Ippocastani, erano da tagliare?

pubblicato il 11.3.2016

(Terza e ultima parte). Le contraddizioni del municipio, i silenzi e lo scaricabarile tra uffici competenti e uno studio di progettazione. Ecco nuovi elementi dietro al contestato taglio di 24 ippocastani secolari a Lugano-Viganello...

Lugano - La nevicata di marzo ha riacceso i riflettori su come il comune di Lugano cura e tutela il “verde pubblico”, patrimonio di tutti i cittadini. I tanti rami spezzati e alcuni alberi crollati nei quartieri sollevano nuovi dubbi: le potature (preventive contro vento e neve) sono state fatte? E quando si asfalta si bada alle radici degli alberi? Torniamo al caso di Viganello...

Il “problema cameraria”
Nel 2014 il Municipio, rispondendo a diversi consiglieri comunali che, preoccupati, chiesero lumi con l'interrogazione “Motoseghe sul patrimonio botanico urbano: quanto è credibile il Verde Pubblico?”, usò toni piuttosto allarmistici per giustificare il proprio operato.

Parlando proprio di ippocastani citò un “inconfutabile problema” (pag. 7). Quale? Il parassita “cameraria ohridella”, ovvero una minuscola farfalla che depone le uova solo nelle foglie dell'ippocastano (a fiore bianco in particolare) provocando il disseccamento e la caduta prematura delle foglie. Ma è davvero un problema?

“Gli attacchi dell'insetto" dice il mio informatore, "vengono usati come giustificativo, l'epidemia di Cameraria era fonte di preoccupazione in Europa a fine anni '90 inizio 2000. Oggi non c'è quasi più nessuno che se ne preoccupa (né a livello di ricerca né di amministrazioni comunali). Inoltre basta raccogliere le foglie dell'anno prima (prassi corrente in città)”. Insomma, conclude, “solo noi usiamo ancora la scusa della Cameraria per far fuori gli alberi”. Il documento del Servizio fitosanitario citato dal comune di Lugano, insomma, “non è più di attualità”, dice la fonte.

Sono accuse pesanti, confermate però anche dall'Ufficio federale dell'ambiente (Ufam) che, in un documento, già nel 2005 (!) definiva l'insetto “innocuo”.

Quindi su cosa si basava il municipio? Per convincere i cittadini ha citato il Servizio fitosanitario cantonale, per cui gli "attacchi ripetuti negli anni riducono lo sviluppo vegetativo delle piante e ne compromettono il ciclo biologico". Ma questo documento risalirebbe al... 2001, cioè a 13 anni fa!

Come se non bastasse il co-responsabile del servizio fitosanitario, Luigi Colombi, via e-mail mi scrive: “in generale la Cameraria ohridella non dovrebbe portare alla morte della pianta”, e “in tutti i casi noi non abbiamo mai detto di abbattere gli ippocastani perché colpiti dalla Cameraria”. Non solo: “alcuni comuni fanno fare il trattamento endoterapico (...) che sembra funzionare bene”.

E c'è di più. Guarda caso un predatore naturale del parassita, l'uccello della specie "Parus" (la cincia), è molto diffuso in Ticino: quindi la "scusa" della Cameraria proprio non regge. “Non abbiamo rimosso gli ippocastani in quanto colpiti da cameraria ma bensì per la somma di molteplici fattori estranei a questa patologia” afferma Bettosini. Allora perché il municipio parlava di "inconfutabile problema" se è invece confutabile e non è affatto un problema?

Quale consultazione?
Il municipio nel 2014 trae in inganno ancora una volta. Poiché gli alberi stanno su due mappali (38 e 39), uno comunale, l'altro cantonale, il comune doveva chiedere il parere del cantone prima di poter agire (per esempio con dei progetti pianificatori o edili, come è il caso in questione). Gli uffici competenti sono tre: quello del Demanio (diretto da Antonio de Nigris, che si occupa di vendere o affittare i beni cantonali), della Natura e del paesaggio (diretto da Lorenzo Besomi) e la Sezione forestale (il 5° circondario, diretto da Patrick Luraschi).

Nel 2014 il comune scrive che “Ai forestali sarà esplicitamente chiesto di mettere in consultazione il dossier degli Ippocastani dell'ex-Campari (...)". Ma Luraschi dice che "né il sottoscritto, né nessun altro del mio Ufficio ha mai fatto una consultazione per l’abbattimento degli ippocastani in zona Viganello. Siamo stati coinvolti direttamente una solo volta nel 2013" dal predecessore di Bettosini, Roberto Bolgé. E poi? "Dopodiché la questione è stata gestita dall’Ufficio cantonale del Demanio, in quanto parte degli ippocastani si trovavano sui fondi di proprietà dello Stato".

Insomma, non c'è stata nessuna consultazione! Sarà per questo che Besomi e de Nigris, che ho interpellato per e-mail il 12 e il 17 febbraio, ad oggi non mi hanno ancora risposto?

Il “problema campus”
Nel dicembre 2015 scrive il municipio: "Poiché l'area è interessata da varianti di Piano Regolatore per il nuovo Campus universitario e dal progetto di sistemazione idraulica degli argini del fiume, si procederà con la messa a dimora di un viale alberato a carattere provvisorio (...)". Il progetto "Campus 2 Usi/Supsi" prevedeva o no l'abbattimento degli alberi?

È quanto si potrebbe pensare visionando il progetto vincitore del nuovo campus, “Zenobia”, degli architetti Simone Tocchetti e Luca Pessina. Il filare di alberi che si vede in un "rendering" potrebbe essere quello "provvisorio", ma anche quello che c'era prima.

Il giornalista RSI Ludovico Camposampiero non lo esclude: “sullo stesso terreno sorgerà il nuovo campus USI-SUPSI e quindi gli alberi sarebbero stati tagliati in ogni caso" ha scritto.

Peccato che non è vero. Siccome Tocchetti e Pessina mi dicono che “non siamo autorizzati a fornire informazioni verso l'esterno”, allora mi rivolgo alla Supsi: la portavoce Rina Corti mi dice: “confermo che il progetto del futuro campus USI/SUPSI a Lugano Viganello non prevede il taglio dei 24 ippocastani”. Ma allora il municipio perché fa credere che ci sia un nesso?

Il “problema Cassarate”
Rimane quindi da capire se il progetto di "sistemazione idraulica degli argini del fiume" Cassarate c'entra o no con l'abbattimento degli alberi. Qui il mistero si infittisce.

I lavori al fiume rientrano nell'altrettanto misterioso (al momento) progetto nominato "Raggio verde", e permetterebbero di evitare pericolose piene come quella del 15 luglio 2001. L'intervento al fiume è diviso in tre sezioni e l'ultima parte "inizia al riale Cassone e arriva fino alla foce", si legge in questo rapporto dello studio Luigi Tunesi ingegneria SA di Pregassona. Quindi comprende proprio il sedime ex-Campari.

Nel rapporto lo studio Tunesi afferma che "il progetto di massima" prevede tre tappe, di cui uno toccherebbero proprio la sponda sinistra all'altezza degli alberi abbattuti: ovvero "la rinaturazione e riprofilatura del fondo e della sponda sinistra con eliminazione del selciato artificiale" fino al Ponte Madonetta.

Domanda: tutti questi lavori si farebbero con gli elicotteri o con grossi macchinari che dovrebbero accedere liberamente all'argine sinistro del Cassarate? I grossi ippocastani sarebbero forse stati d'intralcio?

L'ex direttore dello studio Tunesi era l'ex capo dicastero territorio e servizi urbani, Paolo Beltraminelli (Ppd), prima che venisse eletto Consigliere di stato nel 2011. L'attuale direttore è il consigliere comunale (Ppd) Michel Tricarico, ex membro della Commissione edilizia. Inoltre l'ultima autorità decisionale del "progetto Cassarate" è il Dipartimento del territorio, già diretto dall'attuale sindaco di Lugano, Marco Borradori (Lega), per il tramite dell'Ufficio corsi d'acqua.

Ora, succede che mentre la ditta Tunesi riceve appalti diretti nel 2014 di quasi 50mila franchi per un "aggiornamento" del progetto (e forse anche per il 2015 e 2016, ma l'informazione non è ancora pubblica), c'è un curioso silenzio e uno scaricabarile tra chi non può non essere informato dei fatti.

Tricarico schiva l'oliva e mi dice che "le comunicazioni ufficiali verso terzi sono di competenza del committente (Ufficio corsi d’acqua)". Poi che quando in CC si votò sul "progetto Cassarate", precisa, "non ricoprivo una carica dirigenziale nello studio" e che "non ho votato", escludendo quindi un chiaro conflitto d'interessi.

Scarica il barile anche il responsabile Laurent Filippini dell'Ufficio corsi d'acqua: "su questo tema è competente la Città di Lugano".

Dal capo della Divisione spazi urbani di Lugano, l'ing. Roberto Bianchi, che è anche il diretto superiore di Bettosini, ottengo finalmente qualche risposta, non molto chiara. Dice che il "progetto Cassarate" è "estraneo" alle valutazioni di abbattere gli alberi, però "abbiamo evidentemente tenuto in considerazione i prospettati scenari futuri" (Raggio Verde, Campus).

E conclude: "il progetto Raggio Verde, che accompagnerà la sistemazione idraulica del Cassarate, darà le risposte progettuali". E rassicura che "nel progetto di massima tutto il comparto prospiciente il campus sarà destinato a parco con una forte presenza di alberature". 

Alberature che c'erano già, ma le cui radici sono state probabilmente già danneggiate in passato asfaltando parte della pista ciclo-pedonale; e che si potevano, come abbiamo cercato di argomentare, o evitare di abbattere con analisi più approfondite, o almeno mantenere in sicurezza con semplici interventi conservativi.

Prossimamente verrà pubblicata l'inchiesta completa.