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Aiuti umanitari, furto insabbiato

pubblicato da L'Inchiesta #2 - marzo 2012

I soldi ticinesi per l'Ecuador sono finiti nelle mani sbagliate: ma il governo non lo sapeva ...

Tra il 2004 e il 2007 il Ticino ha speso 120 mila franchi per aiutare gli abitanti del villaggio di Carabuela (Ecuador) ed evitare così la loro emigrazione illegale in Ticino. La gestione del progetto, denominato "Mushuk Tuparig" è stata affidata alla Consono di Lugano, di Mimi Lepori Bonetti, ex consigliera nazionale Ppd. Ma secondo Alex Muenango Ramos, un migrante di Carabuela, «il progetto è servito a poco e ne ha approfittato solo una stretta cerchia di persone».

Per esempio il coordinatore sul posto, un ex migrante in Ticino, ha rubato materiale per 20 mila dollari ed è sparito all'estero. Il governo ticinese non sapeva nulla di questo furto, dice il cancelliere Giampiero Gianella. Perché Consono non l'ha informato? Interpellata da L'Inchiesta, Lepori Bonetti non lo dice.

Secondo Consono, grazie al progetto 32 persone hanno ricevuto un certificato di accesso al sistema educativo nazionale. Ramos contesta queste cifre. Consono afferma di aver distribuito 5'900 franchi a oltre cento famiglie per riparare macchine tessili. In realtà una parte li ha usati per altre cose, ammette il coordinatore del progetto Claudio Naiaretti. Il materiale artigianale prodotto, sostiene Consono in un documento del 2008, è finito nella «vendita diretta» tramite due nuovi negozi e ha consentito un «aumento del guadagno» per prodotto.

Non è andata così, dice Ramos. «Sono stati sì prodotti molti capi artigianali ma nessuno o quasi è venuto a comprarli». Stando a Ramos, «i due negozi pagati dai contribuenti ticinesi sono chiusi da almeno tre anni». Quando nel 2007 il Ticino ha interrotto i pagamenti, il progetto «è stato portato avanti direttamente dalla comunità locale» si difende Naiaretti che sostiene di non essere informato sugli sviluppi più recenti. «Ha avuto senso provare a dare una mano a una popolazione molto toccata dal fenomeno migratorio». Secondo Lepori Bonetti, si è voluto mettere in atto «una dinamica diversa per chi vive il fenomeno dell'immigrazione e per di più da clandestino».

Note:
L'articolo è stato ripreso anche qui.


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