Gente di lago

pubblicato da Ticinosette #30 - 28.7.2017
Alla foce del Cassarate già negli anni '40 del Novecento si narrava di una signorina che vi fa il bagno, dei suoi gabbianelli, cigni reali e anatroccoli che s'incontrano dove il fiume si immette nel golfo del lago Ceresio. Per certi luganesi è il “posto più incantevole e magico di Lugano” ha detto la popolare Armida Demarta ad un mensile.

Ma la Foce non è bella solo per la sua natura a pochi passi dal trambusto viario, bensì per la gente che la frequenta. Come ha ben scritto (in una sua lettera dei lettori al "Corriere del Ticino", ndr.) di recente il noto documentarista Werner Koprik, qui si vede “uno spaccato di umanità luganese”, perché mica tutti ci vanno e poi c'è una divisione che non è solo fisica, ma anche “sociologica”.

La riva destra è più “chic” e “friendly”, più confortevole e rifinita: c'è alberatura, molte panchine, un parco giochi, una passerella panoramica. Per questo è frequentata piuttosto da famiglie con figli, nonni e nipotini, sportivi e ciclisti di città, turisti arabi ed indiani, studenti e giovani della “Lugano bene”, ecc. È qui che al mattino presto gruppi di yoga “salutano il sole”, che c'è chi fa “Tai Chi”, che scafisti un po' cafoni fanno rombare i motori, che la coppietta amoreggia in pedalò.

Certi abitudinari
La riva sinistra, invece, è più “pop”, talvolta anche “trash”. C'è una nutrita combriccola di vedovi e pensionati, di stanza fissa da giugno a settembre: dalle due ottantenni che ancora nuotano fino alla boa, ai due amiconi che sparlano di stranieri, di nullafacenti, dell'amico ex bancario con la bella barca. Un argomento preferito sono i giovani di oggi. La pensionata della pasticceria del centro dice: “non serve multarli, sono figli di dottori e di avvocati!”. E l'altra: “sono i genitori che dovrebbero venire qui a raccogliere i rifiuti dei loro figli!”. Un vero problema, nonostante i cestini a pochi passi e chi rastrella tutto ogni mattina!

E poi le mamme sudamericane; l'operaio comunale di origine marocchina, il suo cagnolino che abbaia come un elefante e l'ex fiorista; la coppia alcolista col figlio che fa la balia; l'omone che ai bei tempi parcheggiava in Piazza Riforma per fare l'aperitivo; il balcanico dal vocione inconfondibile; la signora di Comacchio; quell'altro che scuote la testa perché la musulmana si bagna vestita; il signore scuro come il carbone tra le barche a risolvere la quattro orizzontale, ecc. E poco lontano, sui gradoni, gruppetti di giovani un po' sbandati e di meno giovani troppo disoccupati. Sì, Koprik ha proprio ragione: “un pomeriggio alla foce non è mai noioso”.

I "fociari": sette tipologie

1. Il cavedano. Abita solo la riva sinistra, un po' sfatto, abbronzato, panciuto e rugoso. Il maschio è riconoscibile dal costume ascellare, la femmina dall'integrale, da azzardati topless e dalla malsana abitudine di nutrire i cigni.

2. L'anguilla. Specie detta anche “turista”, frequenta entrambe le rive perché si perde facilmente. Per orientarsi tende a farsi selfie col San Salvatore alle spalle. Parla tedesco, russo, arabo: ama bagnarsi solo le caviglie.

3. Il barbo. Generalmente asociale, è riconoscibile dai movimenti lenti e dalla staticità sul pontile, da amo e lenza. Non esulta mai, nemmeno se abbocca un microscopico agone. Odia l'acqua e non fa mai il bagno.

4. Il ghiozzo. Predilige le ore più calde perché ha tendenze autolesionistiche: porta tatuaggi e cuffiette nelle orecchie. Quando esce dall'acqua è per mostrarsi, l'asciugatura segue un rituale.

5. La scardola. Di giovane età, la si può vedere sola o con un'altra femmina. È innocua, vuole solo abbronzarsi, non tocca mai sabbia né sassi, tanto meno l'acqua: teme pidocchi, pulci, piume, foglie secche.

6. La cagnetta. Popola entrambe le rive con un distintivo: un cane (anche due). I suoi tipici tratti sono l'assenza di un guinzaglio, il lancio di legnetti in acqua, la capacità di discutere con l'animale.

7. Il salmerino*. Giovane “fociaro” variopinto, spesso maleducato e rumoroso. Occupa la riva destra ma talvolta si riunisce in branco in quella a sinistra. La sua caratteristica è segnare il territorio spargendo pezzi di vetro e mozziconi ovunque.

*L'omonimia coi pesci del Ceresio è puramente casuale.



Riqualifica: 40 anni di dibattito
La riqualifica della foce del Cassarate è un tormentone luganese almeno dagli anni '70! Ora è finito grazie al bel lavoro di riqualifica dell'architetto Ambroise, costato 6 milioni di franchi, assegnato nel 2004 e realizzato ben dieci anni dopo, nel 2014, dopo due anni di lavori. Oggi è una delle nuove zone più belle di Lugano. Il brutto argine artificiale è stato abbattuto, è stata formata una riva naturale a destra, allargato l'alveo e creata una gradinata sulla sponda sinistra. Fa parte del più ampio progetto “Raggio verde” della città. Nel 2010 suscitò un grande dibattito tanto che si andò a votare: il progetto vinse solo per un centinaio di voti! Nel 2011 la progettista dichiarerà: “oggi ho la presunzione di pensare che il nostro progetto rallegrerà anche chi ha votato contro”. Chi ha ancora dei dubbi?