Vagoni. Vite in carrozza

pubblicato da TicinoSette #10 - 8.3.2013

Il treno è il viaggio, quindi metafora della vita. Ha un inizio e una fine, da qui a là...

Il treno è il viaggio, quindi metafora della vita. Ha un inizio e una fine, da qui a là. Stare in un vagone piuttosto che in un altro non è neppure sempre un caso: chiedetelo ai pendolari in certi paesi. Da noi puntualità (quasi sempre) e pulizia (quasi ovunque) costano caro, anche in termini di solitudine. Il viaggio è spesso solitario. Gli unici scambi di solito sono col bigliettaio o con gli annunci vocali automatici. Musica, libri, riviste, pensieri, paesaggi e silenzi: ognuno se lo vive come vuole il treno. In teoria è proibita la musica e le telefonate a volumi che possono disturbare, ma dalle cuffie di Seba l'hip-hop lo sente anche il macchinista, mentre dal cellulare della Raffi capisci che sua mamma è appena stata dal parrucchiere...

Prima, seconda, terza classe
Triste constatare che anche il treno divide la società in categorie economiche. Ma come? Non si volevano cancellare le disparità sociali? Non ho mai visto un vagone di prima classe stracolmo, ma sono pronto a essere smentito. Quanto ci costano 'ste suites viaggianti semi vuote? Quanti rischiano di farsi il tragitto in seconda come cavalli, mentre in prima ce ne starebbero molti seduti? In Italia c'è chi s'è beccato una multa perché stava in piedi in prima col biglietto di seconda. La notizia fece scalpore, poi la donna venne rimborsata perché riconosciuta in buona fede dall'impresa. In Italia (stavolta) sono avanti: in una trafficatissima tratta in Liguria è stata soppressa la prima classe per poter fare sedere tutti! In Inghilterra, crisi imperante del post-post-thatcherismo, c'è chi pensa di introdurre la terza classe per chi ormai non può nemmeno permettersi la classe standard! Fantascienza nel nostro severissimo paese. Multe per biglietto non obliterato (pensateci, il verbo significa anche "far svanire"!), bicicletta di sfroso, occupazione abusiva seppur momentanea della classe non assegnata, cane incustodito, bambini isterici, piedi puzzolenti, violenza, danneggiamenti, abbonamento dimenticato, scarpe sul sedile,...

Esistenze sui binari
Stazione di Venezia invasa dai turisti, me compreso: sportelli chiusi, casse automatiche che non vanno o che ci vuole la laurea per capirci qualcosa, treno in ritardo, nessun annuncio, nessuna indicazione, nessun dipendente delle ferrovie in giro, ... che disastro! Succede di peggio per la cronaca: treno si schianta contro una parata, treno merci deraglia, auto investita al passaggio a livello, scontro treno-gru, treno-scuola bus, frane e scoscendimenti, chiude e riapre e poi richiude la linea ferroviaria del San Gottardo. E quanti suicidi camuffati da "investimenti"? In questo paese il suicidio o il tentato suicidio va comunicato alle autorità "solo se provoca ferimenti o danni al treno", entro trenta giorni dall'evento. Se uno si suicida coi farmaci in treno, nessuno lo saprà mai. Non provoca feriti o danni. L'anno scorso, Intercity Zurigo Chiasso, settanta passeggeri a bordo, un tizio si cosparge di benzina ma non riesce ad immolarsi, allora si spara alla testa. La vita scorre sui binari, avanti e indietro, a volte, ahi noi, senza ritorno.


Fatti loro, fatti nostri
In India e altrove la gente trabocca dai vagoni. Noi esitiamo a sederci vicino a qualcuno. In India e altrove ci sono passeggeri sui tetti. Da noi lo si fa come scherzo incosciente. Stupisce la leggerezza con cui la gente parla dei fatti propri nel treno. Il massimo sono certi giovani e i loro drammi scolastici o amorosi, diari aperti tra un "té... zio!" e un "mega" qualcosa. Oppure vieni a sapere che il tizio finisce alle sette il lavoro, ha una moglie, ha comprato i ganci per la tenda, non alla Migros ma all'Aldi, il bus era in ritardo, all'incontro di lavoro si è parlato di questo e di quello, ecc. E poi strilli di bambini di mamme un po' arroganti, due sedili per l'obeso, mezzo per il magro, Samsonite tra le cosce, piedi scalzi, gambe allungate, le belle gambe della ragazza, il suo seno che vibra al deviatoio, colazione e pranzo e cena sul sedile, vetro abbassato l'estate, corrente d'aria, l'anziano che rompe, parasole incastrato, gabinetto occupato, ancora occupato, "squattato", non agibile del tutto, il carrello degli snack, il caffè fa schifo. Intercity, ICN, InteRegio, Tilo o S-Bahn, bah, è poi uguale. Tanto lui non ti aspetta comunque, o lo attendi o corri. Il capotreno fischia, chiavetta nel paletto arancione e via, a volte controlla, altre no, auto-controllo e blitz alla fermata. E poi succede quel che succede, proprio nulla oppure si fa di tutto, persino il cattivo gusto di fabbricare un trenino di cioccolato lungo 34 metri.