Altre notizie selezionate

 

Passa a Lugano
il "crac Giacomelli"

 

Anche un faccendiere ticinese dietro al crollo dell'impero sportivo italiano della famiglia Giacomelli. Ma lui la passa liscia...

RFT, 11 maggio 2009

Il nome è sempre lo stesso, così come le storie di giganteschi crac finanziari, debiti bancari colossali e la classica “cassaforte” in Svizzera e Lussemburgo. A cambiare, solo i soci in affari e il periodo. Il faccendiere ticinese di Balerna, E. B., oggi membro di una nota finanziaria della piazza luganese, era finito nella seconda metà degli anni Novanta, nella lista degli indagati del crac Montedison in Italia con l’accusa di corruzione.

Stando alla stampa italiana, perché faceva il direttore di una società a Lugano legata al gigante italiano della chimica, prima, della finanza, poi, miseramente crollato sotto i pesanti debiti bancari. Nel 2001, il suo nome viene stralciato dal tribunale penale di Milano solo perché le accuse erano cadute in prescrizione. Insomma, non s’era mai fatta chiarezza per tempo.

Ad oggi e dal 2003, dirige la succursale di Lugano di una holding finanziaria con sede nel paradiso fiscale del Lussemburgo, creata attorno al gruppo italiano di articoli sportivi Giacomelli Sport Group, ai tempi d'oro con negozi in nove paesi del mondo, poi praticamente fallito nel 2004 a causa di manovre contabili fantasiose. I titolari italiani sono tutti finiti in manette per truffa, bancarotta fraudolenta e falso in bilancio.

Il direttore è stato condannato nel luglio 2008 dal tribunale di Rimini a oltre nove anni di carcere. Ma "l'impero" s’è sgonfiato sotto i debiti con le banche italiane per milioni di euro, lasciando a casa 3 mila dipendenti. Nel gruppo aveva investito persino la grande banca elvetica Ubs, acquisendo una quota azionaria. Nei giorni scorsi, il Tribunale d’appello ticinese, accogliendo l’istanza del tribunale di Rimini, ha posto in moratoria concordataria la società del Lussemburgo, e dunque anche la succursale luganese diretta dal ticinese.