Invecchiare a tutto sprint

pubblicato da Ticinosette #52 - 23.12.2016

Stanno bene di salute, godono del loro tempo libero, viaggiano e sognano. Sono i “nuovi anziani”, la generazione degli ultrasessantenni che morde la vita come mai accaduto prima.


Non è vero che in Ticino gli anziani sono tutti acciaccati o al ricovero. Anzi. Si conta solo una persona su cinque con meno di 80 anni in casa di riposo, e meno di uno su sei tra gli ultra ottantenni. Inoltre quasi la metà dei 65-79enni ha un alto sentimento di padronanza della propria vita e tre quarti di loro è, dal punto di vista della salute, indipendente e autonomo. Lo afferma lo studio “Fragilità e risorse della popolazione anziana in Ticino” pubblicato l'anno scorso.

Sondando un po' il terreno ecco infatti la 90enne di Lugano che frequenta tuttora il mondo culturale, il 70enne di Bellinzona che viaggia, si diverte e si gode la vita molto più di tanti giovani e giovanissimi; il 60enne del Mendrisiotto che non ha mai smesso di andare per concerti in giro per l'Europa e organizzarne in Ticino. E che dire, riferiva la cronaca, della centenaria di Locarno che a 70 anni suonati faceva ancora carnevale? Altro che inattività, solitudine o depressione!

Tante altre storie sono diventate pubbliche grazie ai media. Per esempio un documentario ha raccontato quella di Mario, 70enne di Solduno, e di Gianfranco, ultra 60enne della Val Colla, entrambi emigrati in Thailandia a trascorrere la pensione con le giovani mogli indigene. La scorsa estate si è parlato dei tre pensionati di Lugano, Elio, Mirko e Roger che, inforcata la loro bicicletta, hanno macinato più di 4mila chilometri giungendo fino a Capo Nord. Oppure il 90enne pescatore locarnese Ennio, che ancora saltella da un masso all'altro sul greto del fiume Maggia... Casi eccezionali? Forse. Casi isolati? Mica tanto.

I pensionati felici
Qualcuno ricorderà le pellicole “Non è mai troppo tardi” o “Tutto può succedere”, in cui i quasi 80enni Jack Nicholson e Morgan Freeman, o la 70enne Diane Keaton, sono tutto fuorché gli anziani che siamo abituati ad immaginare. Invece eccoli “giovanilisti”, in forma, più che arzilli, pronti a nuove sfide, curiosi, ottimisti e, perché no, alla ricerca di un nuovo amore e libidinosi. La realtà svizzera a volte supera la finzione cinematografica, basti citare il caso dell'80enne che si è vantato della sua vita sessuale ricca e soddisfacente; oppure il 70enne che ancora pratica sport estremi, come scalare le palestre di roccia.

E in Ticino? Abbiamo parlato per esempio con Germano, 68 anni di Arbedo, pensionato felice e super occupato. È attivo sia come accompagnatore per l'Associazione ticinese terza età (Atte), sia come organizzatore di attività sportive in palestra o in piscina, nonché di passeggiate coi diabetici per incentivarli a muoversi. “Quello che vedo è che l'anziano non c'è più” ci dice, “una volta a 65 anni si era già anziani e si pensava subito alla casa di riposo, invece mi occupo di 75-80enni che sono in piena forma! Camminano, vanno in palestra, sono più 'giovanili' e hanno maggiori possibilità finanziarie. Il genitore anziano oggi è autosufficiente fino a 80-85 anni e sono pochi quelli in casa anziani”.

E le donne? È noto che la speranza di vita è più favorevole alle signore (in media di 4 anni superiore agli uomini). Infatti, ci dice ancora Germano, “noto che ci sono molte più donne. Siamo stati in Croazia con un gruppo di 40 persone e una 30ina erano donne! La donna sembra che abbia più voglia di viaggiare rispetto all'uomo, forse perché cerca più compagnia. Ci sono pensionati che sono andati a vivere in Spagna o in Italia, ma non sempre riescono ad abituarsi alla mentalità del luogo. Altri 'giovani' di 60 anni vanno all'estero per non stare soli e convivere. Diciamo che la mentalità è cambiata molto negli ultimi anni”. E sono sempre di più gli over 65 (oltre 150mila) che vanno a vivere all'estero. “Le mete più gettonate per questa seconda nuova vita sono la Thailandia, il Sud America e più in generale tutti quei Paesi dove il caldo regna sovrano” riportava la stampa l'anno scorso.

Una materia di studio
Che si tratti di “age management” o di “invecchiamento attivo”, il fenomeno sociale è studiato in tutti i paesi occidentali almeno dalla fine degli anni '90. I “nuovi anziani”, afferma la ricerca ticinese, “dimostrano una notevole capacità di adattamento e ricorrono a varie strategie, con l’obiettivo di cambiare la realtà per renderla conforme alle proprie aspettative”, cioè non sono più “sinonimo di declino e di decrepitezza, (…) ma (…) pur accorgendosi di avere un corpo segnato da qualche acciacco, vogliono concedersi quegli agi, quei piaceri, quel tempo libero, quei viaggi ai quali hanno dovuto rinunciare in precedenza”.

Stefano Cavalli, del Centro di competenze anziani della SUPSI, ci dice che da un ventennio "'anziano' non è sinonimo di malattia, dipendenza, povertà, solitudine, esclusione, ecc. Si è quindi cominciato a suddividere la popolazione di 60/65 anni ed oltre in due o più gruppi. Nel linguaggio comune parliamo di 'terza età' (indicativamente dai 60 ai 75 anni, ndr.), una nuova fase della vita tra pensionamento e la vera vecchiaia, e la 'quarta età' (i cosiddetti 'grandi anziani' dai 75 ai 90 anni, ndr.)”.

Non appare dunque corretto considerare questa fascia della popolazione solo come un “costo” per la collettività (come fanno spesso i politici), e nemmeno soltanto i lati negativi dell'invecchiamento (come fanno spesso gli studiosi). Anche se, precisa Cavalli, “bisogna evitare le generalizzazioni, i percorsi e i modi di vita variano molto da persona e persona. Accanto a giovani anziani in forma, attivi e relativamente benestanti, ce ne sono altri fragilizzati nella loro salute, che vivono situazioni di precarietà se non addirittura di povertà, che non riescono a ridare un senso alla loro esistenza dopo il pensionamento”.

Un cambiamento di mentalità
Non è un caso che nel 2011 sia nata in Ticino, a Lugano, l'associazione “Generazioni& Sinergie” il cui scopo è “accelerare un cambiamento di mentalità e d’azione a livello regionale”. Nel loro sito si legge che “i comportamenti abituali di questi 'nuovi anziani' e, in particolare, dei 'giovani anziani', fanno emergere nuove opportunità. Nuovi mercati per nuovi prodotti e servizi in risposta a gusti e bisogni che con l’età evolvono (non solo socio-sanitari, di turismo, di Wellness o rispetto a nuove strutture abitative, ecc.)”.

Lo scorso mese di maggio Svizzera Turismo e Hotellerie Suisse hanno definito questa clientela come “un mercato dal potenziale enorme" e quindi di voler “migliorare l'accessibilità degli alberghi elvetici alle persone anziane”. Proprio questo ottobre l'Atte ha messo al centro dell'annuale “Giornata cantonale della persona anziana” il tema “La felicità nella terza età”. Un caso? Certamente no.

Per il sociologo François Höpflinger, del Centro di gerontologia dell’Università di Zurigo, non c'è dubbio: poiché i “giovani anziani” tra 65 e 79 anni godono di maggiore benessere rispetto a qualsiasi altra fascia di età, e sono tra gli anziani più attivi, "molti hanno un’immagine nuova della terza età come di un’età dell’oro”. Insomma, se già i britannici hanno coniato, con una certa lungimiranza, l'espressione “green old age”, cioè “verde vecchiaia”; e se l'antropologo francese Marc Augé ha intitolato il suo ultimo libro “Il tempo senza età. La vecchiaia non esiste”, forse è davvero giunta l'ora di abbandonare certi pregiudizi sui pensionati dai capelli bianchi...