Pin-up ticinesi,
la ragazza non sfonda

pubblicato da TicinoSette #17 - 27.4.2012

Società ticinese inibita e donne piuttosto vergognose? La rubrica delle "pin-up" nostrane del quotidiano "Blick" sembra dimostrarlo. Analisi e tesi a confronto, tra trionfo del narcisismo, sconfitta del femminismo e pudicizia di costume...

"Abbiamo avuto solo due ragazze dal Ticino", conferma a "TicinoSette" Sabine Höltschi, responsabile della rubrica del "Blick", la più guardona della Svizzera, "Heute bin ich ein Star" ("oggi sono una star"). Dal 2009 centinaia di donne elvetiche della porta accanto, calasinghe, impiegate, studentesse, tra i diciotto e i trent'anni, si sono fatte fotografare semi-nude, anche se mai in modo volgare. Un successo inatteso ed inarrestabile: ad oggi vi hanno partecipato oltre 600 donne da ogni angolo del paese, fa sapere Höltschi. Ma tra queste solo due ticinesi, Nadya e Christina, entrambe madri e di Lugano. Eppure, ha commentato Höltschi, ci sono delle belle donne in Ticino! Già, ma la bellezza non basta.

Narcisismo dominante
L'iniziativa, unica nel nostro paese, non poteva non essere del "Blick", il giornale più sensazionalistico. Un fenomeno di costume nuovo e rilevante: non tutte si mostrerebbero senza veli, per di più non in un bollettino di paese, ma sul maggiore quotidiano a pagamento con oltre mezzo milione di lettori (622 mila nel 2011) si può fare un'eccezione. Vent'anni fa, qualcuno ricorderà, c'erano solo ragazze straniere e solo sulla terza pagina! Come si spiega?

Solo quindici anni fa, ha dichiarato l'ex capo redattore del giornale, Fridolin Luchsinger, sarebbe stato impossibile. Fu fatto un tentativo ma "ha funzionato per qualche settimana, poi abbiamo dovuto smettere: era difficilissimo trovare un numero sufficiente di ragazze disponibili a posare". Un motivo, per il giornalista, sarebbe il successo ottenuto negli anni '90 da alcune osannate modelle, come Cindy Crawford o Naomi Campbell, divenute stelle del mondo dello spettacolo, alla pari di attori e musicisti famosi. "Posare per un giornale, in un certo senso, è come immaginare di fare un passo verso il loro universo" ha detto.
Per gli studiosi del sociale, come l'antropologa Elisabetta Moro, nulla di sorprendente: "il narcisismo di massa è il fenomeno dei nostri tempi" ha spiegato. "Se una volta le vere pin-up erano un modello irraggiungibile, oggi tutte possono esserlo". Un'evoluzione aiutata indubbiamente dai nuovi mezzi di comunicazione come internet, dove molti si mostrano, sapendo che molti altri guardano. Siamo nell'epoca dell'individualismo e del voyeurismo: tra le giovani donne è infatti sempre più diffuso il teorema "mi esibisco, quindi esisto". Evoluzione, dunque, o ritorno al passato? Per buona pace delle femministe, la seconda ipotesi sembra quella più reale. La rubrica del "Blick" ha spazzato via in pochi anni alcuni dogmi del vecchio femminismo radicale. Dunque meno pin-up ticinesi significa maggiore femminismo in Ticino? Certamente no.

La storia culturale delle donne a sud delle Alpi lo dimostra. Per la storica Nelly Valsangiacomo, le svizzere italiane non si sono mai distinte per le rivendicazioni emancipatorie, nemmeno a livello intellettuale. "Dal 1960 al 1990" scrive, nella letteratura impegnata c'era solo "una decina di donne su poco più di cento autori". Un po' poche, considerando gli anni caldi a cavallo tra il '60 e il '70. Solo nel 1999, dice, la letteratura si è occupata di storie di donne, "limitandosi però essenzialmente ad un indirizzo di tipo giuridico-istituzionale". Nulla di liberatorio insomma, tantomeno di rivoluzionario, dice la scrittrice Susanna Tamaro, per cui "le grandi battaglie per la liberazione femminile sembrano purtroppo aver portato le donne ad essere soltanto oggetti in modo diverso".

Nulla di liberatorio insomma, tantomeno di rivoluzionario, dice la scrittrice Susanna Tamaro, per cui "le grandi battaglie per la liberazione femminile sembrano purtroppo aver portato le donne ad essere soltanto oggetti in modo diverso". Se può consolare, tuttavia, la rubrica del "Blick" rappresenta una forma di narcisismo non assoluto ma relativo, perché se oggi tutte potrebbero fare le pin-up, in realtà non tutte lo vogliono. Allo stesso tempo, è una spettacolarizzazione dal basso meno democratica di quanto sembra. Infatti, stando al "Blick", nessuna candidata è mai stata rifiutata, ma ciò non significa che si sono presentate donne di qualsiasi corporatura. Se gli artifici cosmetici, è vero, fanno miracoli, per la loro fisicità tutte rientrano in un canone di bellezza certo ordinario ma circoscritto. Discriminante per coloro che non si sentono di appartenervi, irraggiungibile per coloro che, fortunatamente, non si spoglierebbero mai pubblicamente. "Heute bin ich ein star", dunque, non fa che riprodurre un modello, o dei modelli, estetici già dominanti nella nostra società.

Società ticinese inibita
Un fenomeno che è "una riscossa dal basso, un modo di uscire dall'anonimato" ha spiegato ancora l'antropologa Mora. Una generalizzazione fuorviante e, come detto, non rappresentativa del Ticino. Diversi i motivi ipotizzati. Secondo Höltschi, per le ticinesi "venire fino a Zurigo per lo shooting comporta una lunga giornata", dalle 4-5 ore d'impegno oltre al viaggio. Pigrizia dunque? Forse, ma non solo: come mai allora le svizzere francesi partecipano più numerose pur vivendo distante da Zurigo? Il cantone Ticino è poco popoloso, ha motivato ancora Höltschi. Ma la demografia non spiega tutto, altrimenti perché alcune pin-up nostrane provengono da cantoni persino meno abitati del Ticino, come Basilea Campagna o Sciaffusa? E persino da comuni più piccoli di Lugano, come Dörflingen o Arbon?

Altra ragione ipotizzata da Höltschi è che il "Blick", scritto in tedesco, sarebbe poco conosciuto a sud delle Alpi. Ignoranza linguistica? In parte forse sì, ma a "TicinoSette" la corrispondente del giornale in Ticino, Myrte Müller, smentisce questa ipotesi: della rubrica ne avevano parlato ad esempio due noti portali internet ticinesi. Anche i numeri le danno ragione: in Ticino il giornale conta "nove mila lettrici" e "21 mila utenti singoli al mese del sito on-line", fanno sapere da Zurigo. Rimane ora una sola ragione predominante, quella culturale e di costume. La nudità è comunemente più accettata nei paesi del nord, perché vissuta come atto di gioia e di libertà. Al sud, invece, è più repressa e vista come vergognosa o come mera trasgressione. Questa è una delle particolarità del Ticino: benché sia parte di un paese alpino e comunemente ritenuto "del nord", prevale una mentalità "del sud", cioè repressiva della nudità. Nel suo libro "Cultes du corps" (Ed. Favre, 1985), la sociologa Eliane Perrin vede la causa in "fattori inibitori" e "nevrosi", che identifica "nella famiglia, nel matrimonio e nella morale cristiana".

Indubbiamente fortemente radicati nella nostra cultura. Un'inibizione presente persino nella segretezza di uno studio medico: "nelle consultazioni ho notato parecchia resistenza, pudore, vergogna" testimonia la sessuologa ticinese Linda Rossi.

È dunque culturale il motivo per cui il Ticino è totalmente privo di un vero star-system, come invece esiste oltre Gottardo. Privo anche di un vero gossip che i mass-media locali, a volte un po' provinciali e conservatori, preferiscono non trattare. Insomma, la giornalista Müller, che conosce bene le due realtà, conclude così: "ho l'impressione che le ragazze ticinesi siano più timide. Per loro spogliarsi e lasciarsi fotografare per un giornale ha sempre un pò l'aria dell'osceno".

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