquillo a leggermi Medina Reyes, invece intervengo per salvare il salvabile e mi ritrovo a fare il traduttore. Il cantone crea un'assistenza telefonica per i turisti asiatici, io ci parlo. A gratis. Credo che l'accoglienza sia importante e l'ho già detto. Quindi traduco alla buona. Due al pomodoro e uno al ragù. La donna, sempre in italiano, insiste e chiede loro "e da bere?". Si volta verso di me. Sembra il copione di un film. Lei non ha capito che ci sono degli asiatici affamati, che parlano inglese e che io sono soltanto un cliente come loro e che non sono un interprete. Chiedono un litro d'acqua liscia. Non c'è il litro. Traduco. Alla fine una Cola e due bottigliette d'acqua. La cameriera alza le spalle verso di me, faccio lo stesso, ma aggiungo che magari sarebbe utile che in un ristorante vicino ad una stazione di scambio qualcuno sappia un po' d'inglese. Lei risponde "eh, perché se io vado nel loro paese invece...!". Capisco l'antifona e torno alla mia bibita.

Chiedo all'orientale da dove vengono. Vengono da Hong Kong. Hanno girato la Germania e poi la Svizzera (immagino tedesca) e ora sono diretti a Milano in treno. Lui domanda se sono di qua e annuisco. "Svizzera?" mi chiede ancora. Annuisco di nuovo, col capo, come un giapponese. "Ah, la Svizzera è bellissima!" fa lui. Gli dico che degli amici sono stati a Hong Kong e che sono rimasti contenti. Non è vero, ma è per ricambiare. "Oh, la gente da noi è troppo stressata!" dice. Gli credo sulla parola. Anche qui la gente è stressata. "Il turista cinese contemporaneo, che viene probabilmente in Europa per la prima volta, in due settimane visita quattro o cinque paesi, tra cui il nostro" ha detto il direttore di Ticino Turismo Elia Frapolli . "È molto probabile, infatti, che nel corso dei prossimi tre decenni, i turisti cinesi sostituiranno in Europa, per importanza, i turisti tedeschi" ha dichiarato l'economista Angelo Rossi . Io non sono economista, né addetto al turismo. Io sono soltanto seduto alla terrazza a bere qualcosa.

La terra di mezzo
Il cinese mi chiede in che lingua è scritto il cartello "aria condizionata all'interno"! In italiano, gli dico. "Oh!" fa lui. Comincio a pensare che non abbiano la più pallida idea di dove si trovino. Una specie di terra di mezzo tra la loro Svizzera (quella "vera") e l'Italia. Ma riecco lei, sta finendo il turno e se ne vuole andare. È da un quarto d'ora che chiede ai tavoli se può incassare. Sullo scontrino c'è un ragù di troppo, mi dice il cinese. Chiamo la donna ma non risponde. Mi tocca alzarmi, andare da lei e farglielo notare. "E ora?" dice. Avvisa la cucina, le dico. Licenziatela, penso. Oltre a fare il traduttore non sapevo che mi toccasse fare anche il gerente del ristorante. Torno a sedere, mi giro e me ne frego di quello che accade in seguito. Una coppia di qui mi fa l'occhiolino. Mi dicono che alla stazione non si trovano neanche delle carte turistiche della cittadina. Che l'ente turistico il sabato pomeriggio e la domenica è chiuso. Che per i bus di turisti, sul piazzale del secondo castello Unesco, c'è solo una vergognosa roulotte per bere e mangiare qualcosa. Anche Frapolli e Rossi dicono delle cose. Io ci credo, ma non so più che dire...


Reazioni:
"Buon giorno, buon articolo, scritto molto bene... L'altro giorno, al negozio Aperto della stazione FFS di Bellinzona un altro simile episodio... 3 cinesine (o asiatiche) cercavano farsi capire dai due ragazzi smart dietro la cassa, ma quei due neanche una parola d'inglese, e nemmeno un gentile italiano verso le ragazze straniere... Mi sono chiesto se hanno cosi poca paga che anche un sorriso le costi fatica... Pensare che lasciamo anche questo come ricordo ai turisti stanieri ... Saluti".
(H. G., Minusio, mail alla redazione, 8.8.13).
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