Lavanderia. Pulito prelavato

pubblicato da TicinoSette #9 - 28.2.2014

Molti di voi l'avranno già vissuto sulla propria pelle. In Svizzera, coi turni in lavanderia, non si scherza! ...

Chi non ricorda la mamma fare su e giù dalle scale di casa (o con l'ascensore), a mo' di equilibrista con la cesta dei panni sporchi tra le braccia, per una delle più inderogabili incombenze casalinghe, ovvero lavare e fare il bucato? E così, in religioso silenzio, già dalle otto del mattino, schizzava giù nel seminterrato. Ci potrebbero andare anche a occhi chiusi: centrerebbero a distanza il contatore delle monetine (se ancora esiste), la fessura per la tessera o per la chiavetta magnetica, ne sono sicuro. Per noi uomini, invece, non è sempre stato facile approcciarsi a quella "cosa"...

Spazi e regole
Molti di voi l'avranno già vissuto sulla propria pelle. In Svizzera, coi turni in lavanderia, non si scherza! Nel documento "Il Ticino in breve - informazioni generali", indirizzato a chi intende stabilirsi qui, si legge che "si deve prestare particolare attenzione (...) al rispetto dei turni in lavanderia". Che angoscia! Turni ben elencati in un foglio a griglia con nomi e orari di tutti gli inquilini. Per quei poveracci tra noi, la maggior parte, che non possiedono una lavatrice in casa, non c'è nulla da fare, i turni sono regolati come se vivessimo ancora un secolo fa, quando l'unità domestica era composta da sole coppie sposate, mogli a casa e mariti al lavoro. Voglio dire, conosco dei single di quarant'anni che, lavorando tutti i giorni, il loro giorno di bucato non sanno proprio come sfruttarlo e allora torna buona la mamma. Quindi lancio un appello a proprietari e amministratori: se non volete che si "schiavizzino" ancora le mamme nel 2014 e se volete degli inquilini presentabili, flessibilizzate i turni! Tanto già oggi, in barba alle regole, assistiamo al caos dell'asciugatura, all'anarchia dei panni stesi.

Eclissi di mamme
Molte massaie darebbero buca per ogni altra attività se c'è di mezzo la lanolina: "oggi è il mio giorno di bucato!". Sacrosanto. Si tornava a casa a mezzogiorno e chiedevi dove era finita la mamma. "E dove vuoi che sia?" rispondeva il papà o il fratello maggiore, "è giù a lavare!". Ah, già, che stupido! Sembrava di avere otto fratellini che si credevano lombrichi o otto zii sbrodoloni, e invece si era in... quattro! Be', l'assenza della mamma a volte destava anche preoccupazione, quasi da denunciarne la scomparsa: c'era sempre qualcosa da mettere a sessanta o a novanta gradi. Sempre. Anni fa, nella mia palazzina c'era una che metteva a lavare persino i tappetini di plastica e la tenda della doccia! Ma forse, per alcune massaie, il bucato non è solo un noioso dovere, ma anche un'occasione per farsi un "giretto", staccarsi dal marito, dal salotto o dalla cucina. L'importante poi era non incontrare altre massaie che scatenassero un dibattito sugli ammorbidenti. Quando nel condominio arrivava la nuova macchina da lavare (immaginatela giungere dal cielo con un elicottero!), c'era emozione e ansia allo stesso tempo, manco fosse il nuovo giocattolo per il figlioletto di quella del terzo piano. Ma era rigorosamente fabbricata in Svizzera, una V-Zug AluClass Longlife (nel 1915 questa ditta costruì le prime lavatrici) o una Schulthess Spirit Topline 8120 (160 anni di storia e, pare, pioniere in Europa).

Figli del percloro
Lavatrici o lavabiancheria che dir si voglia, traggono origine dall'idea di uno studioso tedesco nella seconda metà del Settecento, ma saranno gli anglosassoni ad inventare il sistema (in vigore ancora oggi) di agitare e "sbattere" i tessuti per far penetrare per bene la soluzione detergente. Allargo il discorso. Se una volta c'erano solo acqua e sapone, vien da star male per cosa è successo con l'arrivo delle lavanderie industriali, lavasecco o chimiche: in Ticino negli anni Cinquanta ce n'erano due, negli anni Ottanta già settanta. Nel documento "Risanamento ambientale delle lavanderie chimiche in Ticino", c'è di che rabbrividire: il percloretilene (uno sgrassante usato per oltre venti anni e riversato allegramente nell'ambiente) inquinò le acque di falda di Bioggio, Coldrerio (vennero persino chiusi i pozzi di captazione!) e quelle del Bellinzonese. Il quadro, scrive il cantone, era "piuttosto preoccupante". Va bene, erano gli anni Settanta, però quelli della mia generazione, cresciuta dunque tra i solventi...