Professione detective

pubblicato da Ticinosette #38 - 22.9.2017
Ricordate gli investigatori privati come l'affascinante “Magnum P.I.” o la scaltra “Jessica Fletcher”? Ebbene, è solo finzione. In realtà i detective in Ticino non se la passano poi così bene, complice un mercato piccolo ma molto affollato, dei cambiamenti giuridici importanti e, più in generale, le mutate esigenze della società. Per capire meglio il settore, tuttora avvolto dalla discrezione e che si muove in una sorta di “zona grigia” dal punto di vista legale, abbiamo avvicinato alcuni addetti ai lavori.

Un mestiere ambito
Se in Ticino dal 2014 non fosse obbligatorio seguire un corso di base di 40 ore e sostenere un esame (“psicologia, comunicazione, diritto, conoscenze professionali”), oggi probabilmente avremmo molti più investigatori (o pseudo tali), appostati di notte nelle vie o sotto casa. Porre dei paletti qualitativi sembra dunque giusto, anche se non allontana i cialtroni, ci dice Andrea Fassi della “FaspIntelligence” di Lugano, sulla piazza da più di vent'anni: “in Ticino, nella maggior parte dei casi, c'è improvvisazione, purtroppo. Tutti i giorni c'è qualcuno che si inventa esperto in sicurezza o investigazioni”. Complice la crisi, infatti, c'è chi vorrebbe arrotondare lo stipendio in questo settore, senza la benché minima competenza.

Nei grandi cantoni come Berna o Zurigo, o in Romandia, chiunque invece può fare questo mestiere (vedi intervista sotto). Soltanto a Ginevra i detective sono raddoppiati dal 2005 al 2015, riporta la stampa. Sapere a chi affidarsi non è dunque semplice. Se in Francia nel 2014 si contavano 800 agenzie, e la “Federazione italiana istituti privati investigazioni, informazioni, sicurezza” ne annovera almeno un migliaio, le circa 700 agenzie esistenti in Svizzera nel 2013 sono davvero tante! Così nel piccolo Ticino.

“Sì, siamo in tanti, ma i campi d’applicazione delle scienze investigative sono molti e nessuno di noi è specializzato in tutto” ci dice ad esempio Michel Venturelli dell'agenzia “IRX” di Bellinzona. In Ticino ci sono infatti ben 125 tra società e persone indipendenti autorizzate, ma l'attività rientra sotto la legge dei servizi privati di sicurezza (eventi, commerci, ecc.). Nei fatti vi sarebbero al massimo 15-20 “veri investigatori”, e non più di 5 riuscirebbero a campare di questo mestiere. Ma di cosa si occupano?

Meno tradimenti, più minori
C'è investigatore ed investigatore. Nel 2010 ad un portale il detective privato luganese Giotto Alliata ha detto che “nell’investigazione privata di oggi (…), tradimenti e crisi matrimoniali sono ancora una fetta consistente del lavoro. Col passare degli anni però sono aumentate le richieste inerenti ad altre sfere”. Invece Fassi ci dice: “personalmente tratto poco questi casi. Ma capitano ancora quando ci sono delle fortune di mezzo, una parte magari vuole sapere come stanno le cose preventivamente per sapere come muoversi in seguito”.

Gli altri ambiti di attività potrebbero sorprendere: il controllo dei minorenni! Già Alliata lo diceva: sono “(...) sempre più frequenti infatti le richieste per il controllo dei minori”. Fassi conferma. “Mi è capitato ultimamente. Delle famiglie hanno più figli e uno di questi comincia a creare qualche 'problema', i genitori se ne accorgono e vogliono sapere chi frequenta, dove va, cosa fa. Spesso sono genitori impegnati con le loro attività e non è sempre facile stare dietro ad un 16enne”. E che cosa si scopre di così losco? “Nella gran parte dei casi fumano qualche spinello o bevono qualcosa di troppo la sera, niente di stravolgente” precisa Fassi.

Guerre economiche
L'economia globalizzata, la forte concorrenza e la crisi fanno sì che tra imprese, società e multinazionali ci si dichiari “guerra” sempre di più per fare affari: spesso le informazioni sono tutto. Nel 2013 lo zurighese Bruno Strebel, volto storico dell'investigazione elvetica, alla stampa ha dichiarato: “la criminalità economica è molto più interessante dei mariti che tradiscono”. Forse anche perché si guadagna di più?

Anche per Fassi a Lugano è così: “mi occupo di più di aspetti commerciali, assicurazioni e banche che hanno bisogno di certe informazioni su certe situazioni”. Di più non vuole dirci, ma ci spiega il caso di una società importante in Ticino di cui preferisco non citare il ram: “il direttore se ne andava e bisognava sapere in che modo, cioè controllando tutti i computer, cosa aveva sottratto oppure no, chi incontrava, in quali paesi si recava, dove magari c'erano dei clienti che potevano creare problemi all'ex società”.

La cronaca parla sempre più spesso del furto di dati bancari sensibili o di “spionaggio industriale” ad opera di pirati informatici. Insomma, l'investigatore oggi è anche un esperto di nuove tecnologie, computer, software di recupero dati, ecc. Ma altri ambiti di attività sono altrettanto insospettabili...

Occhio alla badante!
All'inizio degli anni 2000 in Svizzera si è cominciato a parlare di una vera e propria piaga: la violenza fisica e psicologica sugli anziani, non per forza nelle case di riposo. Per esempio nel 2008 un'inchiesta di un settimanale ticinese ha rivelato al pubblico questa raccapricciante realtà, spesso invisibile alle statistiche.

Venturelli conferma: “sempre più persone sono obbligate a delegare a terzi la presa a carico di bambini e anziani. Gli anziani in particolare a volte sono particolarmente deboli dal punto di vista psichico e questo può portare a dei maltrattamenti da parte del personale curante. Su incarico dei parenti monitoriamo la situazione e vediamo cosa sta succedendo”.

Non è tutto. Persino il mondo del baby-sitting è un “sorvegliato speciale” per Venturelli e un triste caso di cronaca del 2012, accaduto nel Bellinzonese, gli dà ragione: una baby-sitter con problemi psichiatrici malmenava un bambino di 10 anni. Sulle modalità investigative nemmeno Venturelli ovviamente si sbottona, ma ci svela un altro settore curioso: quello dei fannulloni e degli assenteisti. “Si tratta di verificare se chi si dà malato lo è veramente e se chi va a lavorare - in particolare chi lavora fuori sede - si comporta correttamente o meno” afferma Venturelli.

Le frodi assicurative
Falsi invalidi, finti infortunati, lavoratori in nero ecc., costano molti soldi allo Stato e ai contribuenti. Le assicurazioni hanno dichiarato guerra a queste frodi dotandosi di investigatori e “ispettori sociali”, ma non sembrano bastare mai: se non se ne assumono di più, bisogna a volte rivolgersi ai detective.

Nel 2016 “sono state due le persone sottoposte a sorveglianza da parte di un'agenzia investigativa (…). È uno strumento utile, ma si tratta in ogni caso dell'ultima ratio (...)” ha detto ad un portale Monica Maestri, capo ufficio delle assicurazioni sociali del canton Ticino. La scelta è comunque pagante per i contribuenti: i controlli eseguiti l'anno scorso hanno consentito di contenere la futura spesa di 8,2 milioni di franchi, a fronte di alcune migliaia di franchi di onorario per l'investigatore.

Ma da agosto tutto si è fermato: a Zurigo una donna invalida ha avuto ragione di tutti gli investigatori. La Corte europea dei diritti umani prima, e il Tribunale federale poi, hanno ritenuto esagerato il pedinamento che subiva perché pregiudicava il suo diritto alla privacy. La legge svizzera sulla privacy infatti è severa, ma anche tanto vaga: fotografie, filmati, intercettazioni di persone ecc., sono legali solo in pochissime situazioni e a condizioni molto precise.

Fassi non si scompone troppo: “per quelle agenzie i cui clienti sono prettamente delle assicurazioni questo è effettivamente un momento un po' difficile, ma diciamo che c'è sempre la maniera di trovare un 'escamotage' e di fare comunque il lavoro”. Insomma, fino a dove può spingersi un detective senza agire illegalmente? È questa la grande questione ora in mano ai politici. Ma è anche il segreto di chi il mestiere lo sa fare bene, magari collaborando con la polizia: “se facciamo degli appostamenti è meglio avvisarla, così evitiamo che un inquilino si preoccupi vedendoti appostato da due giorni” dice Fassi.



"Molti agiscono illegalmente”
Intervista - In Svizzera manca tuttora un quadro legale e formativo uniforme in tutti i cantoni. L'Associazione svizzera dei detective privati (FSPD in tedesco) con sede a Zurigo, dagli anni '50 cerca di tutelare la qualità della professione. Ne parliamo col suo presidente Fritz Nyffeler.

Signor Nyffeler, quali sono i principali problemi attuali per gli investigatori in Svizzera?
“Il problema principale è che c'è poco lavoro. Le assicurazioni hanno cominciato ad avere al loro interno i propri investigatori privati, inoltre la SUVA, nella lotta alle frodi assicurative, non può più far sorvegliare le persone come faceva prima, come ha stabilito una sentenza del Corte europea dei diritti dell'uomo lo scorso ottobre 2016”.

Ma allora perché ci sono sempre più persone che lavorano in questo settore?
“Il mercato praticamente è troppo piccolo. Una volta c'erano i privati che chiedevano di indagare sui casi di infedeltà nei matrimoni, ma questo si fa sempre meno. Oggi quindi nelle investigazioni prevalgono i delitti economici, soprattutto i casi di lavoro in nero, per esempio nel settore dell'edilizia o anche solo del giardinaggio: i casi di dipendenti che utilizzano il veicolo aziendale per fare lavori privati in nero è ormai molto diffuso”.

Perché nella FSPD ci sono così pochi membri ticinesi e romandi?
“Ce lo chiediamo anche noi. Ce n'erano molti di più una volta, poi si sono staccati man mano e la scusa è sempre la stessa: escono dalla FSPD perché non c'è più molto lavoro, proprio come in Ticino, dove però (dal 2016, ndr.) la legge per esercitare è molto più severa: serve un permesso e ci sono dei corsi da fare che costano parecchio: sono infatti aumentati da 400 a 650 franchi!”.

Non in tutti i cantoni però è così: è giusto regolamentare come si fa in Ticino?
“In tanti cantoni della Svizzera tedesca, come in Ticino, serve un corso e un permesso che costa abbastanza, e sei vuoi lavorare spendi molti soldi, perché anche ogni dipendente deve avere la licenza. A Zurigo o San Gallo, come in Romandia, invece non serve, ma noi crediamo che è giusto che ci sia. Perché c'è molta gente che inizia questo lavoro senza avere una minima idea dei diritti civili, che agisce senza rispettare la legge e poi porta un rapporto in tribunale che non può essere utilizzato”.

Poco tempo fa si parlava di un concordato inter-cantonale per regolamentare meglio il settore, ma poi è stato accantonato. Per quale motivo? “I cantoni, tra cui il Ticino, che volevano fare il concordato si sono accorti che bisognava mettere in piedi una infrastruttura informatica e di personale enorme, perché nel ramo c'è anche tutto il settore delle ditte di sicurezza. Si tratta di migliaia di persone. Semplicemente un apparato simile per tutti i cantoni costerebbe troppo, anche se probabilmente ci saranno ancora dei tentativi per resuscitarlo. Vedremo”.