Lettera a una ventenne

pubblicato da Ticinosette #17 - 24.4.15

Giovani con le idee vecchie? Una breve riflessione partendo dalle opinioni di una ragazza ticinese tra sogni e realtà, tra desideri e possibilità...

Cara O. P., ti scrivo dopo aver letto il tuo pensiero su un giornale. Non ho potuto trattenermi dal farlo e mi rivolgo anche ai coetanei che la pensano come te. Non intendo certo far cambiare idea a nessuno, ma soltanto sollevare delle perplessità a riguardo di un certo modo di pensare da parte di certi giovani. Il motivo è che, francamente, io che ho il doppio della tua età, pensavo che in venti anni - il tempo di una generazione più o meno – un certo tipo di convinzioni potesse cambiare. Purtroppo non è il tuo caso. Appartieni a quelli che lo storico Andrea Ghiringhelli definisce giovani “magari competenti, bravi, ma con idee molto vecchie”.

Tutto sotto casa
Ti sei iscritta a psicologia in Italia perché “purtroppo” l’offerta universitaria del cantone è “piuttosto limitata” e, potendo scegliere, avresti preferito restare qui, coi tuoi amici, con mamma e papà, presumo. Speri che tra dieci o quindici anni altri giovani che faranno una scelta di studio “importante” come la tua possano “avere più chance” onde “evitare di andarsene via da casa”. Ecco, la tua idea è vecchia perché è l'ingenua pretesa di chi vuole tutto a portata di mano, da chi vuole il paradiso sotto casa (scuola migliore, lavoro dei sogni, spazi fantastici, negozi fichissimi, l'amore come nei film, ecc.) nel proprio comune o comprensorio.

Cara, quando ti decidi di scendere dal mirtillo? Non ti rendi nemmeno conto di quanto tu sia privilegiata, non tanto per il luogo o la materia di studio, ma semplicemente per il fatto che, mentre molti giovani nel mondo non hanno mai ricevuto un'educazione e mai la riceveranno, tu invece puoi studiare. Il liceo dovrebbe formare degli adulti consapevoli, ma mi chiedo che cosa sia successo nel tuo caso. Pensaci, anche se non l'ho mai reputata necessaria, è già bello che ci sia un'università in questo piccolo cantone, e forse avrai ragione un giorno, quando si potrà studiare psicologia a Lugano e, già che ci siamo, biologia marina a Capolago e fisica quantistica a Biasca...

Scelta o consiglio?
Credi veramente di aver potuto scegliere liberamente di studiare? Solo in parte. La nostra società, quella costruita dai nostri genitori, è basata sulla concorrenza tra persone, merci, servizi, ecc., soprattutto in termini di lavoro e di competenze. Il messaggio monotematico a cui anche tu hai creduto è quello che “studia, così sarai più rispettato e troverai più facilmente un lavoro”! Ce lo fanno credere da un pezzo. In realtà non sei veramente libera di studiare o di non studiare, ma ti viene consigliato vivamente di farlo, ti spingono a laurearti, e poi magari a fare anche un master e un dottorato, come fosse l'unica via dell'autoaffermazione, indispensabile e senza la quale non sei niente, senza la quale il tuo profilo di Facebook o di Linkedin è un po' scarno. Se fosse davvero necessario e utile a tutti, perché con tutti i laureati che ci sono il mondo non va meglio di prima?

Non è solo colpa vostra, ma finite le scuole medie spesso non sapete che fare, così non vi resta che il liceo e poi l'università, per chi ce la fa. Chi ce la fa ottiene un diploma uguale a mille altri, ma i posti di lavoro, oltre che pochi e quindi causa di ancora maggiore concorrenza, non li danno se non si ha esperienza, ma come si fa l'esperienza se non si lavora? Lo so, è tutto u po' folle. Non tutti faranno il lavoro per cui hanno studiato, non tutti troveranno un lavoro. In merito ad un sondaggio tra i 18-24enni, la collega Sara Bracchetti scrive che a colpire le aziende sarebbe “la (vostra, ndr.) fedeltà testarda all’immagine che ci si fa di sé, magari non proprio coincidente con gli spazi concessi dal mercato”, perché “fin troppo idealisti, senza necessità di adattarsi alla realtà, con una famiglia alle spalle che si prende cura”, e “convinti di poter ottenere ciò per cui hanno studiato e disposti a rimanere nel limbo per qualche anno”.

Nel limbo fino a quando?
Dirai che questa società avrà sempre più bisogno di “strizzacervelli” e forse è vero, ma allora non sei anche un po' opportunista e cinica? Be', ti assicuro che il crescente malessere non si risolve con più psicologi, come non si ottiene la pace producendo più armi. Spero davvero che la psicologia ti serva soprattutto per capire te stessa prima che gli altri, altrimenti come puoi pretendere di aiutarli? Sbagli a mio avviso quando dici che sarebbe meglio studiare qui, tantissimi tuoi coetanei te lo potrebbero confermare. Capisci te stessa soltanto aprendoti ad altre persone e realtà, mica mangiando la solita minestra. Per crescere bisogna staccarsi da mamma e papà: lo imparerai ai corsi di psicologia.

Sollevi il problema dei costi: far studiare un/a figlio/a è caro e se non c'è qui la facoltà, l'impegno delle famiglie è ancora maggiore: “non tutte se lo possono permettere” dici. È vero ma, come dicevo all'inizio, chi te lo fa fare? Inoltre, qui siamo abituati a chiedere i soldi per studiare o ai genitori o allo Stato, altrove pochissimi studenti hanno il lusso di un appartamento (o una stanza), tutto pagato dai genitori: c'è chi gli studi se li paga lavorando nel tempo libero. Il canton Ticino ha tuttavia un sistema di prestiti e borse di studio generoso (oltre 20 i milioni di franchi erogati nel 2013). Contrariamente a quanto dici, c'è una “equità sociale” nel sistema che “funziona bene”, ma se i tuoi non ne hanno avuto diritto perché lo stipendio è alto, allora quello che dici è un po' ipocrita, non trovi?

Coronare un sogno
Non viviamo nel paese dei balocchi, d'accordo, quindi sostieni che il Ticino offre pochi o nessuno sbocco per certe professioni. Citi una tua amica che vuole fare la stilista e magari sfondare nel mondo della moda. La sua formazione, dici, “è minima” ed è “difficile che diventi una candidata valida” per le aziende di moda importanti. Per questo le servirà “un colpo di fortuna” per “coronare il suo sogno, oppure dovrà pigliare armi e bagagli e andarsene via”. Vorrei capire se sognate veramente, e mi rallegrerebbe, o se invece è un modo per piangersi addosso. Se volessi sfondare nel cinema, pensi che ci riuscirei lo stesso senza mai andare per esempio a Hollywood?

In realtà in Ticino il settore del tessile e dell'abbigliamento si è sviluppato, ma che aspettative ha la tua amica? Per coronare un sogno non serve solo la fortuna (da saper anche cogliere) ma impegno, costanza, sacrificio, ecc., e quella cosina chiamata talento, ti dice niente? La Bracchetti scrive: “troppo schizzinosi o persone di carattere? A ciascuno il suo. A volte, invece, è solo paura di osare: di non essere all’altezza. Altre è indolenza oppure disinformazione”. Già, potremmo discutere a lungo se servano o meno, a noi e alla società, nuovi psicologi o nuovi stilisti, ma sulla disinformazione qualcosa fa cilecca con voi della cosiddetta “generazione Y”, quella figlia della globalizzazione e del digitale, che non avete voluto ma in cui siete dentro in pieno. Forse è colpa anche della scuola, chissà, ma non può che sorprenderci tanta ingenuità e idealismo con tutta l'informazione (o disinformazione?) di cui disponete.

Arrangiarsi serve
Critichi lo svago vostro perché “purtroppo strutture e aree adatte non ne vedo”. Il problema, secondo me, è che aspettate sempre il piatto pronto dagli altri, mentre ancora non ho capito che spazi e svaghi intendete: parchi, locali o discoteche? Sport, shopping o birra? Boh. Certo, nel nostro cantone non siete voi giovani molto ascoltati, ma l'ho già scritto: farsi gestire non è autonomia, copiarsi non è libertà, complicare non è democratico. E mi chiedo ancora: altrove si indignano, si ribellano, agiscono e spesso ottengono; perché invece voi spesso tacete, ubbidite, non reagite e poi avete l'arroganza di lamentarvi?

Forse il mio pensiero cadrà nel vuoto, nel nulla e nella passività che tormenta alcuni di voi, ma non conviene a nessuno l'autocommiserazione, il vittimismo, l'arrendevolezza, tanto meno a chi il futuro lo dovrebbe, se non cambiare, almeno progettare. Affermi che dovremmo metterci nei vostri panni, per “aiutarvi” a creare un paese come voi intendete, “senza per forza invidiare gli amici che abitano fuori cantone”. Be', ti saluto così: nei tuoi panni non mi posso mettere, questo è il mio unico modo di aiutarvi e non c'è frustrazione più sciocca dell'invidia, soprattutto se ciò che si invidia è possibile. Cara O. P., un caro saluto dal tuo caro Ticino e un consiglio spassionato: non tornare a casa ogni fine di settimana, ma approfitta al massimo dell'energia di una metropoli come Milano!

Reazioni:
"Ciao Marco, mi è piaciuto il tuo contributo "Lettera a una ventenne"..." (B. V., tramite Facebook 25.4.15).


"Gentile Marco Jeitziner. Le invio i miei complimenti piu’ schietti per il suo ottimo articolo: Lettera a una ventenne, appena pubblicato da ticinosette in merito all’intervista della giovane studentessa di psicologia iscritta in Italia perché purtroppo l’offerta universitaria nel cantone è piuttosto limitata”.... Il suo articolo non solo è ben centrato e giustamente critico, ma pieno di umorismo e sarcasmo. Spero che “la ventenne” lo capisca e ne tragga alcune conclusioni, ma a dire il vero non mi faccio troppe illusioni, purtroppo. Personalmente mi ero scandalizzato per la pubblicazione di un’intervista cosi insulsa e fuori luogo, in un certo senso anche insultante per l’intelligenza di molti giovani, universitari e non. Le posso segnalare per sua informazione personale che a suo tempo avevo scritto a Giò Rezzonico per segnalare il mio stupore nel constatare che il giornale avesse pubblicato un’opinione cosi fuori di testa. Mi aveva risposto (...) il Direttore Lillo Alaimo come segue: (....) “Credo e soprattutto spero che la gran parte dei giovani in Ticino abbia opinioni, obiettivi e sogni un po’ diversi da quelli della studentessa intervista. Penso pero’ che, purtroppo, non siano pochi coloro che hanno la stessa opinione della giovane interpellata. Quanto al servizio pubblicato non abbiamo fatto una “scelta”. Trovare un giovane disposto a raccontarsi e farsi fotografare non è facile.” (....). Con i migliori saluti. P. V." (e-mail alla redazione, 26-4-15).