Vocabolario '90

pubblicato da Ticinosette #20 - 18.5.2018
Bellinzona, 24 aprile. Alla manifestazione “Strange Days” dedicata ai “mitici anni '90”, e in corso fino al 9 giugno, ci si è interrogati sui “Gerghi giovanili, in Italia e in Svizzera, alle soglie del terzo millennio”. Il decennio che ha visto l'alba dei cellulari di terza generazione, dei CD-Rom e soprattutto di internet, ha indubbiamente influenzato il linguaggio di chi era giovane allora.

Due decenni interessanti
Secondo il Treccani, ma anche per i linguisti, in genere si può parlare di «periodizzazione» delle parlate giovanili. Per esempio gli anni '80, ma soprattutto i '90, sono stati i due decenni che più di tutti ci hanno influenzato: «sono questi gli anni nei quali i linguaggi giovanili si rafforzano, si differenziano, iniziano a espandersi dalle grandi città verso le città minori» si legge nel Treccani. Basti dire che nei '90 gli studiosi hanno identificato oltre 6mila nuove voci lessicali!

Se negli '80 furono influenti sui giovani i nuovi generi musicali come la “dark” o la “heavy metal”, è soprattutto la moda dei Paninari col loro gergo che segna l'italiano: “cuccare”, “gumare”, “panoz”, “tosto”, “phonare”, “tamarro” ecc., sono tutte parole in parte radicatesi fino ad oggi. Ed è nei '90 che, spiega sempre il Treccani, assistiamo a una «generalizzazione» del linguaggio dei “giovani”, categoria in realtà molto eterogenea che ha visto inesorabilmente estendersi la fascia di età nel tempo.

Il caso ticinese
A Mendrisio nel 1998 il docente di italiano Francesco Bianchi dedicò addirittura un libro alla questione grazie ai liceali del borgo (“Vocabolario del linguaggio giovanile”). Lo stesso Bianchi su “Scuola ticinese” spiegava: «i giovani giocano con la lingua, si divertono a creare neologismi», hanno «la necessità di distinguersi in particolare da quelli appena più anziani (...)», inoltre «il linguaggio giovanile tocca i settori di maggiore interesse dei giovani: sesso, scuola, droga e affetti». Si identificano infatti i vari gerghi contestualizzandoli, dallo “scuolese” al “droghese”.

Nella prefazione del libro Michele Cortelazzo, docente di grammatica a Padova, afferma che dai liceali momò si scoprivano espressioni degli anni '90 giunte dall'Italia, diffondendosi poi in tutto il cantone, ma anche nostrane, spesso su base dialettale (vedi intervista). Qualche esempio: “fogna” (persona che beve/mangia tanto”); “cappellata” (errore, sbaglio grossolano); “casino” (confusione); “non esiste” (non è possibile); “loffa” (peto) ecc.

Alcune entreranno nel linguaggio comune come “gnocco/a” (persona molto bella), altre cambiando senso come “libidine” (da desiderio sessuale a cosa che dà piacere). Ci sono poi gli scorciamenti tipicamente ticinesi, come “sore” (professore), o tipici dello “scuolese”, come “cannare” (sbagliare). Ma anche parole dall'origine tuttora misteriosa: chi sa da dove arriva “roito”?



Elaborazioni territoriali

INTERVISTA - Che ne pensano gli studiosi della lingua "dei giovani" nel nostro cantone? Lo abbiamo chiesto a Guido Pedrojetta, già docente al Dipartimento di lingue e letteratura dell'università di Friborgo.

Professor Pedrojetta, cosa possiamo dire del linguaggio giovanile in Ticino?
“Ci sono delle parole che sono tipicamente nostrane, a volte di base dialettale, il che conferma un'elaborazione all'interno di un territorio. Poi chiaramente i giovani hanno preso anche dall'Italia, ma è un tipo di lessico che li qualifica come giovani anche nel loro modo di parlare”.

Qualche esempio?
“Se prendo dal vocabolario 'tarellare' la base dialettale è il 'tarèl', che in senso primo rinvia al mestolo per la polenta, in senso secondo evidentemente ha una connotazione sessuale. Subito sotto c'è 'taroccato' che invece è di importazione. Il contrassegno, che consente di attribuire a una determinata parola l'origine locale, è la matrice dialettale. La si può intravvedere, ma non sempre”.

Oggi i cellulari influenzano la lingua scritta tra i giovani: è un bene?
“Le rispondo con una battuta. All'esame di maturità un insegnante aveva sottoposto “X agosto” di Giovanni Pascoli (scritto con la cifra romana). Un ragazzo ha letto il titolo... 'per agosto'! È significativo! Chiaramente c'è un'influenza e non sempre è positiva, sia sul versante della comunicazione (i genitori a volte non capiscono), sia di una perdita sul piano culturale”.