Villa Litta: un giardino da re

pubblicato da Ticinosette #2 - 12.1.2018
Non bisogna confondere Linate con « Lainàa », come si dice in dialetto milanese. Non siamo in prossimità del noto aeroporto, ma in ben altro luogo di interesse: la splendida Villa Visconti Borromeo Arese Litta a Lainate, che dista un’oretta d’auto dal Ticino. Bene culturale in cui si mescolano arte, storia e divertimento, è nota soprattutto per i suoi faggi, i ginkgo biloba, i cedri e lemagnolie che ne fanno uno dei parchi più belli d’Italia.

Due mondi
Nei tre ettari di superficie si vive in due mondi distinti: da un lato la storica costruzione, dall’altro il famoso «palazzo delle acque» rinascimentale, il Ninfeo. Già all’entrata principale, antistante la piazza del paese, ci si imbatte nell’imponente fronte occidentale del 16esimo secolo: circondato da edifici allungati su due piani, ecco la casa signorile cinquecentesca e il nucleo più antico, col suo porticato di colonne granitiche, una sala a pianta circolare e le varie sale arricchite da dipinti murali. Dobbiamo questa costruzione al Conte Pirro I Visconti Borromeo che, attorno al 1585, ispirandosi alle ville toscane dei Medici, ingaggiò grandi artisti, architetti, scultori e pittori dell’epoca.

Da semplice possedimento a mo’ di deposito di prodotti agricoli, il conte decise di farne villa di rappresentanza e «di delizia» per ospitare artisti e sovrani di passaggio a Milano. Vi soggiornarono uno dei figli di Bach (Johann Christian, che fu maestro di musica per i Litta), lo scrittore Stendhal, il poeta Ugo Foscolo (si narra che qui scoprì il tradimento della sua amante). Il Conte ripensò tutto, dalle decorazioni ai giardini, dalle esposizioni alle sculture, fino ai celebri «scherzi d’acqua».

La villa passò di mano più volte. Negli anni Venti del Settecento l’ultimo erede della dinastia, Giulio Visconti Borromeo Arese, costruì la nuova ala su tre piani in mattoni rossi, che si vede non appena si esce nei giardini. Poi ecco il marchese Pompeo Litta, il barone Ignazio Weill Weiss e negli anni Trenta del Novecento l’industriale bolognese Alberto Toselli. Dopo l’abbandono nel corso della Seconda guerra mondiale, nel 1971 il comune l’ha rilevata e recuperata.

Giochi d'acqua
All’esterno, ecco l’altra dimensione. Impossibile non restare colpiti dall’estetica del «palazzo delle acque» del Ninfeo, considerato persino più bello di quelli di Roma o Firenze. Si tratta di un «edificio di frescura» con ambienti decorati, mosaici, prospettive, quinte e fondali, nonché grotte artificiali con stalattiti, conchiglie e la «Venere al bagno».

Ma attenzione: non è un luogo per idrofobi o «fashionvictim»: è tuttora un luogo di burla e di scherzi, quindi serve buon umore, perché ci si può bagnare vestiti e scarpe. Infatti, semplici quanto geniali meccanismi idraulici sui pavimenti, gestiti da veri «fontanieri» nascosti (!), azionano spruzzi incrociati e getti d’acqua inaspettati. La stagione della villa riprende il prossimo maggio: prenotatevi sin d’ora una giornata dedicata alla cultura e alla bellezza (villalittalainate.it).

Il tocco ticinese
C’è anche un po’ di arte ticinese nello splendore di Villa Litta. Per esempio, è allo scultore di Castel San Pietro Donato Carabelli (1760–1839) che si devono le otto statue in marmo all’interno della «Fontana di Galatea» e «L’allegoria del silenzio» nel giardino. Fu invece progettato dall’architetto e urbanista di Tesserete Luigi Canonica (1762–1844) il «giardino all’inglese» o «nuovo boschetto». Infine, il pittore di Lugano Carlo Bossoli (1815–1884), soggiornando alla villa e forse per conto del casato, realizzò quattro splendide tele a tempera – il ninfeo, il giardino, i giardini di sera e le serre – tutt’ora conservate al Museo d’arte moderna di Varese.