Sicurezza stradale:
in mezzo al guado

pubblicato da Ticino Sette # 10 - 8.3.13

Da gennaio in Svizzera sono in vigore alcune norme più severe per la sicurezza stradale. Il Ticino è scettico sulla loro applicazione ed efficacia, benché sia tra i cantoni con più incidenti. Cosa si sta facendo in tal senso e cosa si potrebbe migliorare?

Ce la farà il Ticino, il cantone svizzero più motorizzato di tutti e dunque quello più a rischio di incidenti stradali, a ridurre il numero delle vittime? Da gennaio è in vigore il primo pacchetto di misure del discusso programma di sicurezza "Via Sicura". Le penalità sono molto più severe (si rischia la prigione da 1 a 4 anni), le modalità dei controlli più dirette, la messa in sicurezza delle infrastrutture sarà aumentata. Eppure non mancano critiche e dubbi. Nel 2009 ci si prefiggeva di limitare i morti entro un anno "ad un massimo di 300" in Svizzera, "ossia non oltre 13 in Ticino". Nel 2011 i morti a livello nazionale sono stati 320 e in Ticino 14. Nel 2012, anticipa la polizia ticinese a TicinoSette, uno in più. Una cosa è certa: senza una "presa di coscienza collettiva del problema" dice l'Ufficio federale delle strade (Ustra), difficilmente ce la faremo.

Responsabilità condivisa?
È il primo pomeriggio del 12 gennaio scorso. Nei pressi della discarica del comune di Belfaux, nel canton Friborgo, un 50enne diventa popolare come la prima vittima di "Via Sicura". Viene fermato ubriaco, si scopre che gli era già stata ritirata la patente, era privo di assicurazione Rc e la polizia gli ha sequestrato altre due automobili. La denuncia è stata possibile solo grazie a dei passanti insospettiti dall'assenza della targa, altrimenti il "pirata della strada" forse non sarebbe mai stato intercettato. Questo fatto spiega bene il principio di "responsabilità condivisa" auspicato dall'Ustra. In Ticino sarebbe accaduta la stessa cosa? Difficile dirlo. Intanto i segnali che sta dando il cantone sono contrastanti. Vittime ed incidenti sono in costante calo, è vero, ma il Ticino vanta tassi poco invidiabili (rispetto solo a cantoni popolosi come Argovia o Vaud). A dipendenza di chi sta in Governo le priorità (e le sensibilità) cambiano (1): ora l'obiettivo è di "raggiungere risultati maggiori" entro il 2015 ma a "parità di risorse", cioè senza investire.

Politica scettica
Voler aumentare la sicurezza stradale senza dare troppo fastidio ai cittadini/conducenti è una bella scommessa. Va ricordato che il Governo, pur condividendone gli obiettivi, aveva criticato molte delle proposte di "Via Sicura", adducendo motivazioni di tipo economico (è noto che le finanze cantonali sono pessime) e procedurale, ma soprattutto ha rifiutato in blocco le proposte di Berna per trovare i fondi necessari al programma. Proposte peraltro sensate, basate sul principio di causalità: chi provocava più incidenti si sarebbe visto aumentare una parte del premio della Rc auto destinato alla prevenzione e/o avrebbe versato metà della multa a tale scopo. Le ipotesi di questo rifiuto sono due: motivi politici (gli elettori/conducenti pagano ogni anno oltre 100 milioni di franchi di tasse di circolazione), motivi finanziari (le multe portano alle casse cantonali quasi 4 milioni di franchi l'anno). Berna prese atto ma avvertì: la mancanza di fondi "si ripercuote sulle misure legate alle infrastrutture, ai controlli di polizia e all'educazione stradale". Ed è un po' quello che sta accadendo.

Sicurezza: si corre ai ripari
Da gennaio "Via Sicura" permette di uniformare la sicurezza sulle strisce pedonali, mentre da luglio impone di eliminare tutti i tratti stradali a rischio. Per quanto riguarda i passaggi pedonali, per anni i comuni e il cantone si sono passati la patata bollente, ben sapendo quanto fossero pericolosi molti luoghi. Ironia della sorte: da gennaio cinque pedoni (tra cui un bambino) sono stati investiti con ferimento sulle strisce pedonali. Un caso? Le autorità si stanno finalmente attivando, migliorando la tutela dei pedoni, l'illuminazione e l'accessibilità per i disabili in ben 500 passaggi. In merito alla rete stradale, afferma a TicinoSette l'alto funzionario del Dipartimento del territorio Carlo Celpi, il cantone "già oggi (...) verifica se vi sono tratti che presentano un rischio di incidente maggiore rispetto alla media; se ve ne sono, si studiano e attuano misure correttive". In realtà la situazione è preoccupante: non solo sono stati spesi milioni di franchi più del dovuto (vedi lo scandalo "Asfaltopoli") ma da anni si mettono "cerotti" qua e là a scapito della sicurezza globale. Così ha commentato di recente il parlamento: "i crediti sinora stanziati hanno permesso a malapena di mantenere lo stato attuale (del patrimonio stradale) senza migliorarlo".

Polizia: "controlli come prima"
Chi consuma droghe (alcol, farmaci, ecc.), chi va troppo veloce o chi compie manovre brusche, è ora obbligato a sottoporsi a degli esami di idoneità alla guida. Ma la polizia ticinese non sembra scomporsi più di tanto. Marco Guscio, capo del reparto del traffico della Polizia cantonale, a TicinoSette afferma stringato: le verifiche per ora "non sono quantificabili" e i controlli "avvengono esattamente come prima, né più né meno". Guscio precisa inoltre che nessun "pirata della strada" è stato intercettato e che nessun veicolo è ancora stato sequestrato (resta irrisolto il problema di dove metterlo e con quali oneri per la magistratura). Ciò potrebbe sembrare una buona notizia, ma non si può nemmeno escludere che qualcuno finora abbia circolato a 80 all'ora nelle "zone 30" o a 100 nelle strade cittadine. Senza nuovi poliziotti non si possono aumentare i controlli di velocità: nel 2011 quelli mobili sono stati 483, come nel 2006. La richiesta di maggiore repressione è "sovente disattesa a causa della mancanza di personale", dice la stessa polizia, soprattutto se la priorità è "il controllo del traffico pesante" e se oggettivamente è impossibile che pochi agenti possano gestire un fiume di oltre 300 mila veicoli circolanti.

Educazione stradale da migliorare
Che differenza c'è tra il canton Vallese e il Ticino? Nel primo l'educazione stradale è obbligatoria dalle scuole dell'infanzia alle medie superiori, nel secondo solo nelle scuole dell'infanzia ed elementari. Nel primo c'è una legge del 2000, nel secondo del 1985! Nel primo gli incidenti con vittime nel 2011 sono stati 565, nel secondo 1'128, il doppio. Un caso? In Ticino oggi solo tra il 40 e il 60% delle scuole medie e medio superiori ticinesi si interessano al tema, grazie a due istituti privati (Ies, Raas). "Non è sufficiente, abbiamo notato che alle medie manca la conoscenza di base sul codice della strada" dichiara Amodio De Respinis (Ies). Nelle scuole primarie "bisogna fare molto di più e meglio" denuncia. Il motivo? I temi di prevenzione sarebbero troppi. "Ma il rischio maggiore di decesso o ferimento dei giovani rimane pur sempre l'incidente stradale" fa notare giustamente Renato Dotta (Raas). Che senso ha infatti limitare la sensibilizzazione nei confronti di liceali e apprendisti, prossimi all'età della patente? Davide Caccia, responsabile della campagna cantonale "Strade più sicure", non ha voluto rispondere (uno degli artefici della legge attuale è stato suo padre, allora direttore di dipartimento). L'apposita Commissione governativa di esperti, creata per agire a favore delle scuole, non brilla per operosità: l'ultimo bilancio è del 2010, l'ultimo incontro a fine 2011. "La commissione ha centrato i propri obiettivi principali" replica Cristiano Canova, presidente e capo della Sezione della circolazione. "Oggi il livello di presenza nelle scuole è buono, anche se ovviamente è sempre possibile fare meglio". Ma quante vittime, danni, costi sociali e sofferenze avremmo evitato negli ultimi vent'anni se questa presenza fosse stata più diffusa? In teoria l'intento è di farlo "in tutti gli ordini di scuola" entro il 2015, ma "per ora non sono previsti cambiamenti a corto termine" smorza subito Luca Pedrini dell'Ufficio dell'insegnamento medio e membro di commissione. Più un colpo di gas che altro?

Note:
(1) Si vedano le Linee Direttive del Consiglio di Stato dal 2004 al 2015.

Reazioni:
Carlo Celpi, capo Divisione costruzioni: "L’articolo non cita che da molti anni si lavora ai passaggi pedonali, azzarda considerazioni sulle competenze, ma queste sono stabilite dalle Leggi, e insinua vi sia stata malafede da parte degli enti pubblici. Dulcis in fundo, butta là un presunto nesso tra queste sue affermazioni e recenti incidenti. Tutto questo è inaccettabile. In sostanza, il suo pezzo si riferisce solo in minima parte alla domanda che mi ha posto e tratta superficialmente argomenti sui quali non sono stato interpellato, ad esempio lo stato del patrimonio" (e-mail del 20.3.13).
Nota dell'autore: sui ritardi, l'inattività e lo scarica barile dei comuni col cantone si veda ad esempio qui. Celpi è stato interpellato unicamente sulla tempistica e i costi dei lavori legati a "Via Sicura".

Davide Caccia, responsabile campagna "Strade più sicure": "Lei mi ha citato in modo scorretto e tendenzioso, dando per di più ad intendere che il mio silenzio sarebbe legato al fatto che la legge del 1985 sarebbe stata allestita tra gli altri da mio padre. (...) Tra le cose da fare per migliorare la sicurezza stradale vi è anche l'impegno dei media nel far passare messaggi utili a contribuire al miglioramento del comportamento dei conducenti: il suo articolo non aveva di certo questo obiettivo" (lettera dell'11.3.13).
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