"Fuori mira", quasi centro

pubblicato da La Regione - 27.10.14

Erik Bernasconi riesce a dipingere bene una realtà a noi molto vicina, cioè i difetti dell'integrazione etnica e culturale in una provincia come la nostra, ma così corre il rischio della scontatezza...

Siamo abbastanza lontani dall'intreccio psicologico e filmico del suo primo lungometraggio "Sinestesia", che abbiamo preferito. Alcuni filoni sono decisamente più ostici di altri. Il ritmo arranca un po' fino a metà film e c'è qualche forzatura di troppo, ma sarebbe ingiusto negare che il nuovo lavoro è tutto sommato discreto e godibile. Fotografia, musica, recitazione, nuove locations che evitano il parossismo, aiutano, ma dalla storia in sè, che si regge comunque da sola, ci attendavamo altro.

Quattro autori, non alle prime armi, danno l'impressione di appesantire il tutto invece di snellire. Tutte quelle parolacce in bocca a dei bambini ci sembra esagerato, inopportuno, tanto che può fare fastidio. Col casting Bernasconi centra anche questa volta il bersaglio, ma paradossalmente è proprio il suo " attore feticcio ", il Boni hippie e nullafacente, che risulta quello più debole. Visivamente godibile già nei primi minuti, all'inizio sembra quasi di cadere, osiamo un paragone, nei primi film di Pieraccioni fatti di macchiette, vizi e nevrosi di paese, di abitanti scossi improvvisamente da un evento inusuale.

L'ottimo Folly è una bella sorpresa per tutti, peccato che calchi troppo la mano quando viene ferito di striscio. La polizia ticinese non ne esce molto bene ma forse è un aspetto nostrano voluto, per smussare la drammaticità della presunta caccia all'uomo (nero) che poi invece, sapientemente, si rivela segretamente in tutta la sua ironia nel finale. Un finale agrodolce che non spiega però quale sorte toccherà al personaggio di Folly, né all'abitante capofila della protesta che lo minaccia con la pistola. Azzeccatissima la scelta di far soccombere uno dei due venditori di fede ambulanti. Il secondo sparo, quello di uno dei tre bambini, è poco realistico (un armadio pieno di armi non dovrebbe essere così facilmente accessibile) e superfluo (perché creare un momento in più di caos in un paesino ormai non più assonnato ?).

" Fuori mira " ha forse la pretesa, crediamo, di voler mescolare troppi ingredienti, dal thriller leggero al dramma sociale e fino alla commedia, attorno a una tematica importante ma ahi noi scontata. Bernasconi riesce a dipingere bene una realtà a noi molto vicina, cioè i difetti dell'integrazione etnica e culturale in una provincia come la nostra, ma così corre il rischio della scontatezza di clichés che andrebbero rivoltati, abbattuti, anziché confermati ancora una volta.