Crac Bipielle, Lo Conte cercasi...

pubblicato da RFT - 5 maggio 2010 (aggiornato 12.2012)
Mentre sul piano penale tutto tace, avanza (molto lentamente) la causa civile per uno dei maggiori dissesti finanziari della piazza luganese...

Il crac della Bipielle Bank di Lugano avrebbe danneggiato decine di clienti, in maggioranza italiani, per almeno 30 milioni di franchi. E nonostante rappresenti uno dei maggiori scandali della piazza finanziaria ticinese, mancano notizie incoraggianti. Viene da chiedersi, a ormai ben 7 anni dai fatti, su cosa abbia lavorato il procuratore pubblico Giovan Maria Tattarletti (ex "concorrente" nella elezione tacita (!) del giugno 2010 a procuratore generale di John Noseda), nelle cui mani risultava essere l'incarto. Ma Tattarletti forse pensava già di vincere su Noseda, e nonostante pare sia stato pure affiancato dal neo magistrato Andrea Gianini), misteriosamente l'incarto è slittato nelle mani di Manuela Minotti-Perucchi.

In Italia, almeno all'ex numero uno della banca, Gianpiero Fiorani, per le sue fantasiose operazioni contabili sono state inflitte pene in ottobre per falso in bilancio. In Ticino? Nulla, mistero! Del processo del 2011 non si è saputo più nulla. Si sa solo che i due ex direttori a Lugano, Fabrizio Donati e Pierluigi Gallo, sono finiti in carcere nel 2003 e ci sono state altre persone interrogate. Forse meglio tirare alla lunga, perché proprio Noseda era stato l'avvocato di Donati e Gallo e da lì a poco sarebbe stato eletto magistrato capo? Perché così facendo ci sarebbe stato il tempo, dal 2003 ad oggi, per la Banca popolare italiana, a cui apparteneva la Bipielle Bank di Lugano, di trascinare le procedure di liquidazione (con ben due liquidatori!) e trasferire parzialmente attivi e passivi presso una sua controllata, la Banca Aletti, pure con filiale a Lugano, guarda caso?

Fatto sta che sul piano civile le richieste di risarcimento avanzano, anche se molto, molto lentamente (un caso?), dato che risalgono al 2006. Lo conferma il legale luganese di due tra i tanti clienti italiani che si sono visti mandare in fumo i risparmi di una vita, una coppia di medici italiani. Entro fine maggio, la pretura di Lugano deve quantificare il danno da loro sopportato.

A farsi vivo, tocca ora al liquidatore di una delle scatole cinesi coinvolte nello scandalo, il faccendiere italiano Antonio Lo Conte. Piccolo problema: Lo Conte risulta a piede libero dal novembre 2008 e ha davvero poco interesse a varcare il confine. Era stato arrestato su rogatoria svizzera e inspiegabilmente liberato pochi giorni dopo, pare per la mancata collaborazione giuridica tra Italia e Svizzera, la quale non riconosce l'estradizione per i propri cittadini.