foto: wikipedia


Morat. La battaglia

pubblicato da Ticino Sette #44 - 2.11.13

Quanta cieca violenza percorse quei campi, quanta sete di vendetta ribollì nelle acque del Murtensee... (pubblicato nel contesto de "Gli svizzeri").

Sulle alture di Morat (Murten) soffiarono i venti delle guerre di Borgogna. Furono anni di battaglie laceranti che diedero fama continentale alle capacità militari svizzere. Quanta cieca violenza percorse quei campi, quanta sete di vendetta ribollì nelle acque del Murtensee e quanto orgoglio patriottico scorse nelle vene di quegli uomini? Fu nell'estate del 1476 che le terre della signoria savoiarda si macchiarono di tanto sangue, soprattutto straniero, e che tra i boschi circostanti risuonò il metallo delle picchie e la polvere da sparo.

Piccolo grande lago
Più piccolo e timido tra i laghi ai piedi del Giura, quello di Morat sembrava attendesse di inghiottire gli invasori, parte di quei 15-30 mila uomini agli ordini di un violento, bruciato dall'orgoglio, il duca Carlo I di Borgogna, detto "il temerario". Accecato dalla vendetta, pochi mesi dopo la cocente sconfitta a Grandson, sordo alle sue vaneggianti mire espansionistiche, il duca era troppo sicuro di sé. Li riteneva rozzi e sempliciotti, ma quei 15-25 mila confederati si rivelarono in realtà audaci e scaltri. Oh, quanto li sottovalutò! Non bastò la cittadina fortificata, no, anche le acque pescose del lago obbedivano alla signoria, ma tutto sarebbe cambiato da lì a poco: prima amici, poi d'un tratto nemici. Come il duca Renato II di Lorena che, vistosi invaso il proprio regno da Carlo, qui si rifugiò in cerca di alleati, qui comandò la cavalleria e gli alsaziani, accorsi in aiuto agli svizzeri. Carlo non poteva immaginare che nelle sponde di quel lago, all'altezza del villaggio di Meyriez (Merlach), sarebbero cadute così tante lacrime dagli occhi del potente ducato, messo in fuga perché sorpreso, annientato senza pietà perché mal preparato

Trappola in campagna
La piccola Svizzera di otto cantoni, guidata da Berna, alleatasi ai Savoia contro i potenti Asburgo, sentiva che Morat non poteva rimanere a lungo nelle mani di un infame, Giacomo di Savoia, conte di Romont e amico del temerario. Per questo Berna e Friburgo la occuparono, installandovi una guarnigione guidata dal generale bernese Adrian von Bubenberg, signore di Spiez. Una provocazione in più per il cocciuto Carlo, che decise di farla pagare una volta per tutte agli svizzeri. La sua marcia verso Berna iniziò in primavera, non prima di aver ricostituito a Losanna un imponente esercito di mercenari inglesi, lombardi e fiamminghi. Installò il campo e il suo enorme seguito di soldati e cortigiane a ovest, sulla frontiera con Berna. Circondò la cittadina e al contempo, a qualche chilometro di distanza, avrebbe attirato gli svizzeri, stanandoli dalle montagne, colpendoli ai fianchi durante il loro attacco frontale, annientandoli così nei campi. Un piano quasi perfetto. Il 18 giugno il primo assalto a Morat, che il prode von Bubenberg respingerà dopo ore di combattimento.

Lo sfondamento svizzero
Il giorno della battaglia il cielo era grigio, il volto di Carlo rosso di rabbia. Dalle alture circostanti ecco i due fronti, i Borgognoni dall'attuale Courlevon, gli svizzeri a Courgevaux, guidati dal violento ma capace zurighese Hans Waldmann: sarà lui che attraverserà a cavallo il campo di Carlo con gli stendardi cantonali. E poi l'argoviese Hans von Hallwyl, già in prima fila a Grandson, con gli uomini dell'Oberland e di Friburgo; e la retroguardia del lucernese Gaspard de Hertenstein. Nello scontro, mentre Hallwyl sconfiggerà le guardie del corpo del duca, Waldmann sbucherà da dove Carlo aveva previsto, dai boschi di Birchenwald, ma compatto, coi temibili picchieri a riccio, e perforerà il campo nemico, colto di sorpresa e impreparato. Bubenberg intanto uscirà dalla città con seicento uomini respingendo i lombardi. L'uccisione di un comandante del duca farà battere i Borgognoni in una ritirata confusa verso Romont, mentre lungo la sponda del lago periranno soprattutto migliaia di lombardi. Il duca raggiunse Ginevra soltanto con trenta cavalieri, umiliato nuovamente, per essersi troppo occupato dell'assedio di Morat e per aver scelto un campo di battaglia troppo piccolo per il suo enorme esercito. Quasi trenta mila Borgognoni morirono, a fronte di soltanto cinquecento svizzeri.

Fonti:
Dizionario storico della svizzera;
"Atlas des plus mémorables batailles, combats et sièges des temps anciens, du Moyen-Âge et de l'âge moderne", Franz von Kausler, (1831, Ed. Herder);