Officina. Motori al caldo

pubblicato da TicinoSette #10 - 7.3.2014

Ci porti l'auto, la saluti, l'affidi a mani capaci e sapienti e poi la vai a riprendere in perfetto stato, punto e a capo...

L'officina meccanica o autofficina (in Ticino "garage" è più comune), per la maggior parte di noi che di motori non capisce nulla, e che le mani di grasso preferisce non sporcarsele, rimane un luogo alquanto misterioso. Quanti ci hanno portato la vettura per un qualsiasi (e misterioso) bisogno, ma non hanno la più pallida idea di cosa sia poi successo all'interno di quelle mura sporche di grasso e illuminate a neon? Ci porti l'auto, la saluti, l'affidi a mani capaci e sapienti e poi la vai a riprendere in perfetto stato, punto e a capo. È come entrare in una bottega, un atelier, un laboratorio culinario o artistico, e magari fare due chiacchiere col meccanico di turno, personaggi sempre coloriti nella loro immancabile sudicia tuta, di poche parole ma autorevoli e che, del grasso di motore sotto le unghie, si vantano eccome. Chi scrive fa parte di quelli a cui è capitato, già da bambino, di varcare la soglia di questi "ospedali" meccanici. E ti si apriva un mondo…

Tra viterie e bullonerie
Erano gli anni Ottanta e nella periferia della capitale c'era (c'è ancora) una grande autorimessa con annesse parecchie autofficine meccaniche. Lui, il meccanico in tuta nocciola, ovviamente conosceva tutti ed era di casa. Mentre passava dall'officina all'ufficio e viceversa, scambiando qualche battuta coi colleghi, io mettevo piede su quei pavimenti lucidi e laccati dai quali era difficile distinguere le macchie di olio o chissà quale lubrificante o solvente. Subito venivi assalito da quell'odore pungente, così tipico, misto di olio, di benzina e di vernici, di nafta del compressore o delle gomme, che non disdegnavo affatto. Avanzavo, fino a quei banchi da lavoro di metallo grigio, vuoi perfettamente in ordine, vuoi totalmente in disordine, ma un disordine ben preciso, ricolmi di oggetti spesso misteriosi. Cos'era quella strana "mazza" bullonata? E quel simil-cacciavite oblungo? Mah! Alle pareti c'erano calendari di tutti i tipi, di motori e di pin-up, pannelli e scaffali ricolmi di infiniti strumenti del mestiere: attrezzi, utensili, bullonerie, viterie di ogni sorta, stravaganti minuterie, alcune famigliari, altre che parevano chiavi per... astronavi spaziali. Così si curiosava tra quei massicci banchi, mettendo mano alla possente morsa agganciata al pianale, sbirciando tra i vari prodotti di manutenzione, di oliatura e di ingrassatura. E non mancava mai lo speciale sapone granuloso per lavarsi le mani dall'unto, un portento!

Palcoscenici e personaggi
Passarono gli anni, diventammo conducenti, ma restammo, noi che avevamo a malapena imparato a guardare nella pancia del motorino, gli ignoranti di sempre in fatto di tecnica automobilistica, vieppiù sofisticata e computerizzata. Le autofficine si assomigliano un po' tutte? Può darsi che le pareti interne siano tutte grigie e un po' tristi, può darsi che ci sia sempre una radiolina accesa e che qualche meccanico canti le sue canzoni preferite. E che la notte alcune non siano mai sole, perché c'è un vecchio cane che fa la guardia. Certo è che in inverno sono molto più affollate perché pioggia, nebbia, neve sono nemiche di chi guida, ma molto "amiche" dei meccanici. Se penso poi ai meccanici più curiosi, un po' dismessi, col grasso in faccia, mi torna alla mente quello di un garage di periferia: sembrava un cantante rock! Una volta poste le mie domande, molto banali per lui, si lisciava i capelli e la barba con le sue dita nere e unte. Avete presente il tizio, apparentemente innocuo, nella scena dell'autofficina del geniale film "U Turn" (Inversione di marcia) del 1997, capace di far impazzire il protagonista Sean Penn? Ma l'autofficina, dicevo, non è più soltanto quello, oggi è anche sala da concerti, palcoscenico per spettacoli teatrali o di cabaret... Ciò che conta tuttavia è che rimanga un luogo di seria analisi e periodica manutenzione perché, quando si è alla guida, mica si scherza. A nessuno dovrebbe succedere quanto capitato al tizio che all'inizio di febbraio di quest'anno, nei Grigioni, s'è visto andare a fuoco la vettura: alla polizia ha detto di averla portata settimane prima in officina per un "odore di bruciato", ma i meccanici non avevano ravvisato nulla di strano...

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