Flavia Leuenberger


Vespasiani. Templi del bisogno

pubblicato da TicinoSette #32 12 agosto 2011

"Mostrami il tuo bagno e ti dirò chi sei". Crocevia di storie e miserie, di necessità e ingegno, il gabinetto pubblico è anche la nostra rappresentazione...

Non ce ne voglia Tito Flavio Vespasiano. Stando al biografo imperiale Gaio Svetonio Tranquillo, l'imperatore romano acquisì fama non solo per aver fatto costruire il Colosseo, ma anche perché fu il primo ad imporre una tassa per l'uso, appunto, del vespasiano, come viene popolarmente chiamato in Italia il sempre meno diffuso servizio igienico, a forma di garitta o di edicola (nella foto un esempio a Berlino). La tassa aveva un motivo ben preciso: raccogliere l'ammoniaca contenuta nell'urina che serviva per conciare le pelli. Si narra che la cosa non piacque molto al figlio Tito, il quale in segno di sfida al padre, un giorno lanciò una moneta in una latrina, ma Vespasiano la raccolse ugualmente uscendosene con l'ormai famosa "pecunia non olet!", ossia il denaro non puzza. Se fosse ancora vivo, oggi Vespasiano sarebbe forse il più acerrimo nemico del "Committee to End Pay Toilets" che, dagli anni Settanta e con un certo successo, negli Stati Uniti rivendica il diritto della gratuità per le oltre 50 mila latrine a pagamento stimate nel paese

Ah, lo sciacquone!
Non meno successo ottenne invece l'inglese Joseph Bramah, padre dello sciaquone, il famoso "Water Closet", come oggi lo conosciamo, da lui brevettato alla fine del Settecento. Ma nonostante la sua buona volontà, è un fatto che nemmeno i bagni pubblici a pagamento garantiscono sempre pulizia, profumi gradevoli, sapone e, soprattutto, carta igienica. Nemmeno nella ricca e, si dice, pulita Svizzera. Ci sono infatti gabinetti pubblici di "lusso", costati ai contribuenti tanto quanto una potente vettura sportiva, che a volte lasciano a desiderare. Come in Piazza Collegiata a Bellinzona: provare per credere. In certi momenti l'orinatoio pubblico del "salotto" della capitale non è molto decoroso, malgrado il "pavimento in graniglia con superficie levigata antisdrucciolevole" e apparecchi sanitari "in acciaio inox con fissaggi nascosti", capaci di garantire (in teoria) un "periodico risciacquo" e "un buon grado di pulizia". Così recitava il messaggio municipale che ne chiedeva la ristrutturazione. Questioni di naso, dunque, ma anche di geometrie, nobili sederi e regali dimensioni, giacché non è raro che qualche sfortunato obeso si lamenti, come ha fatto qualcuno in un forum pubblico, scrivendo che i gabinetti pubblici son fatti "per chi ha il culo a mandolino". Insomma, si ravvedano i progettisti comunali.

Il rischio del vivere quotidiano...
Oltre che di odori e di dimensioni, trattasi ovviamente di necessità vitali che, però, a volte possono espletarsi in un luogo pericoloso, se non addirittura mortale. Lo ha sperimentato sulla propria pelle quel pover uomo che, una sera di settembre dell'anno scorso, nei pressi di Zurigo ha rimediato ferite e ustioni gravi quando è esploso il gabinetto pubblico che stava usando (pare per un corto circuito dell'asciugatore automatico per le mani). Ma morire per una ritirata è dunque possibile? Sì, stando alle cronache cinesi dell'estate scorsa, secondo le quali un funzionario pubblico è deceduto dopo essere scivolato in una latrina che, in Cina, a quanto pare sono profonde e poco sicure. Luogo svalutato, si diceva, ma che qualcuno ha pensato bene di rivalutare facendone arte e luogo chic. L'idea non poteva non essere dei francesi, inventori del bidet nel Settecento: l'artista parigino Eric Salles decora e addobba i gabinetti pubblici della capitale, e non quelli qualunque, ma sui prestigiosi Campi Elisi. Dal Belgio, poi, il dovere dell'evacuazione è anche piacere ludico: mentre si espleta, si gioca ai videogames grazie ad una consolle e ad uno schermo. I bagni pubblici sono anche dei confessionali, pagine (quasi) bianche per novelli poeti tormentati, scrittori dal talento nascosto, o semplicemente albi per annunci di un certo tipo.

... e i suoi piccoli e grandi drammi
Non meno importanti i significati più intimi e oscuri che celano, come il dramma della madre disperata che, l'anno scorso, ha abbandonato il suo neonato nei bagni pubblici vodesi del Parc Vertou a Morges. Come l'eccitante vedo-non-vedo del cantante George Michael arrestato in compagnia in un gabinetto pubblico di Beverly Hills, o lo squallido caso del pensionato di Ginevra sorpreso con un ragazzo Rom di 13 anni che si prostituiva. Luogo, manco a dirlo, anche di giurisprudenza per avvocati: nel 2005 il comune di Bissone si è dovuto difendere fino al Tribunale federale per poter ristrutturare i suoi servizi igienici pubblici. E di infiniti litigi come in Valle di Blenio dove, l'anno scorso, l'enigma di disporre di gabinetti pubblici ad Olivone ha animato parecchio gli animi. O forse, e soprattutto, anche le viscere.

Note: dopo questo articolo, il 29.11.11 il consigliere comunale di Bellinzona Luca Buzzi ha scritto un'interpellanza al Municipio, chiedendo lumi su vari aspetti. Il 13.12.11 il municipale Plr Christian Paglia risponde e si apprende: che "a dire il vero nascono comunque alcuni dubbi sull’impiego di apparecchi in acciaio inox che possono manifestare, a seguito di un uso improprio di prodotti di pulizia e/o per vandalismi vari, problemi di ossidazione superficiale, quindi macchie di ruggine"; che pur essendo videosorvegliati "non esiste un’indicazione della presenza dell’apparecchiatura di videosorveglianza. Prossimamente (si) provvederà alla posa una adeguata segnalazione".