Pochi pedoni, molti incidenti

pubblicato da Ticinosette #15 - 8.4.2016

Mobilità. Per essere riconosciuti come pedoni, sulle strisce bisogna esserci, altrimenti l'automobilista pensa di essere l'unico ad avere il diritto di utilizzare la strada...

Per fortuna non siamo in Cina, dove è diffusa la terrificante pratica di uccidere volutamente i pedoni rimasti feriti, così si evita di pagare gli altissimi costi sanitari alla vittima, molto inferiori ai risarcimenti in caso di decesso. Eppure in Svizzera, per esempio lo scorso 1. dicembre, è stato funesto con tre vittime in un solo giorno: due ragazzine di 14 e 12 anni rimaste ferite - quest'ultimo caso in Ticino - e un'anziana deceduta. Il relativo silenzio della società su questi fatti è forse meno imbarazzante? Mentre state leggendo altri pedoni sono stati, ahi noi, travolti.

Mille vittime l'anno
In Svizzera ogni anno circa mille pedoni vengono falciati, si badi bene, sulle strisce. I morti sono una ventina e i feriti gravi non accennano a diminuire. Il Ticino non fa una bella figura. Se il maggior numero di incidenti avviene, per ovvie ragioni, nei cantoni più popolosi, cioè Berna, Ginevra, Vaud o Zurigo, è proprio il nostro cantone che segue a ruota: nel 2014 vantava il maggior numero di pedoni feriti gravemente. Persino la polizia ticinese è rassegnata: “il numero dei feriti è diminuito per tutte le categorie di utenti, ad eccezione dei pedoni (…)”.

Se a volte anche il pedone è colpevole, l'impressione però è che il malcostume, da tempo, sia diffuso tra gli automobilisti. Le sue cause possono essere complesse e numerose, ma non l'uso abitudinario dell'auto: o è una questione di praticità o di pigrizia, oppure entrambe le cose. Nel primo caso, nonostante gli sforzi costanti delle autorità, sono note le lacune del trasporto pubblico in molte tratte: per esempio chi deve muoversi dalle valli verso i centri spesso non ha altra scelta. Nel secondo caso, gli studi nazionali ribadiscono che siamo, di fatto, i più pigri di tutta la Svizzera.

La somma di questi due fatti basta per spiegare lo stillicidio di pedoni investiti? Il problema coinvolge tutti gli attori della società, motorizzati o appiedati: cittadini, genitori, scuole, media, comuni, polizia, autoscuole, società sportive, ecc.

Quale sensibilità?
Perché in Ticino non c'è un'antenna di “RoadCross”, l'associazione svizzera che tutela le vittime della strada, presente invece nella regione tedesca (Zurigo) e francese (Losanna)? In Ticino esiste la “lobby dei pedoni” ma con fortune alterne. Dopo un ventennio l'ex “Gruppo per la moderazione del traffico”, sostituito dalla “Associazione per la mobilità attiva”, venne chiuso per “mancanza di finanziamenti”. E solo dal 2015 esiste la sezione ticinese di “Mobilità pedonale Svizzera”. La sensibilità al problema è anche una questione politica.

A livello cantonale, nell'arco degli ultimi 25 anni, i nostri politici si sono preoccupati dei pedoni soltanto sei volte, spesso solo dopo una serie di gravi incidenti, cioè quando la stalla è bruciata e i buoi sono scappati (gli atti parlamentari sono del 1994, 1999, 2004, 2008, 2009 e 2010). Nel 1994 una deputata denunciò, forse per la prima volta, che “nella Svizzera interna (…) vige maggiore rispetto per i pedoni”. La donna fece parecchie osservazioni ma tutte caddero nel vuoto. Calò il silenzio per un quinquennio. Nel 1999 ben dieci pedoni vengono uccisi, l'argomento torna ad occupare i pensieri di un deputato al quale l'autorità - in breve - dice che per legge tocca ai comuni agire, essendo proprietari delle strade; al contempo però si disse che “molti comuni” la legge la ignoravano bellamente.

Per altri cinque anni tornò il silenzio, finché nel 2004, dopo che morì un altro pedone a Bioggio, si diede finalmente avvio ad una campagna di sicurezza (“Strade sicure”), che ancora oggi attua misure adeguate. Le acque si calmarono un po', non gli incidenti. Nel 2008 un deputato puntò il dito contro i cellulari alla guida, ma si ritenne sufficiente quanto già si stava facendo.

Nel 2009 le nuove normative federali fanno sorgere nuove domande in parlamento: con fatti e cifre si concluse che “nonostante il continuo aumento della mobilità (…) il numero di incidenti e di vittime è in diminuzione” e che “non si può quindi parlare di emergenza”. Mai come in questo caso la rassicurazione fu sbagliata: nel 2010 rimasero uccisi dieci pedoni. I deputati tornarono alla carica, il cantone ribadì il coinvolgimento “a volte problematico” dei comuni, rei di “(...) dover spesso frenare, rinviare o rinunciare per questioni finanziarie o per mancanza di consenso nella cittadinanza”.

Il passo giusto?
Quindi molti comuni, consiglieri comunali e cittadini se ne infischiano dei pedoni? Sarebbe esagerato affermarlo. Per esempio a Lugano, il comune più grande, trafficato e rischioso per i pedoni, il tema ha preoccupato i politici locali – di ogni colore - molto spesso. Il comune ha (quasi) sempre rassicurato e/o agito. Eppure... La domanda è dunque un'altra: si ragiona troppo poco sulle vere cause e si rimedia troppo a posteriori (semafori, velocità, multe, ecc.)?

Per esempio nel 2013 un consigliere comunale preoccupato chiese perché ai passaggi pedonali non venissero introdotti due dispositivi tecnologici capaci, si badi bene, di segnalare la presenza di pedoni, oltre al semaforo e alle strisce1. Ciò sarebbe necessario se ci fosse già una “educazione pedonale” diffusa? Sembra quindi che a cambiare debbano essere le nostre abitudini, non la tecnologia.

A tal proposito, tra i vari atti parlamentari cantonali, citiamo quello del 1999 quando il deputato disse: “se la frequenza dei pedoni (…) è ridotta, un conducente (…) si abitua ad una scarsa presenza (…)” e così “con il tempo egli non tiene quindi più conto del passaggio pedonale”. Traducendo: meno il passaggio è frequentato, meno l'automobilista vi bada.

Quindi, paradossalmente, se meno pedoni attraversano le strisce, più il rischio che vengano travolti aumenta. Questa logica, che è anche quella dell'Ufficio prevenzione infortuni, è alla base delle nuove normative per cui, nel 2011, l'autorità ha rimosso una quarantina di passaggi pedonali giudicati “pericolosi”, proprio perché poco utilizzati.

Un luogo pericoloso
Quindi, semmai, è sul perché attraversiamo poco le strisce che ci si dovrebbe chinare. Perché siamo così tanto conducenti e così poco pedoni? Ci si potrebbe aspettare che la risposta si trovi, per esempio, nelle cinquantina di pagine del rapporto “La mobilità in Ticino nel 2014”, da poco pubblicato dal dipartimento competente. Ebbene, non c'è. Peggio, la mobilità pedonale è citata solo una volta (a pagina 3, nella prefazione di Claudio Zali). Come pretendere che i pedoni siano riconosciuti ogni giorno se non lo sono nemmeno sulla carta?

Non è sempre stato così, ma la priorità politica in Ticino pare sia sempre stata accordata piuttosto al traffico veicolare, non tanto ai pedoni. Da dove venga questa preponderanza lo ha spiegato nel 2009 lo stesso governo: trae origine dagli anni '70 “a seguito di uno sviluppo economico estremamente marcato” a cui si è accompagnato “(…) un incremento inimmaginabile del numero di veicoli in circolazione (…)”.

Parallelamente si è acuita l'attenzione ai pedoni, ma mai come alla mobilità veicolare, simbolo di produttività, benessere, tempo libero, ecc. Questa evidenza è ben spiegata, per esempio, nel libro Manifesto per la felicità di Stefano Bartolini, docente di economia politica e sociale a Siena:“per millenni (...) tutte le strade erano pedonali. Poi sono comparse le automobili e hanno trasformato l'ambiente umano per eccellenza in un luogo pericoloso per gli esseri umani”.

Se così non fosse, fateci caso, perché tenderemmo a ringraziare con un cenno della mano quando attraversiamo sulle strisce? Quando a concedercelo non è un semaforo ma un conducente? Per essere riconosciuti come pedoni, sulle strisce bisogna esserci, altrimenti l'automobilista pensa di essere l'unico ad avere il diritto di utilizzare la strada. Ciò significa che la sicurezza dei pedoni la fanno, prima di chiunque altro, gli stessi pedoni.

Reazioni:
"Se avete il modo di leggere "Ticino7" di ieri, a casa, al bar, fatelo. L'articolo sulla vita (e sulla morte, e sui pochi miracoli) dei PEDONI in Ticino, è una lettura utile" (post su Facebook di "I verdi del luganese",9.4.2016);

""...per millenni, tutte le strade erano pedonali. Poi sono comparse le automobili e hanno trasformato l'ambiente umano per eccellenza in un luogo pericoloso per gli esseri umani" ... ha scritto Stefano Bartolini, citato nell'articolo di Marco Jeitziner apparso ieri su "Ticino7". Da leggere!" (post su Facebook di M.J., 9.4.2016);


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