Un liceo un po' diverso

pubblicato da Azione #21 - 18.5.15

Curiosità, autonomia, motivazione, partecipazione, sono alla base delle giornate culturali. Siamo andati al liceo di Bellinzona e a quello di Lugano Savosa...

Grazie alla “Legge giovani” del 1996, il cantone promuove, anche tramite le scuole, le attività giovanili basate su «uno spirito di autodeterminazione». Le giornate culturali nei licei, ossia le “autogestite”, ne sono un esempio. Qualche anno fa il direttore del liceo di Mendrisio, Mauro Arrigoni, scriveva: «una scuola che fa sua l’esperienza dell’autogestione si apre (…) alle novità e ai mutamenti che accompagnano la crescita delle nuove generazioni, anche in quegli aspetti che, nell’ottica dell’impegno sociale e della partecipazione, sembrano patire di una marcata involuzione» (da “Scuola ticinese” n. 292/2009).

Arrigoni interpellò alcuni studenti di allora, dando voce al grande impegno, motivazionale e organizzativo, che richiedono queste giornate, in particolare tra i membri della “commissione autogestite”. La partecipazione di tutti gli altri studenti è altresì fondamentale altrimenti, diceva Arno, un ex studente, «sarebbe la fine di una bella opportunità». Un'opportunità che ancora oggi si rinnova in diverse sedi, segno che molti studenti ancora credono al senso di questa iniziativa. Ma con quale spirito? E come la vivono? Per saperlo ci siamo recati alle autogestite del liceo di Bellinzona (23-25 marzo) e di Lugano-Savosa (27-28 aprile).

«Ogni anno il nostro liceo organizza dei giorni autogestiti nei quali gli studenti diventano 'protagonisti' della scuola. Sono infatti gli allievi che propongono delle attività da svolgere invitando dei relatori da tutto il canton Ticino e oltre, per parlare di tematiche vicine ai giovani ma mai affrontate nelle lezioni normali. Le attività spaziano da atelier d'arte, di musica e danza ad attività più 'impegnate' come discussioni sull'abuso di droghe, racconti di viaggi, attività sul giornalismo, sulla politica, sulla scienza e molto altro ancora» ci spiega Alessandra Ortelli, al quarto anno a Bellinzona e membro della “commissione autogestite”.

Le sale e i corridoi sono agghindate a fantasia, il banco delle torte e dei dolci fatti a casa trabocca, ma soprattutto il programma all'albo è denso di proposte, dalle cure alternative alla mafia, dalla neurologia all'Hip Hop, e gli ospiti sono esperti riconosciuti, insegnanti o professionisti. Notiamo cioè moltissima curiosità tant'è che, ci dice Alessandra, «quest'anno abbiamo ricevuto oltre 300 proposte, troppe per svolgere solo tre giorni di autogestite. Siamo stati perciò costretti ad eliminarne molte».

Al “LiBe”, il liceo bellinzonese, è da una ventina d'anni che si promuovono le giornate culturali. Alessandra non nasconde che sarebbe bello avere un'intera settimana di autogestione, ma il calendario scolastico primaverile, già ricco di vacanze (Carnevale, Pasqua), di gite, di attività esterne, ecc., non lo permette. Si deve quindi «garantire una certa continuità didattica», ci spiegherà il direttore del liceo Omar Gianora.

«Il nostro obiettivo principale è parlare dell'autogestione, cioè di qualcosa di un po' diverso dalla normale attività scolastica» ci racconta Alessandra. «Quest'anno è andata molto meglio degli anni scorsi, con solo il 7% di assenze», dice, perché la partecipazione degli studenti è obbligatoria. «Le attività che hanno riscontrato maggiore partecipazione riguardavano il tema del sogno, il cervello, il tatto, la microbiologia e l'improvvisazione musicale (jam-session)». Gli studenti che invece partecipano come pubblico come la vivono? «Abbastanza bene, sono tutti molto felici dell'autogestione, anche se forse le idee sono venute tutte un po' all'ultimo momento, nell'ultima settimana prima delle giornate» dice Alessandra.

L'impegno della “commissione autogestite”, in particolare, è notevole. Il direttore Gianora si compiace: «sono stati circa un centinaio gli allievi che quest'anno hanno proposto delle attività, grazie alle personali conoscenze dei relatori e al forte interesse per uno specifico tema». Può trattarsi di tematiche scolastiche da approfondire, oppure di argomenti estranei al ciclo di studio liceale ma, in ogni caso, tutto viene “filtrato” dalla direzione perché, spiega Gianora, «anche se si tratta di attività organizzate dagli allievi, le giornate culturali rimangono comunque un “momento di scuola”». Quindi alcune proposte «sono state sacrificate soprattutto a causa delle scarse referenze del relatore o del profilo commerciale e propagandistico dell'offerta» ci dice.

Si tratta di «preservare un'informazione equilibrata, oggettiva e scientificamente attendibile», ma «si può comunque parlare di autogestione perché gli studenti, di anno in anno, possono caratterizzare ogni fase del processo», dai temi ai relatori, dalle decorazioni all'uso degli spazi. Alessandra ci confida tuttavia un disappunto: a Bellinzona «i docenti non sono obbligati a partecipare e la maggior parte non c'era, anche perché avevano pianificato i consigli di classe proprio in quei giorni. Secondo noi è sbagliatissimo! I docenti dovrebbero partecipare quando sono gli studenti che si danno da fare».

Al “LiLu2”, il liceo di Lugano Savosa, dopo anni della cosiddetta “settimana speciale” che era gestita solo dai docenti, quest'anno si sono tenute le prime due giornate di autogestione. C'è dunque molto entusiasmo, le aspettative sono alte, tant'è che anche il direttore Aurelio Sargenti ci confida di tenere moltissimo alla riuscita delle giornate, alla «dignità» didattica delle proposte, al fatto che partecipino anche le classi di secondo e terzo anno per dare continuità all'iniziativa. Qui vige l'obbligo di presenziare per gli insegnanti, salvo valide giustificazioni. La sede è un po' meno decorata rispetto al “LiBe” ma c'è la stessa meticolosa preparazione e programma nutritissimo (dal Bhutan alla “scuola alternativa”, dai giochi da tavolo alla violenza domestica, ecc.).

«È andata molto bene, non ci sono stati grossi inghippi organizzativi e il tasso di assenza è stato contenuto» afferma Diego Baratti della “commissione autogestite”. «C'erano docenti assenti ma la grande maggioranza era giustificata. Le attività col maggiore tasso di iscritti è stata, curiosamente, una conferenza sul cervello e alcuni dibattiti politici (uno sul San Gottardo, uno sugli stupefacenti). Siamo contenti, quello che ci aspettavamo era di avere dei giorni per noi, poche assenze, divertire i ragazzi. Era il primo anno e forse a livello organizzativo dovremo concentrarci di più per alcune cose».

Ci ha forse un po' sorpreso la modalità di alcune attività sia al “LiBe” sia al “LiLu2”: la classica lezione frontale, esperto in cattedra, allievi che appuntano e pongono poche o nessuna domanda. Ci saremmo cioè aspettati più reattività e vivacità dagli studenti. Alessandra ci assicura che ciò avveniva, per esempio in certe attività pratiche. «È vero che una parte delle attività si svolge sotto forma di 'lezione frontale'», dice Gianora, ma altre più artistiche o sportive «presuppongono un coinvolgimento attivo dei ragazzi». Sargenti commenta che ciò dipende essenzialmente dagli allievi. «Non c'erano solo attività che sembravano “molto scolastiche”, ma anche alcune più interattive, come Zumba, ecc. E poi siamo comunque sempre in una scuola» sostiene Diego.