Sale d'attesa. Aspetta e spera

pubblicato da TicinoSette #18 - 2.5.2014

A tutti è già capitato di entrarci per, appunto, aspettare. Sono almeno due le variabili: di quale anticamera si tratta e di quanta pazienza uno è dotato...

A tutti è già capitato di entrarci per, appunto, aspettare. Sono almeno due le variabili: di quale anticamera si tratta e di quanta pazienza uno è dotato. C'è quella della stazione, spesso vuota salvo l'inverno, ma c'è quella altrettanto comune del medico e qui, va da sé, dipende per quale tipo di visita stiamo, in quanto pazienti, precisamente pazientando. La sala d'aspetto, o d'attesa che dir si voglia, è un luogo di e per un altro luogo, per cui ci si potrebbe chiedere perché mai si debba farci una pausa, in un mondo che corre sempre di più e in un paese che fa della puntualità virtù. Forse dipende, semplicemente, più dalle nostre ansie e, in definitiva, dal nostro stile di vita...

Si aspetta sempre
Di queste stanze del tempo che (a volte) fugge ne ricordo alcune abbastanza significative. In quella del dentista non mi è mai capitato in vita mia di aspettare pochi minuti. No, di solito l'attesa si protrae. Anche se arrivi in anticipo, anche se arrivi puntuale, anche se sei il più gentile di tutti, anche se lui è tuo amico o parente, inesorabilmente vieni invitato ad accomodarti là dentro, mentre senti trapani e smerigliatrici a tutto motore, felicitandoti per l'attesa. Speri sempre che ci sia posto, guardi le facce di chi sta già aspettando, a volte saluti, a volte no, non sempre ti rispondono (sì, dipende dall'intervento che uno deve sorbirsi). Immancabile è la musica di sottofondo, a volte snervante, a volte ci vorrebbe della lounge o del potente rock. Ecco il tavolino (tralasciamo il design e i "gusti" da arredatori dei dentisti) con le solite riviste di gossip, costume e benessere.

Ti aspetti l'ultima edizione e invece no, è quella di gennaio e ti dici che, almeno, il dottore, con quello che costa, questo favore potrebbe fartelo. Dunque o sfogli o fissi il vuoto, rischiando d'incrociare lo sguardo addolorato di qualcuno. Vedi tutti quei personaggi pubblici dai denti bianchi, luccicanti, sicuramente trattati o sbiancati. Poi ti dici che anche loro vanno dal dentista e avranno dovuto aspettare in uno stanzino molto simile al tuo: l'attesa è democratica! Sfogli e sfogli, e pensi a quanti caffè hai bevuto e a quante caramelle hai mangiato, a quante volte ti lavi i denti. È rimasta dell'insalata tra le gengive? Ti puzza l'alito? Ti sei lavato/a? Finché arriva di solito una lei bianco vestita che fa il tuo nome, rompendo l'attesa e inizi davvero a sperare...

Può capitarci di tutto
Il tema, si potrebbe pensare, pare iniquo e invece anche da noi ci sono serissimi sondaggi. Cosa fanno gli svizzero italiani in questi luoghi? Telefonano, dormono, chiacchierano con altri pazienti o leggono? Parlavo di medici, ma lo sapete che alcuni di loro pubblicizzano addirittura la loro sala d'attesa nei loro siti internet, mostrando quanto siano confortevoli e luminose? Lo stesso, e mica si scherza, succede dal veterinario. Certo è cosa ben diversa, perché non sei tu il paziente, ma il tuo povero cane o gatto! Per fortuna il paziente peloso ha il dono di non lamentarsi molto e di non voler leggere per forza la rivista di gossip. Silenzioso ti guarda con due occhioni che stanno lì a dire perché stia lì e non nel giardino di casa a dormire? Vaglielo a spiegare.

Tornando a noi umani, questo luogo si presta a molte cose, non solo alla sosta: capita che scoppino delle risse, anche violente, tra pazienti (pronto soccorso), tra barboni (stazioni ferroviarie), che addirittura si partorisca, che si attenda il futuro (dalla cartomante), che si ritrovino persone date per scomparse, che vi si faccia cultura e celebrazioni, che vi si svolgano, ahi noi, soprusi di ogni tipo, che vi si fumi e si viene denunciati, ecc. Capita che permanga il mistero più fitto, ad esempio per noi uomini che nulla sappiamo di cosa significhi l'attesa dal ginecologo o dall'ostetrica. Come poco sanno le donne dell'ansia che ci assale nella saletta, che so, dell'urologo. Ma, ora, se pensiamo a questi luoghi vien da dire: o ci sono troppo pochi medici, dato che dobbiamo sempre e comunque aspettare, oppure ci sono troppi pazienti? Ad occhio e croce diremmo la seconda e questo dovrebbe soltanto preoccuparci in una società che, al contrario, ci promette il benessere e la salute (quasi) eterna. O secondo voi ci fanno sempre aspettare per curarci meglio? Speriamo.