Scarica tutto gratis. Anzi no

pubblicato da L'Inchiesta #3 - maggio 2012

Un sito spaccia per gratuiti programmi a pagamento. Dopo la maxi multa in Italia, ha corretto il tiro. Vittime anche in Ticino...

«Sono anni che utilizzo internet per guardare film in streaming e non mi era mai capitata un'esperienza del genere», racconta una lettrice de L'Inchiesta.

Il suo non è l'unico caso di consumatori ticinesi che hanno abboccato alla truffa del sito "italia-programmi.net", tuttora attivo e registrato a nome della fantomatica società Estesa Ltd con sede nella Repubblica delle Seychelles, ma priva di qualsiasi contatto (telefono, fax) salvo un indirizzo di posta elettronica.

In pratica, fino a qualche mese fa, il sito attirava chi voleva anche solo scaricare dei programmi che, generalmente, sono gratuiti in internet. Questo perché nei motori di ricerca risultava tra i primi della lista, grazie alla forte promozione fatta da una società austriaca. Dopo alcuni passaggi, allettati dal messaggio «scaricalo subito!», gli utenti dovevano iscriversi, ma non era indicato in modo chiaro che ciò implica un contratto di un anno di 96 euro. La conseguenza è una serie di solleciti di pagamento aggressivi.

Dall'Antitrust una multa da 1,5 milioni di euro
«Sono rimasta basita», continua la lettrice, «perché non ricordavo assolutamente di essermi iscritta ad alcun sito a pagamento».

Infatti, fino a qualche mese fa, al momento dell'iscrizione c'era solo il messaggio «crea il tuo account», mentre il fatto che non fosse gratuito non era chiaro. Per questo l'autunno scorso varie associazioni italiane di difesa dei consumatori hanno ricevuto migliaia di reclami, che hanno spinto l'Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato (l'Antitrust) a chinarsi sul caso.

Risultato: la Estesa Ltd agiva tramite una «pratica commerciale scorretta» e «omissione ingannevole del complesso meccanismo utilizzato», si legge nell'incarto pubblico.

La Estesa Ltd è stata multata con ben 1,5 milioni di euro (multa che non ha nemmeno contestato) ed è stata obbligata ad indicare chiaramente che il servizio è a pagamento. Ora si legge a chiare lettere «crea il tuo account per soli 8 euro al mese».

Ma stando a diverse testimonianze di consumatori italiani, l'inganno continuerebbe. Come? L'informazione corretta apparirebbe solo negli orari d'ufficio, ma non la sera e la notte.

Azioni legali: minacce illecite
«Ho ricevuto un primo sollecito che mi intimava di pagare immediatamente», tramite un versamento bancario, racconta ancora la lettrice. «Incuteva timore per le conseguenze legali del mancato pagamento: tirava in ballo avvocati, ufficio di recupero crediti, tribunale e processo. Inoltre, mi rendevano partecipe del fatto che conoscevano il mio indirizzo Ip».

Toni confermati anche da un altro caso di cui L'Inchiesta ha ottenuto la corrispondenza. Insomma, è probabile che i consumatori spaventati abbiano pagato l'ingiusto sollecito. Ma anche questa pratica è stata definita illegale in Italia, proprio perché «volta a condizionare indebitamente la libertà di scelta del consumatore mediante la minaccia del ricorso ad azioni legali, con i conseguenti maggiori oneri economici», scrive l'Antitrust.

«Tutt'oggi ricevo mail di sollecito», afferma la lettrice, «e l'ammontare totale della cifra è lievitato per inesistenti commissioni di sollecito a 104 euro. «Ma non ho pagato e non ho nessuna intenzione di farlo».

Ostacoli al diritto di recesso
La Estesa Ltd continua a inviare presunte spese di richiamo perché il diritto di recesso, «entro il termine di dieci giorni lavorativi» dall'iscrizione, come si legge nel suo sito, veniva aggirato con astuzia. Nei fatti era quasi impossibile disdire il contratto, poiché il primo sollecito giungeva proprio alla scadenza dei dieci giorni. Ovviamente, un utente come poteva recedere non sapendo che il servizio è a pagamento?

Le pratiche della Estesa, scrive l'Antitrust, andavano ancora oltre: «Anche nei confronti di coloro che si erano resi conto della natura onerosa del servizio dopo la sottoscrizione, Estesa ha frapposto ostacoli rifiutando loro l’esercizio del diritto di recesso». Oppure non rispondendo all'unico e-mail disponibile.

Consigli:
La normativa svizzera che protegge i consumatori dal commercio elettronico abusivo è meno efficace di quella europea, ma la modifica della Legge federale contro la concorrenza sleale del giugno 2011 ha fatto passi avanti. Ecco qualche consiglio.

Diffidate a priori delle offerte di servizi o prodotti «gratuiti». In ogni caso, leggete sempre le condizioni scritte di solito in basso e in piccolo nel sito, soprattutto quelle sul diritto di recesso, se presenti.

Nel caso vi accorgiate di esservi sbagliati, rifiutate di pagare la fattura e ignorate ogni sollecito. Contestate subito con raccomandata il contratto, indicando che siete stati ingannati e che il contratto è nullo. Una sola lettera basta. In caso di procedura legale dell'offerente, fate subito opposizione entro dieci giorni. Sul piano legale avete tempo un anno dalla scoperta dell'errore per reclamare.

Maggiori informazioni: Ufficio federale del consumo, Effingerstrasse 27, 3003 Berne (konsum@gs-evd.admin.ch). Per i siti dei paesi europei, le informazioni si trovano su www.tiny.cc/consumatori-europa.

Fate un esposto alla polizia, la quale trasmetterà l'incarto alle autorità competenti, descrivendo i fatti e fornendo mezzi di prova (pagine internet ingannevoli e scambi di corrispondenza) e denunciando la violazione dell'articolo 3 della Legge federale contro la concorrenza sleale. La stessa è stata modificata a vantaggio dei consumatori nel giugno 2011 contro le clausole abusive.

Inviate il vostro dossier in copia a "L'Inchiesta" (quale eventuale prova documentata). Questo aiuterà l'autorità giudiziaria a capire quanto è diffuso il fenomeno.

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