Cibo, lo sperpero dei ticinesi

pubblicato da L'Inchiesta #4 luglio 2005
Le sei di sera di un mercoledì a Lugano, l'ora dell'aperitivo. Il bancone del bar è stracolmo di tartine, verdure, pizzette e quant'altro. Pochi clienti. Alle sette i camerieri sbarazzano, gettando nella spazzatura piatti ancora pieni di cibo commestibile. Ogni giorno questo sperpero si ripete: resti di pane, frutta, verdura, carne, buoni ma buttati a tonnellate. Quantità che potrebbero sfamare migliaia di poveri.

Milioni nel pattume
In Ticino, scrive la rivista "Dati" dell'Ufficio cantonale di statistica, nel 2003 si sono prodotte 100'522 tonnellate di rifiuti solidi urbani. Di questi, stando a uno studio dell'Ufficio federale dell'ambiente, delle foreste e del paesaggio su 33 comuni svizzeri (tra cui Croglio, Comano, Vacallo, Morbio Inferiore), il 29% è fatto di "rifiuti biogeni", pari a quasi 30 mila tonnellate. Si tratta di resti di cibo provenienti da economie domestiche, ristoranti e mense, ma anche scarti vegetali da giardino.

Una gran parte, precisa tuttavia lo studio "è costituita da prodotti alimentari ancora imballati la cui data limite di consumazione è superata". I circa 7 milioni di abitanti in Svizzera, denuncia l'associazione "Tischlein deck dich" (vedi in seguito), ogni anno buttano 250 mila tonnellate di alimentari. I 300 mila abitanti ticinesi ne produrrebbero dunque circa 10'700 tonnellate.

Il loro valore? Difficile dirlo. Ma si possono fare delle approssimazioni con l'Italia per affinità culturali e gastronomiche. Il settimanale del volontariato "Vita" ha quantificato a 4 miliardi di euro le 1,5 milioni di tonnellate di cibo commestibile sprecate nella vicina penisola all'anno. Dato che una tonnellata vale 2'600 euro circa, ossia fr. 3'900.-, lo sperpero ticinese varrebbe quasi 42 milioni di franchi. Una fortuna. Cifra che l'Ufficio cantonale della gestione dei rifiuti non conferma, non avendo dati in merito.

Di questa montagna di cibo, poco o nulla viene riciclato: gran parte è destinato all'incenerimento, mentre circa mille tonnellate l'anno vengono recuperate dalle mense, tra cui quelle scolastiche. "Giornalmente" informa Elena Pedrioli dell'Ufficio cantonale della refezione scolastica, "accusiamo circa una media di 55 chili di scarti". Il 60% sono resti di cucina, il 30% dai piatti, il 10% da menu già preparati ma non consumati.

Cibo per i poveri
In Ticino nessuno si preoccupa di recuperare questo ben di dio e darlo agli indigenti. Nemmeno Caritas, per cui ci sarebbe già un'assistenza sociale minima garantita, dice Marco Fantoni. Nel canton Vaud, invece, Caritas ha di recente aperto un "banco alimentare" a Morges. E i grandi magazzini? Scarsa la sensibilità di Migros. Se fino a qualche anno fa gli avanzi finivano in pasto ai maiali, oggi non più, per presunte questioni "d'igiene", dice la portavoce Francesca Sala.

Un'opinione non condivisa, ad esempio, dall'Ufficio della protezione delle acque e gestione dei rifiuti di Berna, per cui "questo cibo è impeccabile se le prescrizioni dell'ordinanza sugli epizootici sono rispettate". Secondo Migros la rimanenza "è minima" e viene venduta a prezzi promozionali. Mentre la ridistribuzione ai poveri non sarebbe così semplice per motivi di costi e organizzazione.

Coop invece collabora con l'associazione zurighese "Tischlein deck dich", presente in 21 città (5 punti sarebbero previsti anche in Ticino), che ogni settimana sfama 3'900 persone, distribuendo circa 420 tonnellate di derrate l'anno.

In Svizzera un miliardo nei rifiuti

Il record negativo europeo per il cibo buttato è degli inglesi. L'Inchiesta stima che lo sperpero degli svizzeri valga quasi un miliardo di franchi.

I maggiori spreconi al mondo, manco a dirlo, sono gli Stati Uniti, con il pattume composto per il 45% di cibo commestibile. In Europa, gli inglesi, con 3,4 milioni di tonnellate per un valore di 30 miliardi di euro. In Italia, il 41% dei rifiuti è costituito da pasta e riso, mentre il 26% da latte e derivati. Secondo l'Onu, lo spreco inglese basterebbe per sfamare ogni anno 150 milioni di persone nel mondo.

Nella ricca e opulenta Svizzera, denuncia l'associazione "Tischlein deck dich", ogni anno si buttano via 250 mila tonnellate di cibo commestibile, pari a 685 tonnellate al giorno. Le economie domestiche fanno la loro parte: quasi un terzo dei rifiuti (28,5%) è fatto di cibo. E la tendenza è in aumento (23% nel 1992).