Stesso mare, stessa valle?

pubblicato da Ticinosette #26 - 26.6.15

La maggioranza dei ticinesi non rinuncia alle ferie sul Mediterraneo, ma ben un quinto preferisce le valli dell'alto Ticino...

Toglieteci tutto, ma non le ferie al mare! Sembra banale, ma è il motto che vale anche per la maggioranza dei ticinesi. Ce lo conferma per esempio Gaby Malacrida, portavoce per il Ticino di Hotelplan Suisse e Italia, per cui il 35% delle vendite complessive annuali combacia col periodo estivo, seguite da quello invernale (30%) e dalle vacanze autunnali di inizio novembre (20%) che, dice, “solo negli ultimi anni suscitano interesse anche alle nostre latitudini”.

Scelte classiche
Le nostre destinazioni preferite, a distanza di alcuni anni, non sembrano molto diverse. Nel 2008 Malacrida disse che “le mete classiche sono pur sempre la Grecia, la Tunisia, il Mar Rosso e le Baleari”. Anche gli Stati Uniti figuravano come “una vacanza assolutamente di tendenza”. Nel 2013 Luca Poloni di Kuoni confermava "la Grecia, la Spagna e l’Italia nel Mediterraneo, le Maldive per l’estremo Oriente".

La “primavera araba” del 2010-2011 aveva comprensibilmente influito: “il Maghreb, la Tunisia, l’Egitto sono in netto calo” spiegò Poloni, mentre per la Turchia, ha detto il suo collega Giancarlo Leonardi, responsabile vendite Kuoni per il Ticino, quest'anno “c’è stata una buona richiesta per la Turchia nonostante le proteste che ci sono state a Istanbul”.

Ma Turchia a parte, ci dice oggi Malacrida, le mete a medio raggio che amiamo di più sono ancora “la Grecia, con le isole principali Creta, Kos e Rodi; la Spagna (Maiorca e Gran Canaria); Cipro; l’Europa del nord; l'Italia; le crociere nel Mediterraneo e anche il Mar Rosso, in ripresa rispetto alla passata stagione”. Tra le mete più lontane, continua l'esperta, primeggiano “l’Oceano Indiano (Seychelles, Maldive, Mauritius, Madagascar), l’Oriente (Indonesia), gli USA (tour itineranti di gruppo e individuali, con visite ai parchi e noleggio camper), il Canada”.

Insomma, se certo non mancano gli “Indiana Jones” ticinesi, gli avventurosi e i grandi curiosi di novità, sembriamo preferire i luoghi di mare per antonomasia. Ciò non sembra valere solo per il mare: “di solito il ticinese che va in montagna va dove va sempre” osservava Poloni.

Turismo chilometro zero
Una fetta importante di ticinesi ama invece le nostre montagne, i nostri laghi, le nostre valli, magari potendo usufruire di una casa secondaria o di un rustico, che sono notoriamente parecchi: rappresentavano fino a poco tempo fa, secondo l'Osservatorio del turismo (O-Tur) dell'USI, circa il 70% di tutti i pernottamenti. “Non è certo per non spendere se andiamo sui monti. A noi la vacanza piace semplice e spartana” ha dichiarato per esempio una famiglia ticinese.

Il fenomeno del turista indigeno è forse troppo poco considerato rispetto all'annosa crisi del settore, poiché risulta molto più diffuso di quanto si pensi. Sono dati interessanti, riconosce il direttore di Ticino Turismo, Elia Frapolli: “tanto più il ticinese stesso scopre, percorre e conosce il territorio che lo circonda, tanto meglio riesce a trasmettere ai nostri ospiti l'attaccamento alla propria regione, rafforzando così quel senso di ospitalità che purtroppo ancora scarseggia alle nostre latitudini”.

Il primo studio sull'impatto del turismo nel cantone, pubblicato l'anno scorso, fornisce finalmente qualche cifra: ben il 20% degli impulsi dei flussi turistici “è generato dai ticinesi” si legge. Ossia, un quinto degli abitanti passa le ferie, se non a casa, poco distante, soprattutto “nella regione Bellinzona e Alto Ticino: qui più di un terzo della domanda globale del turismo è da ricondurre al turismo dei ticinesi che si spostano all’interno del proprio Cantone per passare le ferie o per altri scopi turistici”.

L'indotto è di oltre mezzo miliardo di franchi (circa 545 milioni!) all'anno, stima lo studio. Insomma, altro che spiagge dorate all'ombra delle palme: per decine di migliaia ticinesi sono le nostre montagne e i nostri boschi la vera vacanza estiva.

Chi va in agenzia
Ma come prenotano le ferie i ticinesi che partono? Sempre più tramite internet (le cosiddette prenotazioni "dirette"), anche se la consulenza in agenzia è ancora importante per molti. È cambiato anche il mercato dei viaggi. In voga dagli anni '90 in tutto il mondo, secondo vari osservatori il tempo dei “last minute” sembra quasi finito (cioè l'acquisto di posti invenduti poco prima di una partenza con, teoricamente, forti ribassi al cliente).

Oggi si parla piuttosto di “first minute” o di “advanced booking”: sarebbero proprio questi, ha dichiarato Malacrida, i modelli preferiti dai ticinesi. In pratica più si acquista in anticipo, più si risparmia su un servizio proposto da poco dagli organizzatori. Per quanto riguarda Hotelplan, ci dice, le prenotazioni "dirette" sono un 15-20% della domanda.

“Il consulente di vendita di un’agenzia di viaggi, forte della propria esperienza e del suo know-how, rimane e rimarrà anche in futuro l’interlocutore ideale, in modo particolare per viaggi articolati e complessi” spiega. Il motivo principale è che “è a disposizione prima della partenza ma anche durante la vacanza stessa, qualora il cliente dovesse necessitare di aiuto o richiedesse un’assistenza sul posto”.

I dati nazionali, riportati dall'Ats, confermerebbero un ritorno dei clienti verso i tradizionali punti vendita: le circa 200 agenzie viaggi in Svizzera hanno aumentato il fatturato nel 2014 di quasi il 3% rispetto all'anno precedente. Anche i dati di gennaio 2015 sembrano consolidare questa tendenza. Possiamo immaginare che ciò sia anche dovuto ai tempi particolarmente incerti sul piano geo-politico (rivoluzioni, proteste, crisi, terrorismo, ecc.). All'Ats il direttore della Federazione svizzera delle agenzie di viaggi, Walter Kunz, ritiene infatti che ciò sia dovuto “alla crescente complessità delle offerte in rete e anche a considerazioni di sicurezza e di qualità”.

Chi riserva con un click
Certo bisogna prendersi il tempo per setacciare le molteplici offerte e sapersi fidare dei pagamenti on-line, ma è innegabile che Internet ha cambiato il modo di conoscere i luoghi e le modalità per andarci. La prenotazione elettronica (e-tourism, e-booking, ecc.) la fa sempre più da padrone. Un sondaggio di Allianz Global Assistance, citato dall'Ats, stima che ormai ben il 63% degli svizzeri sceglie questo sistema, mentre il 22% si reca ancora in agenzia.

Le conseguenze? Storici e affermati operatori chiudono o cedono le loro attività. L'ha fatto il Touring club svizzero nel 2009, smantellando 24 agenzie e licenziando 150 persone; e lo faranno le Ferrovie federali svizzere (senza licenziare) alla fine di quest'anno.

“Il cliente che prenota in internet lo fa, d’abitudine, all’ultimo momento, 'sotto data di partenza', ricercando per lo più viaggi e/o soggiorni 'semplici' che non richiedono la consulenza di un professionista” ci dice Malacrida. E ciò non dipenderebbe nemmeno dall'età dei vacanzieri, ha detto Poloni, di Kuoni: “anche i giovani tornano in agenzia. L’offerta su internet oggi è talmente vasta che anche loro apprezzano la consulenza, che non necessariamente costa di più. Preferiscono andare sul sicuro e farsi consigliare".

Questione di età
I dati statistici a livello nazionale sollevano due aspetti interessanti. Il primo, più ovvio, è che a viaggiare di più sono i giovani tra 25 e 44 anni, con una media di 3,3 soggiorni all'anno. "Soprattutto i giovani sono sempre più attratti da soggiorni brevi” ha dichiarato Malacrida citando le grandi città europee.

Il secondo aspetto curioso è che saremmo gli svizzeri che viaggiano meno di tutti: faremmo “solo” 2,2 viaggi all'anno (sia in Svizzera, sia all'estero) rispetto agli oltre 3 degli svizzero francesi (specie all'estero) e ai 2,7 degli svizzero tedeschi (sopprattutto in Svizzera). Siamo forse meno curiosi, meno esterofili, oppure è solo una questione di risorse economiche? Sembrano diversi i motivi.

In parte potremmo spiegare ciò col fatto che il Ticino conta il maggior tasso svizzero di popolazione anziana. La popolazione di 65 e più anni, che rappresenta oltre un terzo degli abitanti, statisticamente non è molto vacanziera: farebbero al massimo 2 viaggi all'anno, spesso al mare, spesso in Italia, di preferenza prima o alla fine dell'estate, informa per esempio l'Associazione ticinese terza età (Atte).

Chi rimane nel cantone in estate ama passeggiare, giocare a bocce, a carte, ecc. Per i "grandi anziani" invece, afferma l'Atte, è “importante prevedere compagnia e accompagnamento già in anticipo, e non all'ultimo minuto quando la famiglia sta per partire in vacanza".

Perché viaggiamo meno?


Ma per spiegare come mai saremmo gli svizzeri che fanno meno vacanze ci sarebbero diversi altri motivi, sia oggettivi, sia soggettivi. “Culturalmente siamo più latini e di conseguenza, per noi, la vacanza 'importante', intesa come la più lunga, è quasi sempre legata al periodo estivo, soprattutto per il target famiglie” ipotizza Malacrida. Così come è un unicum culturale il nostro calendario scolastico che prevede la pausa estiva più lunga di tutta la Svizzera: quindi “è decisivo” per le ferie, secondo l'esperta, e “di conseguenza si programmano vacanze tra giugno e agosto”. Ma non è tutto.

A Ticinosette Stefano Scagnolari, responsabile dell’O-Tur dell'USI, afferma che “le difformità in termini di reddito pro-capite contribuiscono a spiegare almeno in parte tale fenomeno”, inoltre è noto che “chi vive nelle grandi città servite da grandi aeroporti e stazioni ha una tendenza ad effettuare un numero più elevato di viaggi”.

Ciò avrebbe un'altra conseguenza: non disponendo di grandi aeroporti (se non Malpensa a un'ora di viaggio) e di grandi stazioni ferroviarie (come Zurigo o Milano) a causa delle ridotte dimensioni del cantone, l'automobile è il mezzo di trasporto preferito per le mete a medio raggio. Infine, per lo studioso il nostro clima più mite rispetto al resto della Svizzera invoglierebbe meno a partire. Anche Scagnolari conferma quanto già segnalato in precedenza: “un’elevata mobilità dei ticinesi all’interno dei confini cantonali legata a motivi di svago”.

Poco lamentosi
Il fatto che ci piace restare in Ticino in estate e che, se partiamo, scegliamo le classiche mete di mare (magari stessa spiaggia, stesso hotel), potrebbe spiegare in parte perché siamo anche quelli che si lamentano meno con le agenzie viaggi e gli operatori turistici.

Stando al rapporto del 2014 del mediatore del settore viaggi Franco V. Muff1, le contestazioni su base nazionale sono aumentate del 4% in un anno, arrivando a 1'642 casi trattati, ma quelli ticinesi non erano nemmeno un paio (1,5). Secondo Muff “verosimilmente perché i ticinesi tendono a viaggiare partendo dall'Italia, un'alternativa più pratica e spesso più vantaggiosa per loro”.

La maggior parte dei reclami non nasce nei tradizionali punti vendita, piuttosto nelle offerte in internet: “è stupefacente constatare a che punto certi consumatori manchino di prudenza quando scelgono un fornitore in internet. Un sito ben fatto non dice molto sull'affidabilità dell'organizzatore” avverte Muff. “Tenendo conto della tendenza di riservare sempre di più tramite internet, dobbiamo attenderci una percentuale di lamentele ancora superiore nei prossimi anni”. La maggioranza dei disguidi è tuttavia risolta telefonicamente con l'ombudsman.

Ci piacciono le ferie?
Vorremmo concludere con questa domanda. Considerando il proverbiale stacanovismo elvetico, dovremmo meritarci più vacanze. Invece non è così. Nel 2012 stupimmo l'Europa bocciando l'iniziativa dei sindacati “6 settimane di vacanza per tutti” (invece delle classiche quattro per la maggior parte di noi). La proposta fu rifiutata da quasi sette votanti su dieci, anche se in Ticino quasi uno su due era d'accordo. Andò però a votare solo il 45% dei ticinesi, il che la dice lunga su quanto possiamo scalpitare per qualche settimana di ferie in più.

"Un’iniziativa che probabilmente in Italia avrebbe ottenuto un appoggio plebiscitario” scrisse per esempio “Il fatto quotidiano”. “La proposta è stata bocciata anche nel più italiano dei cantoni svizzeri, il Canton Ticino” si legge, e “non è la prima volta che gli svizzeri bocciano iniziative per ridurre la durata del tempo di lavoro (ferie o numero ore settimanali)” riportò il “Corriere della sera”.

La crisi, si disse, “avrebbe accentuato la propensione elvetica alla disciplina ed all'operosità”. Sarà vero? “Il risultato di queste votazioni lascia perplessi” perché “il 90% dei francesi almeno direbbe di sì” commentò il francese “Le Monde”. Persino il nordico “Der Spiegel” si chiese “chi può dire di no a questo? Presumibilmente la Svizzera”: “perché gli svizzeri sono riluttanti a più tempo libero?”.

È una bella domanda. In realtà anche noi amiamo rilassarci in vacanza. Un sondaggio di Kuoni del gennaio scorso dice che quasi l'80% ci va “per riposarsi” (oltre che per vedere posti nuovi e stare col partner). Il 64% però lo fa per “lasciarsi alle spalle la quotidianità”, cioè lavoro, stress, famiglia, ecc. Non è che, a questo punto, molti ticinesi sono soltanto più furbi, riuscendo a riposarsi e a staccare la spina restando a casa propria?