foto: Longlakefestival


"Fink", emozioni troppo precise

pubblicato da La Regione Ticino - 4.8.14

Al Ciani l'artista britannico chiude la rassegna musicale di Longlake, con uno spettacolo musicalmente perfetto ma senza regalare chissà quali emozioni..

LUGANO - Al Ciani l'artista britannico chiude la rassegna musicale di Longlake, con uno spettacolo musicalmente perfetto ma senza regalare chissà quali emozioni. Suonare davanti ad un pubblico che non si conosce non è evidente. E vien da dire beati gli ultimi, dunque, dopo che sabato 2 agosto a parco Ciani abbiamo assistito al concerto finale della rassegna 'Rock'n'More' del festival luganese. Protagonista molto atteso è stato il gruppo 'alt-neo-folk' britannico guidato da 'Fink' (Fin Greenall), ex Dj prestatosi al "songwriting", spalleggiato da Tim Thornton (batteria, chitarra) e Guy Whittaker (basso).

Crediamo che Fink, per fortuna, si sia portato a casa una bella impressione del pubblico presente, ticinese e non solo. Perché non era quello invece molto deludente, ossia vergognosamente assente, di giovedì sempre al Ciani con due ottime band, 'His Clancyness' (indie-rock) e 'Be Forest' (dream-pop): tant'è che il concerto è stato ritardato di ben un'ora sperando che arrivasse qualcuno, e abbiamo provato un certo imbarazzo nel dare spiegazioni a un componente della band quando ci ha chiesto dove fosse la gente. Ora, sarà che queste ultime sono italiane e quasi nessuno qui le conosce? Sarà che la serata è iniziata troppo presto (alle 20h) e ha scombussolato il ritmo serale di molti? Eppure in entrambe le serate non pioveva, se non alla fine con Fink e - almeno per quest'anno - l'idea del tendone coperto è stata provvidenziale.

La grande mancanza di curiosità e il cattivo vezzo di presenziare solo quando ci sono i "grandi nomi", ci sembrano gli unici motivi per spiegare perché mai ci fosse più gente disposta a pagare 15-20 franchi per Fink che non solo 5 franchi per le due band italiane. Tornando a Fink, non conosce il successo (maiuscolo) di altri, ma scopriamo che gode di un'ampia base di ammiratori. Voce profonda, "neo-folk" psichedelico, calibrato e curato, fin troppo arrangiato, diremmo. Tra arpeggi, riverberi, echi, basso e ritmica spesso minimali, l'intimismo prevale sopra tutto e così ci pare che il concerto non si avvii mai, rimanendo un po' piatto, nonostante l'ottimo suono che giunge dal palco. Un crescendo giunge solo con gli ultimi brani del suo ultimo disco ("Hard Believer") appena dato alle stampe: finalmente un po' di pelle d'oca.

Fink ritorna al suo passato di Dj a metà concerto per chiudere un brano "suonando" coi pedalini, ma lo preferiamo decisamente come "songwriter". Completo, versatile, iper preciso, tuttavia poco capace di sorprenderci e davvero poco generoso: concederà sì un bis ma solo con un brano. Un'ora e mezza esatta di musica, con pause intercalate ad accordare chitarre, scarso dialogo col pubblico seppur a volte ironico. E poi? Poi tutti fuori dal parco perché, ci dicono, bisogna chiuderlo. Alle 23.30h di sabato sera il Longlake è finito, non c'è più niente, nessun after party in città, nemmeno allo Studio Foce, miseramente vuoto e sottosfruttato. Ci consola dunque solo Fink, una bella scoperta per noi e una buona proposta, ma forse troppo intimista per la chiusura di un mese di eventi che ci saremmo aspettati davvero più effervescente.