foto: Enjoy (facebook)


Arbedo: sballo al fiume

pubblicato da Ticinosette #36 - 8.9.2017
C'è chi la ama e chi non la sopporta: è la Spiaggetta di Arbedo, il ritrovo più discusso del Bellinzonese e meta della movida di provincia. È senza dubbio la gobba di sabbia più “in” dell'estate bellinzonese, teatro di particolari raccoglimenti e rituali da parte di giovani cittadini. Il “lido più popolare del Bellinzonese”, come titolava la stampa locale, si trova alla confluenza dei fiumi Ticino e Moesa, e benché sia circondato dalla ferrovia e dall'autostrada, è un'altra piccola oasi naturale del cantone. Il sito è noto agli indigeni da parecchio tempo, ma di recente qualcosa è cambiato: i suoi frequentatori.

Il bellinzonese da sempre patisce una grande ingiustizia: non ha un lago. Resta il fiume e le sue pozze e pozzetti segreti, che solo l'indigeno dice di conoscere, salvo poi incappare in un turista spesso più informato. Una volta l'abitante del luogo era molto eterogeneo, poteva avere tra i 30 e i 60 anni di età, ci andava a piedi e magari col cane, oppure in bici o in motorino. Portava con sé da bere e da mangiare preparato a casa, un libro, della musica in cuffia e la sera, talvolta, accendeva segretamente un fuocherello per cuocere qualche salsiccia, ma prima di rincasare ripuliva tutto, senza lasciare quasi traccia.

Il boschetto antistante era un boschetto, la spiaggia una spiaggia, un luogo un po' selvaggio poco distante dal centro città. Questo frequentatore era anfibio se maschio, socievole, poco schizzinoso, amava abbronzarsi ma non era troppo stanziale, si muoveva alternando bagni frequenti. Lo si trovava anche sull'altra sponda, dopo il ponte di Gorduno, dove ci sono altre lingue di sabbia appartate, già teatro di memorabili goa-party puntualmente zittiti a notte fonda dalle autorità. Poteva essere anche un solitario, rannicchiato sui massi sotto il ponte sempre a Gorduno.

Il tipo terrestre era invece femmina, lo si riconosceva da cappello e occhiali da sole, inoltre era facile accorgersi della sua presenza con grande anticipo, a causa dell'odore della crema da sole che impregnava l'aria e dal rumore dello spruzzo di olio. Questa specie oggi è in via di estinzione e sta lasciando il posto ad un nuovo, curioso abitante...

Il narciso fluviale
I nuovi coloni prendono il nome da una specie floreale assai diffusa anche nelle zone lacustri e fluviali, il cosiddetto “narciso di mare”, detto anche “giglio di mare comune”. È documentata la prima apparizione certa all'inizio del terzo millennio. Sono esemplari giovani tra i 18 e i 25 anni, ma talvolta anche più anziani. Pare siano spinti dal bisogno di scoprire cosa esiste oltre al cloro delle piscine comunali a pagamento, il che è apprezzabile, oltre che comprensibile.

Il loro rituale è raggrupparsi e rendersi visibili il più possibile, fotografandosi da soli o facendosi fotografare tutto il giorno e pubblicando le foto, inoltre fanno rumore e lasciano tracce di mozziconi, cartoni di birre, vetro e plastica ovunque. Di giorno la giovane femmina è stanziale e sostanzialmente silenziosa, si muove poco e quasi mai fa il bagno, infatti teme l'acqua gelida, indossa cappello e occhiali da sole. La sera è il contrario, si dimena, parla molto, è molto truccata, indossa indumenti attillati o inguinali.

Il giovane maschio è l'esatto opposto, tanto che non si capisce come si svolge il rituale amoroso o l'accoppiamento. Di giorno non sta fermo un attimo, si pavoneggia, ride e scherza, ma la sera tende a coprirsi, si irrigidisce e si ammutolisce, a parte quando beve troppo e straparla.

I nuovi coloni beneficiano di un parcheggio per auto che prima non c'era, ma soprattutto della concessione a dei privati per tutti i loro bisogni, dalle dieci del mattino all'una di notte: sedie di plastica, palco per ballare, cibo e bibite già pronte, qualche cestino, registratori di cassa, telecamere e musica commerciale. Circolano ormai diversi racconti su questi misteriosi e, per taluni, sconvolgenti, rituali giovanili, quasi che un tempo non fossero mai esistiti...



"Ibiza" a cinque minuti da Claro?

Lo spiaggetta è stata negli anni '60 una meta libera, felice ed incontaminata di hippy in transito. E che in futuro potrebbe diventare un santuario di turisti discotecari e DJ strapagati da mezzo mondo. Infatti, i nuovi gestori non solo pubblicizzano la sua “acqua cristallina” e una “incantevole spiaggia di fine sabbia” (dal sito web e da Facebook), ma una volta iniziato l'orario dell'aperitivo pare si venga “catapultati in luoghi come Ibiza e Mykonos” (dalle informazioni pagina Facebook), mentre nelle notti di luna piena qui addirittura si balla “come accade sulle spiagge Thailandesi di Kho Pangan“ (dall'evento Facebook, 8.7.2017). Insomma, dopo le famigerate “Maldive a un'ora da Milano” (cioè a Lavertezzo), ora c'è anche la “Ibiza a dieci minuti da Gnosca”, o la “Mykonos a un tiro di schioppo da Galbisio” e nel plenilunio la “Kho Pangan della Riviera”. Che dite, ci andiamo??