Montréal: una metropoli fluviale

pubblicato da Ticinosette #31 - 4.8.2017
Nel paese degli aceri, il Québec è soprannominato “la belle province” e lo slogan, scritto sulle targhe di tutti i veicoli, è “je me souviens”. Impossibile infatti tornare a casa senza un bel ricordo visitando la città più popolosa, Montréal, l'isola fluviale di 1,7 milioni di abitanti e principale centro economico.

Dall'aeroporto internazionale Pierre Elliott Trudeau si raggiunge comodamente il centro città col bus 747: costa solo 10 dollari canadesi. Alla stazione Berri Uquam si trova la prestigiosa Università del Québec a Montréal: si nota subito che l'ateneo, operazione impensabile in Svizzera, occupa gli spazi dell'ex cattedrale di Saint-Jacques, più volte devastata dagli incendi.

La città è dotata di un'efficientissima “métro” che circola su gomma e orientarsi non è difficile. I punti di riferimento sono almeno tre: l'imponente fiume San Lorenzo, il ponte Jacques-Cartier, il monte Mont-Royal. Il “Village” è il pittoresco quartiere gay, densissimo di bar, che più di altri permette di ammirare lo spettacolo di luci del ponte, quest'ano illuminato a festa per il 375esimo anniversario della città.

L'estate, per ovvi motivi climatici, è densa di eventi: dal festival “Fringe” (musica indipendente), al “Mural” (murales), al “FrancoFolies” (musica francofona) nella scenografica “Place des Arts”. Il quartiere internazionale con la sua down-town tipicamente americana, caotica, chic, coi suoi grattacieli di vetro e cemento, fa da contrasto alla vecchia Montréal, forse un po' turistica ma ben conservata.

Conviene abbandonarsi alla sua promenade lungo il fiume, ai suoi parchi pedonali e ciclabili, ai suoi canali e bacini un tempo sfruttati per il commercio. Ne è un esempio, impossibile da non vedere per la sua mole, l'ex stabilimento industriale delle farine “Five Roses”.

Qui si può scegliere se percorrere il parco “Jardin des Ecluses” oppure andare verso il “Quai de l'horloge” con le sue molte attrazioni. Al suo culmine c'è una finta spiaggia dotata di tutto: vera sabbia, sdraio e ombrelloni ma... peccato non si possa fare il bagno! È curioso infatti che una città fluviale sia priva di accessi balneabili (ma pare se ne voglia costruire uno) e persino di fontane.

Diversità e convivialità
Risalendo dal vecchio porto da Place Jacques-Cartier si respira ancora una vaga atmosfera “francese” fatta di bancarelle, mercatini, artisti, pittori, ristoranti e terrazze. L'impronta britannica è tuttavia molto presente da quando, nella seconda metà del Settecento, i coloni francesi capitolarono. Montréal offre molta natura e spazi aperti: basta pedalare alcuni chilometri tra i quartieri Verdun e Lasalle, lungo il fiume, fino al parco delle rapide di Lachine, dove un tempo i coloni commerciavano pellame con gli indiani irochesi.

Per gli amanti dello shopping c'è Rue Sainte Catherine, mentre i meno frivoli hanno l'imbarazzo della scelta tra decine di musei. Il Museo delle belle arti è l'istituzione principale e più antica, divisa in tre blocchi e su sei piani. Si ammirano opere classiche e moderne, si incappa anche in un'esposizione di grande successo, per una mostra di moda, di abiti nuziali del famoso creatore francese Jean Paul Gaultier.

Dal parco urbano “Jeanne Mance” si può salire in cima al Mont Royal, patrimonio protetto a ovest della città. Superato un bel bosco di conifere e di aceri, una lunga scalinata conduce ad un'ampia terrazza con una splendida vista panoramica sulla città. Ai suoi piedi si trova invece un monumento nazionale interessante per un altro motivo: dal 1978 (!) ogni domenica, da aprile a ottobre, vi si tiene il “Tam-tams”, un raduno spontaneo di centinaia di monrealesi che qui suonano percussioni e altri strumenti, mangiano, fanno festa, giocano, ecc.

La domenica i parchi sono presi d'assalto per l'ombra e la quiete. Qui si fanno incontri inaspettati: furbi scoiattoli, gabbiani impertinenti, fino a qualche senzatetto che vuole una sigaretta e racconta delle sue “tante amiche” tra cui, guarda caso, anche una ticinese. Sarà vero?

Anche se la povertà è evidente, così come il consumo di droghe, dei clochards non bisogna temere: non sono quasi mai scontrosi. Se poi al parco si ha fame ci pensano alcuni esercenti: vendono menu fornendovi cesto e coperta per fare pic-nic. Per gli amanti della vita notturna le proposte sono infinite, variegate e i bar chiudono alle tre. Sono questi alcuni simboli di una città che ama celebrare la sua grande diversità e una convivialità davvero stupefacente.



Sette consigli di viaggio


1. Formalità doganali. All'aeroporto sono piuttosto rigide: attendetevi lunghe code e parecchie domande sul motivo della visita, dove alloggerete, presso chi, cosa trasportate con voi. Ogni oggetto del valore uguale o superiore ai 10mila $CAN (ca. 7mila CHF) deve essere dichiarato, idem per regali o doni equivalenti a 60 $CAN. Le quantità di alcol e tabacco sottostanno a limiti precisi.

2. Come spostarsi. La “metro” cittadina su gomma è molto ben servita (4 linee, 68 stazioni). Anche i bus funzionano bene, oppure affittate una bicicletta (da 20-30 $CAN/giorno): ci sono buone piste ciclabili ovunque e il traffico non è così parassitario come si potrebbe pensare. I taxi sono convenienti, oppure c'è una sorta di “Uber” ecologico: “Téo Taxi”. Altrimenti andate a piedi: i principali quartieri sono vicini tra loro. Per i dintorni della città serve però l'auto.

3. Bere e mangiare. Non aspettativi sapori europei. Regna la cucina fusion e lo street-food. Da provare: sciroppo di acero, birre artigianali (consigliamo da “Dieu du Ciel!”); la “poutine”, un pasticcio di patate, pollo arrosto, formaggio, chorizo affogati nel brodo di carne (dai portoghesi “Ma poule mouillée”); le specialità ebraiche locali quali bagels appena sfornati (da “Cheskie's”), il panino alla carne affumicata (da “Schwartz's”).

4. Costi in più. Il prezzo dei prodotti non è mai quello reale: va aggiunta la “tassa Québec” e la “tassa Canada”. Negli esercizi pubblici evitate figuracce: la mancia è quasi più “obbligatoria” che negli Stati Uniti. Troverete camerieri che, dopo avervi servito, non vi lasceranno in pace finché non gli avrete dato almeno il 15% del costo della consumazione. Il motivo? È il loro salario. In cambio riceverete un ottimo servizio e molta gentilezza.

5. Inferno per fumatori. Da “paradiso dei fumatori” il Québec è dal 2005 un “inferno”: è proibito fumare (anche la sigaretta elettronica!) in quasi tutti i luoghi pubblici, persino nei parchi se sono teatro di eventi (pare per motivi assicurativi). È lecito farlo per strada, ma non nelle terrazze, altrimenti a debita distanza da bar, ristoranti e negozi, sempre dotati di un raccoglitore di mozziconi. Il lato positivo? Fumerete meno.

6. Evitate i cliché. Contrariamente ad altre città nordamericane, potete tranquillamente evitare “China Town”, un susseguirsi di ristoranti e botteghe tutte uguali; ma anche “Piccola Italia” che, a parte una via dedicata all'Alighieri, di gusto e sapori italiani ha ben poco. Al suo interno tuttavia vale la pena fare un giro al Mercato degli agricoltori (o “marché Jean Talon”), aperto tutti i giorni, tutto l'anno, con moltissimi produttori locali di frutta, verdura e pesce dell'Atlantico.

7. Curiosità locali. I piccoli negozi di prossimità, i “dépanneurs”, sono aperti 24 ore. La vendita di alcolici è gestita dal governo tramite la “Société des alcools du Québec” (SAQ): i proventi vanno nella prevenzione contro l'alcolismo dilagante. Leonard Cohen, Céline Dion, gli Arcade Fire e il “capitano Kirk” di Star-Trek sono monrealesi. È normale vedere colletti bianchi nei bar punk, persone eccentriche in una sala da tè e camerieri stra-tatuati.