"Slowdive", un tuffo dovuto

12.9.14

A Ginevra per l'unica data elvetica, la storica band shoegaze britannica è tutta una conferma per la qualità e la compattezza dopo ben venti anni di inattività...

Ginevra - Ho scoperto gli "Slowdive" nella metà degli anni '90. Mi trovavo in auto a Losanna con un tizio che li ascoltava già e che mi disse: "secondo me ti possono piacere". Ne fui folgorato. Sapere oggi che nascono nel 1989 e con soli 3 album pubblicati ma quasi 20 anni di inattività (!) - beati che se lo possono permettere - la band di Reading (Berkshire, UK) rappresenti ormai uno dei principali esponenti della scena "shoegaze", è straordinario. Seppi del loro nuovo tour mondiale 2014 in giugno ed eccoli con l'unica data in Svizzera, lo scorso 9 settembre a Ginevra, nell'ambito dell'ottimo "Festival La Bâtie". Appuntamento imperdibile, eppure non "sold-out" (!), come invece lo sono quasi tutte le date autunnali e invernali negli Stati Uniti. La Maison communale di Plainpalais a Carouge è il quartiere generale del festival che frequento per la prima volta.

Prima di loro suonano gli americani "Blouse" (Portland, Oregon), band nata nel 2011 (e si vede, sono giovanissimi) ma già con due album all'attivo. Non c'è molta gente a sentirli: quaranta minuti scarsi più "dream-pop" che "shoegaze", suonati bene ma che non mi procurano nessuna emozione. Sembrano una copia mal riuscita alt-rock dei "Blonde Redhead" - ma siamo lontani anni luce - e forse è proprio la somiglianza vocale della cantante Charlie rispetto all'impareggiabile Kazu Makino che rovina tutto. No, non ci siamo. Soltanto qualche riff finale del chitarrista Arian richiama la mia attenzione. Per caso parlerò con lui e il batterista, più tardi nel bel patio esterno della sala comunale. Se non fossero musicisti, sembrerebbero due insignificanti americanotti. Suoneranno il giorno dopo in Italia, ma non capisco subito dove a causa del suo accento americano: ah, sì, a Ravenna, Italia (PS: ma Arian dimenticherà chitarra e pedaliera a Ginevra!... - la notizia è su Facebook - ma si arrangerà lo stesso).

La buona notizia, davvero, è l'ottima acustica della vecchia e legnosa sala comunale di Carouge. Forse anche certe sale comunali del Ticino potrebbero rendere la stessa cosa, con parecchi accorgimenti, ovviamente (ma sappiamo che non succederà mai). Un quarto d'ora dopo ecco la gente: mi pareva strano che nessuno si filasse gli "Slowdive". Due tizi sono venuti apposta da Torino, mi dicono, dopo averli visti in luglio ad un festival a Padova. Me li sbologno, uno è logorroico, l'altro pensa solo a un'ucraina vestita di nero che parla col batterista degli "Slowdive" e che si pavoneggia con badge e macchina fotografica ("alloggia in un hotel a quattro stelle" mi fa il tizio, e ci sorgono subito alcuni pensieri...). Bah.

Oh, finalmente ecco Neil e Rachel (chitarra, voce), Christian (chitarra), Adrian (batteria) e Nick (basso). Da subito spaccano! Ti sparano in faccia un muro di suono distorto, riverberato, delayato, con una batteria leggera ma presente, belle sinfonie, ballate ruvide ma morbide. È l'intreccio di chitarre, basso, batteria e qualche synth che crea tutto: le due voci - il dolce timbro sia di Neil sia di Rachel - servono come collante. Li fanno tutti i pezzi, tutti i grandi classici, tra un cambio di chitarra e l'altra. Quando parte "When the Sun hits" è quasi commozione, poi "Machine Gun", ... e si parte in orbita quando Neil accenna le pennate di "Space Station". Non riesco a vedere la sua pedaliera, cazzo: quanto è grande? Che effetti usa? Allora chiudo gli occhi e volo. La gente - anche quei damerini di "hipster" che ormai invadono le città - balla, applaude, grida, fischia e sarà uno show onirico, splendido, perfetto, di un'ora e mezza, bis compreso, tanti "merci" di Charlie e un suo saluto finale al festival e a Ginevra.

Un graditissimo e dovuto ritorno, dico io, un tuffo ("dive") lento ("slow") ma d'impatto. Aspettiamo fiduciosi il prossimo nuovo album, annunciato da Neil e Charlie. Pausa fino al 22 ottobre per loro, prima data del tour USA in quel di Washington (ehi, Andrea, corrispondente Rsi, ti perderesti qualcosa!). PS: per info, birra a 5 franchi (2 di deposito), gabinetti fichissimi, ottima organizzazione, mezzi pubblici a portata di mano, l'uscita dalla sala concerto andava indicata meglio...). Ah, solo 35 franchi per questa pietra miliare dello "shoegaze", e siamo in Svizzera, altro che Moon&Stars a Locarno...