Poveri ladri...?

pubblicato da Ticino Sette # 26 - 28.6.13

Il nostro benessere, e forse anche un po' di ingenuità, sembrano essere i veri motivi dei furti nelle case ticinesi...

Martin Killias è uno dei massimi criminologi svizzeri e gode di fama internazionale. Alla nostra domanda se sia la povertà degli altri o il benessere di cui godiamo la causa dei furti che subiamo nelle nostre case, risponde così: "in generale non è proprio la povertà (individuale o collettiva) ad essere correlata alla delinquenza, ma è piuttosto il contrario: con il benessere arriva la criminalità". Qualche anno fa, nell'ambito degli accordi di polizia con la Romania, il Consiglio Federale lo ha implicitamente riconosciuto: "la ricchezza presente sul territorio svizzero è diventata molto attrattiva per bande di criminali romeni che, entrando illegalmente dalla Germania, dall'Austria, dalla Francia o dall'Italia, commettono in numerosi cantoni furti ripetuti di veicoli e furti con scasso in abitazioni o negozi". Il problema dunque sarebbe da ricondurre al nostro benessere o, meglio, alla sua disomogenea distribuzione.

Poveri che rubano ai ricchi
Gli autori dei furti, ci dice Angelo Fieni, commissario capo della Sezione reati contro il patrimonio della Polizia cantonale ticinese, "sono in prevalenza stranieri provenienti da nazioni dell'Est (in particolare rumeni e bulgari), dai Balcani (in particolare albanesi), dal Nord Africa". Ora, è un fatto che i criminali internazionali romeni occupano il quarto posto nelle banche dati dell'Interpol. È pure un fatto che "la Bulgaria sta cercando di alzare il tiro contro il crimine organizzato" ma "le riforme in atto devono ancora fornire prova della loro efficacia". È altrettanto vero che "nel contesto internazionale, la Svizzera è tra le zone più importanti in cui operano gruppi criminali di etnia albanese", afferma l'Ufficio federale di polizia. Tuttavia da che mondo è mondo, è chi sta peggio che ruba a chi sta meglio. Dice Fieni: "è indubbio che la Svizzera per i malviventi è una nazione allettante, vista anche la sua migliore situazione economica rispetto ai paesi confinanti". Romania, Bulgaria e Albania sono tra le giovani economie e democrazie dell'ex blocco comunista che stanno vivendo peggio questi anni difficili. Se aggiungiamo la corruzione, la disoccupazione e l'arretratezza di certi settori economici, il triste quadro è presto fatto. Ma se oggi in Bulgaria, ad esempio, c'è chi si uccide per protestare contro la povertà e c'è chi fruga nell'immondizia per non morire di fame, ciò non ci autorizza a puntare il dito soltanto contro ciò che sta fuori dai nostri confini. La nazionalità degli autori è relativa, tant'è vero che anche gli svizzeri rubano. Ancora Fieni: "constatiamo comunque anche, seppur in numero minore, la presenza di autori italiani (provenienti dalla vicina penisola, dimoranti o domiciliati) e svizzeri".

Il nuovo paradigma
La vera domanda che ci sentiamo di appoggiare è quella del criminologo ticinese Michel Venturelli: "abbiamo bisogno di più arresti o di meno reati?". La scelta è politica, ma la differenza di approccio è sostanziale: concentrarsi sulla punizione dei criminali o fare in modo che delinquano meno? Oggi va di moda la "tolleranza zero". Scrive il filosofo della politica Vincenzo Sorrentino: "a partire dagli anni '80 innanzitutto muta il modo di vedere la criminalità. (...) Il nuovo paradigma (...) si concentra sulle conseguenze più che sulle cause della criminalità (...). Si fanno strada le criminologie del "diverso", secondo le quali il problema della criminalità è riconducibile soprattutto al comportamento di individui pericolosi che appartengono a gruppi razziali e culturali diversi da "noi" (...)". (1) Questo modo di pensare è stato nuovamente alimentato di recente anche in Ticino e sorprende che a farlo sia stato un professore universitario di economia e finanza, la cui opinione, benché meritevole di discussione, visti i tempi che corrono, a parere di chi scrive è anche molto discutibile. Il crimine non è solo una mera questione di contabilità, di spesa carceraria o di costi detentivi, ma piuttosto sociale e politica. Al contrario, è proprio l'attuale sistema economico tra le cause dei furti in Ticino, perché determina in gran parte il nostro benessere che tanto interessa ai criminali. I motivi storici e culturali di questo modo di pensare, sui quali non ci dilunghiamo, sono gli stessi che portano Killias a dire che "le minoranze in Europa orientale sono vittime di tante pratiche discriminatorie" e che "questa mancanza di prospettiva favorisce ovviamente il desiderio di migrare verso orizzonti più favorevoli". Il prezzo da pagare per il nostro benessere generale sono dunque i furti da parte di chi è meno fortunato. Ma chi tra noi rinuncerebbe a un po' di ricchezza in cambio di una maggiore sicurezza e tranquillità?

Rubare per zappare
Ciò che viene più spesso rubato nelle case del Ticino, dice Fieni, sono "denaro, gioielli e piccoli apparecchi elettronici (cellulari, Ipad, apparecchi fotografici o computer)", ma anche automobili. Tutti questi preziosi stanno nelle nostre case perché ce li possiamo ovviamente permettere, ma non è sempre vero che una volta rivenduti, i soldi servono soltanto per finanziare l'attività criminale. Ad esempio, l'anno scorso a Novara si viene a sapere l'impensabile. I carabinieri sgominano una banda di ladri provenienti da "Georgia, Lituania, Ucraina, Albania e Romania" che si erano impossessati di preziosi in tutta Italia e anche in Svizzera (non è noto se in Ticino). Ma, sorpresa, secondo gli inquirenti parte del ricavato serviva semplicemente per finanziare delle attività agricole in Georgia, paese fino a pochi anni fa martoriato dalla guerra civile e militare. I carabinieri hanno pure fermato una banda di romeni che rubava mezzi agricoli e industriali per essere smontati, trasportati in Romania, rimontati e rivenduti. A quale scopo? La Georgia e la Romania, grazie anche ai fondi comunitari, stanno puntando molto sul rilancio dell'agricoltura nazionale per ridurre la povertà. (2) I loro settori agricoli spesso mancano di macchinari, di impianti e di filiere distributive, ma impiegano gran parte della popolazione che però non ha mezzi economici sufficienti.

Bravi ladri o ingenui noi?
Scendiamo in Italia. In una notte di fine settembre nel Veneto un terzetto "con marcato accento dell'est europeo, forse albanese", taglia la recinzione di una villa, taglia la tapparella di una finestra, irrompe e immobilizza due pensionati e se la svigna con gioielli e 400 mila euro in contanti. Le vittime racconteranno che uno dei ladri ha detto che "è a causa di questa situazione se siamo costretti a far così". Il riferimento alla recessione economica risulta a tutti evidente. Per la magistratura ticinese "la situazione di crisi economica riscontrabile a livello internazionale comporta inevitabili riflessi criminologici, specialmente in un cantone di frontiera". Ma, come abbiamo visto, non ne è la causa e da sola non spiega il problema. Infatti, se ci sono dei bravi ladri ci sono anche dei cittadini un po' ingenui. L'ondata di furti commessa l'anno scorso ad Iragna, paesino rivierasco di poche anime, aveva indotto il commissario Fieni a dichiarare che alcuni ticinesi "non hanno nessuna esperienza con il crimine di questo tipo e le loro case senza dispositivi di sicurezza rappresentano un bottino facile". Oggi invece, ad esempio nel Mendrisiotto, diverse abitazioni sono state dotate di sistemi di sicurezza, ci dice il portavoce della polizia Renato Pizolli. Ma basta anche solo una dimenticanza, come è accaduto in maggio ad un imprenditore di Villa Luganese, svegliato nel cuore della notte da un ladro: "ho commesso l'errore di non inserire l'allarme" ha detto. (3) Pare dunque di capire che entrare nelle nostre case sia abbastanza facile: "i ladri possono penetrare attraverso i pozzi di luce, le finestre della cantina, da balconi, terrazze e tetti di facile accesso, rompendo i vetri" dice Fieni. Oppure col classico "succhiello": un piccolo trapano manuale fora l'infisso della finestra e con un filo di ferro si fa leva sulle maniglie. La polizia, dice Fieni, "sensibilizza la popolazione ad adottare misure di sicurezza più incisive ed efficaci", ma ciò non significa che dobbiamo costruirci dei fortini. I consigli della polizia sono tanto ovvi quanto elementari: tra questi Fieni sottolinea persino che è meglio "evitare di nascondere le chiavi di casa sotto lo zerbino"! Eppure resta l'amara constatazione: se fossimo tutti davvero più avvertiti, i tre albanesi condannati a maggio per dei furti nel Luganese e nel Locarnese (4) sarebbero mai riusciti a mettersi in azione per ben dieci volte in sole due settimane?

Note:
(1) Il potere invisibile. Il segreto e la menzogna nella politica contemporanea, Ed. Dedalo (2011), p. 165.
(2) Per la Georgia vedi ad esempio qui.
(3) "La Regione Ticino", 4.5.2013.
(4) "La Regione Ticino", 11.5.2013.

Nota dell'autore: l'articolo è stato gentilmente ripreso qui.
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