Altre notizie selezionate

 

Supsi, diplomati delusi dal lavoro

 

I ticinesi diplomati dalla Supsi sono i più delusi della Svizzera, secondo i dati federali. La scuola smentisce...

La Regione, 28 gennaio 2008

L’ultimo rilevamento dell’Ufficio federale di statistica (Ufs) del 2007, relativo alla soddisfazione dei diplomati delle scuole universitarie professionali svizzere nel trovare un im­piego, relega all’ultimo posto la Supsi. I dati riguardano le risposte dei laureati 2004 fornite tramite sondaggio, per tutti gli indirizzi di studio, salvo musica e teatro che allora non erano ancora operativi.

A tutti i neodiplomati è stato chiesto in quale misura l’attestato ottenuto abbia forni­to buone basi per “cominciare a lavorare”, “sviluppare conoscenze sul posto”, “assolvere i compiti attuali” e “fare carriera”. Il grado di soddisfazione poteva variare da un mini­mo di un punto (molto insoddisfatti dal diploma) a un massimo di cinque (molto soddisfatti). Il campione di riferimento ha riguardato tra 25 e 49 diplomati, ma meno di 25 per l’indirizzo Design.

Globalmente, l’istituto ticinese ha ottenuto un punteggio inferiore (2,8 punti su 5) alla media svizzera (3,4). Gli indirizzi di studio che portano più velocemente a un lavoro sod­disfacente sono risultati essere " lavoro sociale", 2tecnica e informatica" (3,2), "economia e servizi" (3,1). Quello più problematico "archi­tettura, costruzione e pianificazione" (2,5), proprio quello che era diretto dall’attuale neo direttore Supsi Franco Gervasoni. Insomma, dice l’Ufs, bene nel sociale, nell’economia e nell’informatica, male per architetti e ingegneri.

Per spiegare questi dati – dice la responsabile dello studio Sabina Schmidlin – vi sono solo delle supposizioni. "Il fatto che la soddisfazione dei neodiplomati Supsi abbia un valore inferiore alla media di tutti i neodiplomati Sup, può avere origine dalla composizione degli indirizzi insegnati" spiega la ricercatrice. "In generale i diplomati d’arte visiva, design, musica e teatro sono meno soddisfatti dei loro studi".

Ma un’altra spiegazione potrebbe essere "la maggiore difficoltà di entrare nel mercato del lavoro in Ticino", un mercato forse troppo piccolo per assorbire tutti i nuovi di­plomati. Questo farebbe sì che "i neodiplomati siano magari più disposti a dare la colpa alla scuola", conclude Schmidlin.

Supsi al di sopra di ogni sospetto? Interpellato, Gervasoni condivide solo in parte questi dati. Inizialmente precisa che lo studio dell’Ufs "non mette assolutamente in discussione la qualità dell’insegnamento proposto dalla nostra università professionale". Inoltre, afferma che "pur non sottovalutando i dati, mi permetto di metterli fortemente in discussione nella loro valenza qualitativa".

Gervasoni si riferisce in particolare allo scarso punteggio riferito agli ingegneri e agli architetti (leggi più sotto). Quanto alle possibilità occupazionali in Ticino, "il tasso di occupazione leggermente inferiore per la Supsi è coerente con la situazione occupazionale generale", commenta il neo­direttore.

Ma date le croniche e maggiori difficoltà occupazionali del Ticino rispetto ad altri cantoni, non c’è il rischio di sfornare troppi diplomati? "La Supsi è da sempre attenta, e lo sarà anche in futuro, al potenziale di occupazione dei propri diplomati. Per questo è adottato il principio di un numero controllato di studenti in molti settori quali la sanità e il sociale, oppure un rigoroso controllo delle attitudini in entrata nel settore artistico e del design", rassicura Gervasoni. "Fanno eccezione solo i diplomati dei corsi di laurea di comunicazione visiva e conservazio­ne e restauro in cui abbiamo invece dei tassi di occupazione vicini al 50%".

Un problema condiviso del resto su scala nazionale. "Al nostro interno – conclude il direttore "cercheremo comunque in futuro di concentrarci ulteriormente su questi rilevamenti e sulla loro interpretazione perfezionando i formulari di indagine e cercando di ottenere dai diplomati un tasso di risposta ancor più elevato rispetto al passato".

E sugli ingegneri e architetti? Stando ai dati federali, sono gli architetti e gli ingegneri Supsi che risultano i più delusi dal lavoro che svolgono e dalla formazione ricevuta. Per Gervasoni invece – che fa riferimento alle analisi interne della Supsi - questi dati non rispecchiano la realtà.

"Con l’esito dell’indagine effettuata dalla Supsi nel 2004 al riguardo ho una percezione molto più positiva dell’inseri­mento professionale dei diplomati, confermata del resto anche negli ultimi due anni".

Ma il rapporto cui fa riferimento, guarda caso fresco di stampa (16 gennaio 2008) e firmato da Domenico Iacobucci, docente d’informatica applicata e responsabile della logistica del Dipartimento che era diretto da Gervasoni, sembra un po’ “all’acqua di rose”. Omette infatti alcuni dati importanti: ad esempio da un lato accenna a coloro che "sono alla ricerca di un lavoro" ma poi non vi sono dati in merito. Idem per i diplomati che "svolgono altre attività".

Inoltre, alla domanda se il diploma Supsi abbia migliorato o meno le prospettive di lavoro, sono state considerate solo le risposte di coloro che hanno studiato e si sono diplomati quando già avevano il posto di lavoro (“curricolo di studio parallelo all’attività professionale” o Pap). Non solo: alla domanda se l’attività attuale sia coerente con la formazione ricevuta, il 48% degli ingegneri e architetti Supsi, "di regola impiegati presso l’amministrazione cantonale", si legge, risponde "in parte".