Silenzio sui docenti problematici

pubblicato da La Regione 12.7.2007

Sono sempre di più i docenti vittime del "burn out". Un tema delicato e importante, sul quale il cantone preferisce tacere...

Nelle scuole pubbliche ticinesi non ci sono solo alcune decine di allievi problematici o difficilmente gestibili, ma anche una buona cinquantina (l’1% del totale) di docenti che hanno bisogno di aiuto e di supporto per svolgere la loro funzione didattica e pedagogica. Recenti studi forniscono una preoccupante radiografia del corpo docente: si parla di una «percentuale piuttosto elevata a rischio di “esaurimento professionale”» e che, in media, oltre un quinto si trova in uno stato di «forte squilibrio rispetto alla sua salute».

Sono pure in leggero aumento le richieste di lavoro a tempo parziale. Lo fa sapere, in modo stringato, il direttore della Divisone della scuola Diego Erba, sottolineando che questi docenti si trovano soprattutto nelle scuole elementari e medie e che la situazione non va assolutamente banalizzata. L’opinione pubblica, gentitori compresi, non ha tuttavia il diritto di sapere in quale sede insegnano quei docenti in difficoltà, nonostante rischi di andarci di mezzo la qualità della formazione: sul tema vige uno stretto riserbo sia da parte del Decs sia da parte della categoria professionale.

I rapporti sull’operato di quei docenti valutati da ispettori, direttori di sede o esperti, restano nei cassetti: «sono destinati esclusivamente all’autorità di nomina, cantone o comune» precisa il ministro Gabriele Gendotti. Confidenzialità e segreto d’ufficio sono le parole d’ordine sul tema, anche se si tratta di funzionari pubblici e con un compito importantissimo. Pare di capire che alla categoria non piaccia farsi cattiva pubblicità.

Nel 2003 si era dibattuto a livello nazionale tra gli addetti ai lavori per far conoscere meglio il mestiere di docente e tutto quello che comporta. Lo scopo, si legge nel rapporto della Conferenza cantonale dei direttori della pubblica educazione, era proprio quello di «promuovere la discussione pubblica». Ma di discussioni non ve ne sono state molte.

Secondo Erba, il tema non è affatto tabù, ma semplicemente non v’è stato molto interesse attorno alla problematica. Sulle cause che mettono in crisi certi docenti, oltre ad eventuali disagi personali, Erba cita ad esempio casi di relazioni difficili con gli allievi; rapporti conflittuali con le famiglie, con la direzione scolastica e infine l’applicazione lacunosa dei programmi didattici. V’è inoltre da chiedersi quale sia il ruolo dell’Alta scuola pedagogica in merito.

Ebbene, mentre in altri cantoni le Asp assistono i “docenti problematici”, in Ticino ci pensano gli ispettori, i direttori scolastici e gli esperti disciplinari. Infine, cambia la società, cambiano gli allievi, ma la scuola sembra restare la stessa: non sarebbe il caso di intensificare e migliorare l’aggiornamento dei docenti? Erba non lo esclude, specie per i corsi obbligatori.