foto: Dipartimento del territorio.


Ambiente, sotto la lente

pubblicato da TicinoSette #12 - 21.3.2014

L'Osservatorio ambientale della Svizzera italiana (Oasi) compie dieci anni. Quale bilancio trarre e quali le prospettive future?

La necessità di un monitoraggio permanente dell'ambiente in Ticino si manifesta alla fine degli anni '90, soprattutto a causa dell'inquinamento fonico nella Bassa Leventina e nella Riviera. Grazie a un atto parlamentare, l'idea viene subito appoggiata dal Governo e dal parlamento. L'Osservatorio ambientale della Svizzera italiana (Oasi) nasce così nel 2002 sotto la gestione del Dipartimento del territorio (Dt) e della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi). Nel corso degli anni l'attendibilità scientifica è molto apprezzata, tant'è che i dati vengono consultati persino dall'Italia per chiarire alcuni "misteri" atmosferici. Proprio oggi alla Supsi viene presentato il bilancio decennale e cogliamo l'occasione di parlarne coi diretti responsabili: Marco Andretta, capo dell'Ufficio del monitoraggio ambientale (Dt), Luca Colombo, direttore del Dipartimento ambiente costruzioni e design (Supsi) e il direttore del Dt, Claudio Zali.

Signor Andretta, se l'Oasi è un po' il "termometro" della salute ambientale del cantone, come sta allora il "malato"?
"Il termometro dà i numeri, ma non interpreta! Proprio come il termometro, l'Oasi è uno strumento a disposizione di tecnici degli uffici competenti sui vari temi (aria, rumore, ecc.). Sono poi gli uffici competenti, che in base ai dati e alle loro conoscenze specifiche, interpretano la situazione. Una valutazione della situazione globale per l'ambiente in Ticino cerchiamo di darla ogni quattro anni con la Statistica ticinese dell'ambiente e delle risorse naturali".

I dati sembrerebbero più utili a dei tecnici che non al semplice cittadino...
"Speriamo di no. In verità facciamo uno sforzo costante per renderli più semplici e accessibili al pubblico e in questo veniamo aiutati anche dal Laboratorio di comunicazione visiva della Supsi. Penso che la mappatura del potenziale solare di tutti i tetti del cantone sia un esempio: l'interesse iniziale è stato molto grande (il primo giorno quasi 20 mila richieste di informazioni!) e tuttora, a quasi due anni dalla pubblicazione, abbiamo un centinaio di richieste al giorno. Naturalmente si tratta di dati tecnici e scientifici che vanno rilevati e rappresentati rigorosamente. Con il nuovo sito internet pubblicato in questi giorni abbiamo cercato di rendere ancora più semplice il primo approccio per l'utente saltuario, mentre mettiamo a disposizione in un'area dedicata ai più 'esperti' o 'interessati' ulteriori possibilità di ricerca e confronto".

Alla nascita dell'Oasi si diceva che doveva evolvere nel tempo. È successo? Vi sono dei dati che si potrebbero aggiungere?
"Certo che è evoluto! In alcuni casi abbiamo anticipato i tempi (l'applicazione 'La qualità dell'aria in Ticino' per Smartphone era una delle prime a livello internazionale, infatti, siamo poi stati incaricati dalla Conferenza intercantonale di ampliarla a tutta la Svizzera e il risultato si chiama 'airCHeck'). In altri casi siamo forse leggermente in ritardo: il nuovo sito internet è pienamente fruibile anche da tablet a smartphone, ma sul sito attivo finora non tutto funzionava a dovere su questi nuovi supporti. L'evoluzione e l'adeguamento a nuove tecnologie e ai nuovi bisogni deve essere costante. Anche l'aggiunta di nuovi dati ambientali è un tema su cui lavoriamo sempre: se ne sono aggiunti quasi ogni anno al sito internet e anche quest'anno ci saranno delle novità. Bisogna però anche tenere a mente che la pubblicazione online è solo la punta dell'iceberg: il grosso del lavoro è dato dall'integrazione e dalla gestione di questi dati all'interno del sistema, solo dopo si può iniziare a pensare di pubblicarli".

L'Oasi come ha inciso sulla politica ambientale del cantone?
"Secondo me ha avuto il pregio di velocizzare l'introduzione di un cambio di mentalità, che comunque sarebbe avvenuto, riguardo alla trasparenza e diffusione dei dati. Inoltre ha messo a disposizione in tempi molto brevi dati su cui basarsi per verificare gli effetti di misure prese, come nel caso delle misure d'urgenza applicate nei casi di smog acuto. Senza misure in continuo e sistemi di verifica ciò non sarebbe stato possibile. Avendo i dati online si è inoltre potuto verificarne gli effetti giorno per giorno e stilare un rapporto dettagliato sugli effetti nell'arco di poche settimane, questo ha permesso anche di rispondere alle critiche e far comprendere alla popolazione effetti e portata della misura presa. Inoltre permette sul medio periodo di verificare se la politica ambientale è efficace o se invece occorre prevedere e valutare nuovi provvedimenti. Come dicevo all'inizio, però, Oasi è uno strumento e può aiutare a risolvere i problemi, ma non ne è la soluzione".

Coi siti inquinati, ad esempio, secondo un recente atto parlamentare quelli più pericolosi e da risanare non sono reperibili nel catasto. Corrisponde al vero?
"Senza entrare nel merito dell'interrogazione, alla quale il Consigli di stato deve ancora rispondere, posso assicurare che i siti inquinati di competenza cantonale sono tutti reperibili nel catasto: i dati ci sono e sono pubblici da più di cinque anni. Purtroppo è vero che sono indicati per tipologia (siti aziendali, di deposito, di incidente) ma non sono visualizzabili per classificazione del sito (inquinato o contaminato). Solo una volta selezionato un sito viene mostrato lo stadio della procedura in corso (questo è principalmente dovuto al programma di gestione di questi dati), da cui però non si risale facilmente alla classificazione. Cercheremo di migliorare questo aspetto".

Direttore Luca Colombo (Supsi), in che modo l'Oasi è multidisciplinare?
"Il progetto Oasi è piuttosto complesso e richiede la partecipazione di diverse figure con competenze diverse, dal fisico o chimico, che si occupa della parte più scientifica dei problemi ambientali, dall'informatico che si occupa della gestione dei dati al comunicatore che elabora la parte più comunicativa, ecc. Questa è sostanzialmente la realtà del giorno d'oggi dove non esistono più problemi che possono essere affrontati da una sola persona con le proprie competenze, ma la loro risoluzione richiede l'intervento di più attori con conoscenze e saperi complementari".

Lei parla dell'Oasi come di un'opportunità per i giovani. In che senso?
"Quanto detto prima implica appunto una multidisciplinarità che la Supsi può offrire ai suoi studenti, e questa è per loro un'opportunità nel senso che da parte nostra li mettiamo a confronto con problemi reali e complessi. Per risolvere questo genere di problematiche devono entrare in contatto e collaborare con diverse figure professionali e hanno modo di interagire con loro in modo costruttivo affrontando i problemi in modo multidisciplinare. Oltre ai vari mandati che i nostri ricercatori hanno ricevuto per portare avanti il progetto da parte del Cantone, due studenti del Dipartimento tecnologie innovative hanno svolto i loro lavori di diploma proprio sul progetto Oasi e sull'interfaccia GIS (Geographic Information Systems, ndr.). Nel loro lavoro di diploma hanno dunque potuto mettere in pratica alcuni dei principi che la nostra scuola professionalizzante cerca di mettere sempre in pratica, multidisciplinarità e territorialità. Grazie alla possibilità di sperimentare casi reali durante il corso del loro percorso formativo, i nostri studenti si preparano in modo efficace ad una positiva entrata nel mondo del lavoro".

Infine, direttore Claudio Zali, quale sarà il futuro dell'osservatorio?
"In questi giorni viene pubblicato un rinnovo completo della pagina web: è più intuitiva ed è consultabile da qualsiasi dispositivo. Inoltre tutti i dati sono liberamente scaricabili! Questo è un nuovo ulteriore passo nella direzione della trasparenza. Nel corso dell'anno sono previste alcune aggiunte di funzionalità e di dati riguardo al suolo e ai laghetti alpini, ma più importante sarà una nuova sezione 'energia' prevista dal Piano energetico cantonale coi dati su produzione e consumi energetici in Ticino".

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