Flavia Leuenberger


Scale mobili. Climax diagonali

pubblicato da TicinoSette #6 10 febbraio 2012

Se non esistessero bisognerebbe inventarle: le scale mobili sono un elemento caratteristico della nostra contemporaneità, sempre in equilibrio fra inconscio e voyeurismo...

Stai a destra o a sinistra? Di solito a destra, perché sto fermo sul gradino e mi godo il viaggetto. A sinistra ci sono quelli che salgono o scendono sorpassando, perché hanno fretta o perché la scala mobile, con i suoi 0,6 metri al secondo, fa sapere uno dei maggiori costruttori, è un po' lenta. In ogni caso, l'indicazione appare tutt'oggi in molte grandi stazioni ferroviarie svizzere ed estere. Sembra che noi svizzeri eravamo un po' lenti di comprendonio, tant'è vero che ancora nel 1970, una nota rivista svizzera dedicata alle famiglie aveva pubblicato un servizio sul "corretto utilizzo" delle scale mobili. Abbiamo imparato? Mica tanto, come vedremo. Nella rete gira un video spassoso: un nonnetto inglese, forse un po' alticcio, per salire prende le scale che invece scendono, e per un buon minuto e mezzo continua a macinare gradini, senza accorgersi che non avanza. Invenzione geniale per molti, diabolica per altri, un incubo per pochi, un'americanata in ogni caso, apparsa alla fine del 1'800, simbolo della modernità e del consumismo dei grandi centri commerciali.

Dall'incubo al sogno
"Da piccola sono caduta, dato che misi i piedi su due gradini diversi" afferma una ragazza in un blog, ancora oggi terrorizzata dalle scale mobili. Ora, dirle "sei mongola o cosa?" come fa chi le ha risposto, non serve a molto, anche se può far sorridere. Ma il problema è serio: in Facebook ci sono addirittura due pagine diverse sul tema, di gente che ha la fobia di venir "divorata" dalla scala o "risucchiata" sotto il pavimento. Gli esperti la chiamano "climacofobia", la paura delle scale, di salirle, di cadere da esse e di scendere da quelle mobili. Una "paura da cane", inoltre, poiché pare che il Jack Russell è l'unica razza che le teme. C'è chi, invece, mobili o immobili che siano, le sogna ed è tutto un paradigma. Secondo Freud, sognare di arrivare in cima o di scendere una scala, una "climax" in greco, rappresenta l'atto sessuale o la ricerca di esso da parte del soggetto. Consiglio: se vi capita, non dite nulla, altrimenti verrete tacciati come i soliti erotomani. Per Jung scendere le scale simboleggia invece la ricerca interiore. Aggiungo che il tipo di scala sognata è un dettaglio importante: quella a chiocciola mi lascia sempre perplesso, mentre se uno passa le notti immaginando le scale mobili "Santa Lucia" di Potenza, lunghe oltre un chilometro, forse ha qualche problema. Nella realtà, questo è un luogo per molti guardoni e signorine esibizioniste. Di recente un architetto di 46 anni del Padovano è finito a processo per le foto e i video che raccoglieva sotto le gonne delle signore, passando le ore su e giù dalle scale mobili. Allo stesso modo, non credo sia l'unica la donna che, in Facebook, dice di prendere queste scale piuttosto che l'ascensore per un preciso motivo: "far vedere al signore dietro di me sulla scala mobile, che sotto la gonna non porto mai le mutandine"...

"Mind the gap!"
Vi è mai capitato di mettere piede su quei gradini ma le scale non si muovono e ve ne state lì fermi a cercare di capire cosa sta succedendo? Quante volte si vuole scendere di piano ma si imbocca la scala mobile che invece sale e la gente vi guarda sconcertata? Il fatto è che spostarsi in diagonale non è mica roba di tutti i giorni, tant'è che c'è chi ha rischiato la vita per farlo. Colgo l'occasione per ricordarlo: quei gradini, oltre che ferrosi e spigolosi, sono mobili, appunto. Così come lo è, di solito nella direzione delle scale, il corrimano di gomma. Eppure, basta un nulla per creare il panico: le cronache sono piene di incidenti. Stento a credere quando leggo che nel 1982 a Mosca, ad esempio, otto persone persero la vita a causa del malfunzionamento dell'impianto nella metropolitana. Panico e feriti a Roma nel 2000, invece, quando quelle di Piazza di Spagna si sono fermate all'improvviso. Lo scivolone è da evitare, come testimoniava qualcuno in un blog ticinese nel 2007: "per i restanti sette giorni mi son ritrovato culo e coscie a righe!". Avrete fatto caso, immagino, a come sono fatti quei famosi gradini, vero? Lo stesso anno, in alcuni paesi si segnalano fino a cinque incidenti a settimana: colpa di quegli orribili zoccoli, bucherellati e di plastica, chiamati "crocs", tanto di moda anche da noi. Motivo: tendevano ad incastrarsi nella dentellatura degli scalini, con le conseguenze truculente che tralascio di descrivere. La realtà, a volte, supera la fantasia dei film. Quello che Stephen King ha messo in scena in "Maximum Overdrive" è accaduto davvero nel 2010 a Napoli: le scale mobili della stazione di Poggioreale erano "impazzite" e avevano iniziato a circolare in discesa invece che in salita. Risultato: nove feriti. L'anno scorso in un grande negozio del Milanese, una 56enne se l'è vista brutta. Era rimasta incastrata tra un carrello della spesa e la paratìa della scala mobile: il corrimano di gomma l'ha agganciata, sollevata di peso e ribaltata all'esterno, lanciandola nel vuoto...