Crowdfunding: il terreno delle buone idee
pubblicato da Ticinosette #2 - 12.1.2018
La folla non è sempre un
caos di persone senza senso e senza scopo. A volte può aiutare gli
altri a realizzare un sogno. Il crowdfunding – letteralmente
«finanziamento dalla folla» o finanziamento partecipativo – ha preso
piede da alcuni anni in tutto il mondo, complice la crisi economica
del 2008, la stretta creditizia, ma anche l’inesauribile creatività
imprenditoriale degli individui. Anche in Ticino e grazie a internet,
ovviamente. Con risultati talvolta stupefacenti.
Ma che cos'è?
A metterla giù in modo un po’ brutale, si potrebbe dire che il crowdfunding è una specie di «colletta» ai tempi dei social network, ricorrendo a portali che permettono di presentare i propri progetti e di raccogliere denaro dagli utenti del sito. Gli attori coinvolti sono sempre almeno tre: il promotore, cioè chi ha l’idea (un cittadino, un’impresa), il donatore o finanziatore (persone, enti pubblici, aziende), l’intermediario (chi gestisce le piattaforme digitali per la raccolta dei fondi).
L’idea è quella di diffondere un progetto imprenditoriale e convincere altre persone affinché losostenganoconlasommachevogliono. Se fila tutto liscio, ecco che il sogno diventa realtà. Può essere un libro, un servizio che manca in città, il ripristino diunvecchiomulino di valle. In generale, gli esperti distinguono almeno quattro tipi di finanziamento partecipativo.
Il primo si basa sulla «donazione»: presume cioè la raccolta di fondi per iniziative senza scopo di lucro. Un secondo tipo è la «ricompensa»: in cambio della donazione in denaro si riceve un premio, un riconoscimento, un ringraziamento. Il terzo è il «prestito»: si fannomicrocrediti a persone o imprese, da restituire a tempo debito. Infine, il quarto modello funziona come una sorta di «azionariato»: equivale alla partecipazione al capitale sociale di un’impresa.
Successo crescente
In Svizzera sarebbero già una trentina le possibilità di finanziamento partecipativo. Pioniere elvetico è stato nel 2008 Cashare, basato sul prestito e gli investimenti tra aziende. Oggi, a dominare il settore è la piattaforma Wemakeit (letteralmente «lo facciamo»), ma ci sono anche ProjektStarter, Letshelp e nicchie specifiche come Ibelieveinyou, solo per le iniziative sportive. Ma come sta andando il finanziamento collettivo in Svizzera? Pare abbia il vento in poppa.
Nel 2016, si stima siano stati raccolti quasi 130 milioni di franchi per vari progetti e si prevede che nel 2017 si arrivi a 400milioni, secondo uno studio della SUP di Lucerna e dell’Istituto di servizi finanziari di Zugo. In tal senso «il mercato svizzero ha potuto recuperare posizioni» sui paesi nei quali il crowdfunding ha preso piede prima, quali Stati Uniti, Cina e Regno Unito, afferma l’autore dello studio Andreas Dietrich. In media, ogni abitante svizzero investirebbe circa 15 franchi a progetto.
Le tipologie di piattaforme svizzere di maggiore successo, sia in termini di raccolta fondi sia di riuscita, sarebbero quelle del crowdlending (prestito ad aziende) e del crowdinvesting (investimento, specie nell’immobiliare), in cui il nostro cantone è pioniere. Nel 2015 è nata infatti a Lugano SwissCrowd, la prima piattaforma dedicata al mattone, da un’idea di Augusto Vecchi, titolare di un’azienda attiva anche nell’editoria e nel commercio alimentare.
Alla stampa romanda Vecchi ha spiegato che «non incassiamo direttamente il denaro, ma riuniamofinoa20 investitori per un progetto, che è il limite fissato dalla legge. Poi questi si trovano davanti a un notaio per firmare l’atto che definisce l’ipoteca della parte coinvolta. La nostra commissione non supera il 5% del capitale ricevuto dal proprietario». Un primo immobile di un certo standing sarebbe già stato venduto in centro a Lugano.
Primi passi in Ticino
Il vero debutto del crowdfunding in Ticino risale però al 2014. Compare infatti la versione in italiano di Wemakeit («canale Ticino»), con cui si possono attivare progetti nazionali o internazionali. Per quelli sul territorio cantonale ci pensano gli Enti Regionali per lo Sviluppo del Ticino (ERS) con “progettiamo.ch”. Abbiamo interpellato entrambi per saperne di più.
La consulente di “wemakeit” per i progetti italofoni (Ticino, Italia e dal mondo), Esmeralda Mattei, ci dice che “negli ultimi tre anni i progetti finanziati sul canale Ticino sono una 70ina, grazie a donazioni nell’ordine dei 700mila franchi”. Globalmente la piattaforma vanta al momento donazioni per 30,5 milioni di franchi, oltre 2'700 progetti, quasi 170mila sostenitori e una percentuale di successo del 63%.
Dagli ERS ci dicono che, per quanto riguarda “progettiamo.ch”, in soli due anni “sono aumentati in maniera importante sia il numero di contributi che l’ammontare totale raccolto annualmente, così come il numero di progetti”. A novembre 2017 se ne contavano 70 finanziati (con successo) da oltre un migliaio di cittadini per circa 290mila franchi. Le donazioni totali per gli 81 progetti attivi invece sono di circa 313mila franchi. Quelli già realizzati a novembre 2017 erano 44. La percentuale di successo della raccolta fondi si aggira oggi sul 75% circa, ci dicono, in linea con le tendenze nazionali e internazionali. A differenza di “wemakeit”, qui l'identità dei sostenitori è nota soltanto al promotore e al gestore.
Se vuoi, funziona!
Se non ci fosse disponibilità economica e quindi generosità, ma soprattutto buone idee, questo fenomeno chiaramente non durerebbe. L'idea è tutto, la fiducia fa il resto. Poi serve un'efficace campagna di marketing. Ogni proposta viene filtrata e valutata e, in base al progetto, si dispensano consigli e trucchetti vari, il tutto nel segno della totale trasparenza. Cosa si vuol fare? Con quanti soldi? Entro quando? Chi saranno i beneficiari del progetto?
La promozione della campagna si fa tramite le reti sociali, producendo piccoli video accattivanti, col passaparola, con aperitivi o presentazioni. Il caso svizzero più eclatante è il futuro sito d'informazione indipendente svizzero tedesco “Republik”: servivano 750mila franchi da 3mila abbonati, in un mese ne sono stati raccolti 3,4 milioni da quasi 14mila abbonati!
In genere, ci dicono dagli ERS, “le campagne che ottengono il 30% del loro obiettivo nella prima settimana hanno una probabilità di successo molto maggiore. Chi riceve contributi ne attira sempre di più”. Si fa una promessa di donazione, poi la si riscuote su un conto, infine i soldi vanno direttamente al progetto. La fiducia si premia con ricompense, riduzioni, ringraziamenti, eventi, ecc. A volte, il mancato raggiungimento di soglie minime di finanziamento implica la "restituzione" dei fondi promessi dai sostenitori.
Oltre la banca
Insomma, che sia “economia trasparente” o “finanza coinvolgente”, il crowdfunding è un nuovo modo di agire condiviso, utile anche alle aziende e ai politici. Tanto che nel 2008 Barack Obama finanziò così la sua campagna elettorale. Visto il successo da qualche anno a questa parte, le autorità finanziarie dei singoli paesi si sono chieste se le piattaforme non equivalgano a delle specie di “banche” nell'allocazione del credito. Quali le garanzie per i fondi versati?
In Europa solo alcuni paesi come Francia, Italia o Regno Unito hanno regolamentato il sistema, per esempio ponendo limiti di finanziamento o precisi requisiti per poter investire. La Svizzera, invece, ha soltanto emanato delle direttive, datate agosto 2017, elaborate dall'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma).
In sostanza serve un'autorizzazione ai sensi della legge sulle banche solo se chi gestisce la piattaforma “accetta degli averi per uno scopo diverso da quello di trasmetterli ai responsabili del progetto in un periodo di 60 giorni”, scrive la Finma. Nessuna autorizzazione è dunque richiesta finché non si agisce “a titolo professionale” (come una banca), se la somma “non eccede un milione di franchi”, se i depositi “non sono coperti da una garanzia” e non sono “né investiti né remunerati”. L'accesso è libero, non resta che tuffarsi.
L'inizio in musica
Stati Uniti. Siamo agli inizi degli anni 2000 e l’industria discografica è già in profonda crisi, molti musicisti ignorati dalle major sono frustrati e la musica online dilaga, così come il download. Il musicista e programmatore informatico di Boston, Brian Camelio, lancia il sito Artist Share col principio del finanziamento collettivo. Sarebbe lui il pioniere del crowdfunding in ambito creativo, secondo varie fonti.
La prima a crederci è la jazzista Maria Schneider per il suo cd: donando 10 dollari lo si ha gratis, con 10mila dollari si è «produttori» del disco. Schneider raccoglie 130mila dollari, registra e distribuisce la musica, e nel 2005 vince addirittura un premio Grammy. Da allora è la rivoluzione: gli artisti bypassano i canali tradizionali e nascono decine di piattaforme tra cui la nota Kickstarter.