Cabine telefoniche. Oltre il fisso

pubblicato da TicinoSette #16 - 20.4.2012

A quanto pare il loro destino sembra segnato dal 2017, oppure le vedremo ancora ma saranno molto più tecnologiche...

Un luogo che è sempre meno luogo, diciamolo pure. Quante volte capita ancora di ficcarsi tra quelle pareti trasparenti di plexiglass per fare una telefonata e sentirsi all'improvviso osservati come manichini in vetrina? Poche, siate sinceri. L'ultima volta risale ad almeno dieci anni fa. Se uno oggi dice che deve chiamare da una cabina, come minimo si pensa che sta organizzando un colpo o che sta avvertendo di un allarme bomba. Tutta colpa dei cellulari che, senza dubbio più pratici ma più nocivi e non certo più anonimi, stanno ormai segnando una progressiva scomparsa dei telefoni pubblici.

L'estinzione di una specie
Erano albi per annunci di ogni tipo e sono diventati cimeli da giardino. A New York le hano usate come librerie sparse per la città, al cinema come location al cardiopalma nel bel film "Phone Booth", altrove ancora sono state decorate da artisti inventivi, oppure distrutte da automobilisti incapaci o da adolescenti frustrati, oppure ancora come contenitori di carne umana, quando negli Stati Uniti ventidue persone sono riuscite ad entrarvici. Sono talmente allo sbando che, qui da noi, scrive un utente di un portale, "spesso sono sporche e puzzano di fumo" e "vengono impiegate principalmente da turisti e spacciatori". Chi ne avrà vista qualcuna in giro, si sarà chiesto "ma esistono ancora?". Un noto operatore telefonico svizzero infatti sta usando l'accetta, o meglio, lo svita bulloni e gru per sradicarle dal territorio, manco fossero degli alberi marci o delle oscene costruzioni. A quanto pare il loro destino sembra segnato dal 2017, oppure le vedremo ancora ma saranno molto più tecnologiche. All'inizio del millenio si contavano in Svizzera quasi 11 mila cabine pubbliche. Nel 2010 ne sono state tolte 630 e ad oggi ne rimangono attorno alle 7'500, di cui 4'400 a pagamento con la moneta, per garantire il cosiddetto "servizio universale". Una vera strage, compiuta impunemente sotto i nostri occhi.

Chiama che ti passa...
Gli odierni bambini elettromagnetizzati, tanto è precoce l'uso del cellulare, non sanno nemmeno cosa siano. I loro genitori, una volta realizzato che esistono ancora, avranno spiegato che quelle scatole lì, una volta, tanti anni fa, permettevano alla gente di telefonare per strada. Che ne sanno oggi gli adolescenti di quei libri telefonici ingialliti, che se ne stavano lì a penzolare, spesso strappati o incendiati dai vandali? Che ne sanno delle sudice cornette nere di plastica smontabili (oggi rosse fiammanti) che si sbatacchiavano per farle funzionare? E di quelle tastiere argentate a cubetti, morbide al tocco? Chi scrive è orgoglioso di dire "sì, io le ho usate!". Per un certo periodo, pagare con la moneta era diventato quasi impossibile. Poi sono arrivate le tessere, anche lì, quelle per un "impiego semplice e rapido: nessuna procedura lunga di selezione, basta comporre il numero di destinazione", afferma il noto operatore. Qualche anno fa è stato preso in contropiede. Sembra che, presa da un improvviso senso di "solidarietà telefonica", dal primordiale impulso di parlarci, la gente abbia iniziato a chiamare in modo compulsivo. Nel 2007 il noto operatore comunica di aver contato "circa 77 milioni di chiamate" dai telefoni pubblici e che, non è uno scherzo, come "ringraziamento" ha offerto chiamate gratuite su rete fissa in Svizzera per ben cinque giorni di marzo. Il classico zuccherino prima della mattanza?

Appesi al cordone
In questo preoccupatissimo paese c'è ancora chi lotta contro la modernità. La cosa fa un po' sorridere nel terzo millennio, ma ci sono dei comuni che ritengono la questione prioritaria. Di fatto, senza il loro accordo e quello dell'autorità federale, nessuno può togliere alla nonnina del paese la sua amata cabina pubblica. L'aprile scorso, un isolato comune ticinese ha protestato contro il noto operatore, che voleva smantellare per lo scarso utilizzo, e ha chiesto pari trattamento tra città e periferia. In cambio, nel peggiore dei casi, una linea veloce per internet. Non si sa com'è andata a finire. L'avere o no un telefono pubblico in piazza è un problema così grave da occupare persino l'attività parlamentare: è successo ben due volte (!) solo l'anno scorso, a livello cantonale e federale. Se può confortare, stanno smantellando anche le famose "red boxes" del Regno Unito, ma ogni volta gli inglesi protestano. E fanno bene: almeno le loro hanno stile e si notano subito. Mica come le nostre, grigiastre, troppo trasparenti e con il logo del noto operatore fissato sul tetto, a mo' di taxi o di giostra illuminata la notte. Non invogliano molto ad entrarci.