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I reucci del piatto

pubblicato da La Regione Ticino
"Boulevard" #67 - 21 dicembre 2007

Di cosa scriviamo: di certi "cani" che menano la musica delle notti ticinesi. Per chi lo scriviamo: per quelli che a malincuore rimpiangono il Juke Box...

Strana categoria quella dei Disc-Jockey (dj). La prima classe, ristretta ed esclusiva, è composta sembra da una decina al massimo di personaggi al mondo, veri e propri marchi commerciali e spesso anche produttori musicali. Professionisti osannati e richiesti dai club più in voga e che arrivano a guadagnare anche decine di migliaia di franchi a notte. Sono i "re" incontestati delle discoteche, che sanno come animare una nottata, come tenere alto il ritmo, come affollare la pista da ballo.

In mezzo, una schiera non molto nutrita, fatta di persone note tra gli appassionati, i cui nomi riempiono anche le pagine di internet e che figurano spesso come "resident" (ospite fisso) nei club. Sono capaci e talentuosi, e pure il piccolo Ticino può vantare qualche "piatto d'oro", falangi nostrane che sfoderano dischi e trastullano levette come pianisti. La terza classe è la più numerosa, di cui qui si scrive. Sono tantissimi, debuttanti allo sbaraglio, con nomi che sfiorano il ridicolo e che, non si sa come né perché, né tanto meno legittimati da chi, li trovi davanti alla consolle ogni notte. Sono i "reucci" del piatto, quelli che si credono bravi, persino "artisti", ma che non sanno abbinare due accordi e ai quali andrebbe vietata l'entrata. Non per limite d'età, né per il look inadatto, ma per oggettivi limiti artistici.

Questi reucci, di cui il Ticino è pieno, sono degli incapaci, sono fantini sbrigliati del disco, equilibristi acrofobici del missaggio, giocolieri sciancati alla consolle. E li pagano pure! Sono i dj Solita Solfa e i dj Disco Fisso, quelli che "mangiano pollo" tutte le not ti, così che quel disco rimane incollato alle dita. Il dramma, mi pare, è che i gestori dei club, brave persone con un certo senso degli affari ma decisamente privi di estro e creatività, affidano proprio ai reucci un potere: decidere quale musica tutti i clienti devono (se vogliono) ballare. Ma che devono per forza ascoltare. Il reuccio è quel tizio che propone le stesse identiche canzoni di quel sabato notte. Mettendoci magari, addirittura, dell'entusiasmo.

Quelli della prima e seconda categoria, fanno almeno uno sforzo: la ricerca musicale. S'imbarcano per le capitali mondiali della musica, Londra, Berlino, Tokyo, New York, Parigi, a trovare ispirazione, o semplicemente fare acquisti per poi diffondere una novità. I reucci no, loro si ripetono all'infinito, replicano, copiano. Scoprono un pezzo alla radio, di solito il nuovo single di un dj della prima classe, se ne invaghiscono e ne fanno un'ossessione personale.

Alla faccia dei clienti, il loro "estro" si rivela essere quello di riproporlo decine di volte, con annunci altisonanti del tipo benvenuti a una nuova (nuova?) serata al club Non Ci Torno Più. A queste persone andrebbe pure vietato l'uso del microfono. I reucci del piatto continuano imperterriti nel loro delirio musicale, anche se la pista da ballo è vuota. Come se fossero alla loro festa di compleanno.

I reucci non realizzano che certi clienti hanno pagato l'entrata per ascoltare e magari ballare sulle note di qualcosa di nuovo. Un buon esempio di questi incapaci lo offre persino YouTube. Ma un certo pubblico, curioso e intelligente, castiga senza pietà: Google elenca oltre 600 pagine sul tema Worst Dj (peggior dj).

La maggior parte dei clienti in Ticino pare se ne freghi: c'è un imbarazzante silenzio sul tema, anche in internet. E allora i reucci proliferano, con il loro nulla musicale. Non è così in Italia. Alcuni denunciano che "qui in Italia ci sono spesso dj resident incapaci di mixare decentemente e non capisco come sia possibile che certa gente suoni ogni sabato".

Per altri "moltissimi di loro sono dei perfetti incapaci privi di qualsiasi gusto musicale, non azzeccano un pezzo, non conoscono i gusti del pubblico, non sanno convincere". Eccetera. A volte, insomma, c'è da rimpiangere il buon vecchio Juke Box, i tempi in cui era il cliente a decidere la musica da ascoltare.

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