Onde notturne

pubblicato da Ticino Sette # 9 - 1.3.13

Sonnambuli, pantofolai, conducenti o lavoratori. Quando la radio è l'unico mezzo per esprimersi e ascoltare gli altri. Rigorosamente di notte...

Confesso di amare di più la radio nelle ore notturne che in quelle diurne. Diciamo dalle ventidue in avanti. È il momento del dialogo e delle confessioni, di sfoghi e di opinioni, di storie di vita belle ma anche tristi. Voci e soltanto quelle, dell'animatore un po' terapeuta ma sempre pacato, scevro di critiche, e dell'ascoltatore di turno che telefona per dire la sua in diretta, magari per la prima volta. Solo di notte certe emittenti, poche a dire il vero, sgomberano l'antenna da certa musicaccia commerciale e certi animatori caciaroni se ne stanno finalmente zitti. Proprio perché, di notte, al riparo dietro ad un telefono, sufficientemente anonimi, esposti solo con la propria voce ed opinione, noi ascoltatori siamo tutti meno inibiti.

Il popolo della notte
Quante volte avrei voluto telefonare per dire la mia o magari smentire qualcuno? Ma mi trovavo al volante. E allora ascoltavo, a volte sorridendo, a volte non stupendomi più di nulla. Ascoltavo l'anziana raccontare dell'amore per suo marito scomparso, quell'altra sul folle mondo odierno, l'ex tossico sul suo futuro migliore, l'impiegato quarantenne senza una donna, ecc. Casi sociali, ma non solo, perché a differenza della tv, a quell'ora la radio è di tutti. È democratica, è calda. "La radio ti fa compagnia, ti regala calore, colori ed emozioni e ti lascia parlare" dice Antonio Bolzani, ideatore e, ahi noi, ex conduttore del decennale "Caffè Notturno" su "Rete Uno". "Il programma era arricchito e alimentato dalle voci degli ascoltatori che erano gli unici privilegiati ospiti ed interlocutori". La sera alcuni piangono, nell'attesa della notte le nostre ansie e tristezze ci assalgono. Ma basta pigiare un bottone, sul cruscotto, in cucina o in salotto, per diventare subito uno di loro, uno del popolo della notte. Uno della "grande schiera dei lavoratori notturni o degli amanti delle ore piccole, a cui sono dedicati i programmi della notte", quando la radio diventa "consolatrice, compagna contro la solitudine, fonte di ascolto e confronto di esperienze analoghe da parte di altre persone". Insonni, pantofolai, lavoratori, conducenti, depressi: è la categoria di ascoltatori stilata anni fa da Francesco Velluzzi in una sua indagine notturna tra le emittenti italiane. Ma solo quando c'è "più dialogo e meno musica, più parole, più dibattiti, magari discussioni alla buona".

Rimpianti radiofonici
Il martedì notte tornavo a casa dopo aver suonato rock per un paio di ore, avevo bisogno di tranquillità per le orecchie e per lo spirito. Avevo un paio di scelte. Mi sintonizzavo con Bolzani, sempre bravo a lanciare i temi e a punzecchiare quanto basta l'ascoltatore. "Sollecitavo gli ascoltatori con una domanda che faceva riflettere, discutere e dibattere" racconta. "Il pubblico serale è molto affezionato alla radio e soprattutto ha tanta voglia di esprimersi e di intervenire in diretta". Del programma ne siamo, noi della notte, purtroppo rimasti orfani: una decisione incomprensibile e secondo me sbagliata, ma forse c'è speranza. Aggiunge Bolzani: "magari un giorno quell'arena radiofonica riaprirà le sue porte alle opinioni e alle idee del pubblico". Speriamo, poiché anche in Ticino c'è tanta solitudine e bisogno di parlare. A maggior ragione, dato che è scomparso da poco pure "Millevoci nella notte - La linea del cuore", programma quasi ventennale condotto da Gualtiero Gualtieri, oggi pensionato.

Così lo ricorda la scrittrice ticinese Erika Zippilli-Ceppi: "un'empatia non comune, la sua, sempre esente da critiche, giudizi morali o normativi; sapeva rinvenire e valorizzare nelle parole dell'altro storie di vita altrimenti destinate a restare nell'ombra". Non conosco Gualtieri e non l'ho mai ascoltato, ma merita un plauso. Anche la radio pubblica svizzero tedesca cavalca quest'onda su "Radio Srf 1" con "Talk nach mitternacht", il cui scopo è intrattenere proprio grazie agli ascoltatori ancora svegli e con storie di tutti giorni. Conosco bene invece la versione svizzero francese, "La ligne du coeur" su "La 1ère", ancora in onda. Oggi condotto da altri, il programma ha avuto per anni una sola voce: quella dell'ottimo ed inimitabile Etienne Fernagut, anche lui pensionato. Pensate: oltre dodicimila telefonate, più di centomila ascoltatori, tra cui molti giovani! Storie tristi, di solitudine, depressione, violenza, ma anche belle e felici. Ha dichiarato Fernagut: "è vero che certe serate erano pesanti dal punto di vista emotivo, ma ho subito saputo mantenere una certa distanza per poter resistere".

Il telefono squilla ancora
Dunque si sono spenti i microfoni notturni in Ticino? "Quando su simile luogo cala il sipario, s'apre un silenzio quasi luttuoso, che diventa mancanza da elaborare" scrive ancora Zippilli-Ceppi. Mi sono chiesto: perché non si fa più nulla del genere in questo cantone? A quando il passaggio del testimone ai giovani? Ho trovato risposte inattese. Infatti il telefono squilla ancora, di giovedì notte, sulle onde di "Radio3iii" grazie a Sacha Dalcol e al suo "Dillo di notte". Un programma giovane, nato nel 2011, quasi per provocazione. Dice Dalcol: "avevamo pensato ad un ciclo di sei puntate, perché volevamo tastare il terreno in un orario non facile per la radio. La risposta del pubblico ci ha però spinti a proseguire". Conferma così la necessità di tali programmi. Il ticinese ascolta dall'auto, da casa, dal lavoro, soprattutto le donne, afferma Dalcol: "ho notato che il pubblico femminile è molto partecipe, ma so che all'ascolto ci sono anche molti uomini". Di notte gli ascoltatori hanno meno pudori, parlano di cose vere, di storie vissute, personali, magari anche di sesso e di solitudine. Conclude Dalcol: "durante la notte è possibile prendersi il tempo per riflettere e magari, complice il calar delle tenebre, confidarsi. E la radio, da questo punto di vista, è un mezzo speciale".

Note:
(1) In Psicologia della radio, di Oddone Demichelis e Cinzia Manfredi, Effatà Editrice (2003).
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