Festival, prove di turismo

pubblicato da Ticino Sette # 31 - 2.8.13

A pochi giorni dall'avvio della 66esima edizione del maggiore evento culturale del cantone e tra i più importanti per il turismo, tentiamo alcune riflessioni sul settore con gli addetti ai lavori...

Non si può non voler bene ad un "vecchio" che da 66 anni rappresenta uno degli eventi faro della stagione estiva del cantone, che rientra tra i top-events della Svizzera e che figura tra i maggiori festival del film del mondo. Cultura (cinematografica e non solo), incontri, socializzazione, turismo, commerci, economia, marketing, ecc., tutto questo ruota attorno ai dieci giorni del Festival del film di Locarno. Forse oggi, in tempo di crisi, sono aspetti che assumono un valore ancora maggiore. Ma siamo tutti coscienti della sua importanza? Senza fare i criticoni, albergatori, esercenti, enti turistici, si preparano per accogliere migliaia di persone, innovando e migliorando, o si siedono sugli allori?

Un ruolo indiscusso
Scrive il governo ticinese: "il Festival gioca un ruolo di primo piano per il Ticino e per la Svizzera dal punto di vista dell'immagine: sia a livello internazionale, sia nelle relazioni del Ticino con gli altri cantoni come occasione assai qualificante di valorizzazione della cultura italiana all'interno della Confederazione". Sono parole importanti, sulle quali torneremo più avanti. A livello di marketing cantonale, ci ha detto il giovane e neo direttore di Ticino Turismo, Elia Frapolli, "per il turismo il festival è un evento di grande portata, che attira ampio pubblico e di conseguenza genera pernottamenti (e non solo nel Locarnese)". Non solo: "nonostante la crisi i veri cinefili non rinunciano a un evento del genere. Questo non significa naturalmente che in termini turistici non vi sia margine di miglioramento... al contrario". Frapolli ha ragione: è noto infatti che, da alcuni decenni, la tendenza globale del turismo in Ticino - salvo alcuni picchi sporadici di crescita - è sostanzialmente in caduta libera. (1) Quale sia il margine per fare meglio lo lasciamo volentieri scoprire ai professionisti.

Fabio Bonetti, direttore dell'Ente turistico Lago Maggiore e Valli, è ottimista e non potrebbe essere altrimenti. Sul festival osserva che "tutta la regione vive una 'vita parallela' generata dalla manifestazione e dal commercio che vi ruota attorno". Insistiamo e gli chiediamo se il Ticino è veramente all'altezza di un evento che, da quest'anno, è considerato alla stregua di festival più blasonati come Cannes o Berlino. "Certamente, se così non fosse non saremmo giunti alla 66esima edizione. I locarnesi hanno il festival nel cuore e lo attendono ogni anno come un rito". Per Bonetti "la qualità dell'esperienza turistica nella nostra regione non viene messa in discussione", tuttavia preferiamo la cautela: i risultati lo dimostrano. In fondo lui stesso riconosce che "come sempre vi sono esempi brillanti come pure casi che andrebbero corretti". Peccato che lo si dica da anni, soprattutto a riguardo dell'accoglienza e di una cultura del turismo: "è essenziale nel nostro settore e viene coltivata" dice Bonetti. Che sia essenziale è chiaro, che venga coltivata da tutti ci permettiamo invece di nutrire qualche dubbio. (2) I primi operatori turistici siamo tutti noi cittadini, festivalieri e non, tutto l'anno e non solo per dieci giorni: su questo ancora non brilliamo particolarmente.

Albergatori: c'è chi investe
Si stima che la ricaduta economica regionale del festival si aggiri "tra i 20 e i 30 milioni di franchi", una bella boccata d'ossigeno, anche per i commercianti. Ma a parte i turisti che posseggono delle case di vacanza nella regione, l'offerta dipende in sostanza dagli albergatori (per chi si ferma almeno una notte), dai campeggi, dagli esercenti (ad esempio per il turista di giornata). Ma in quali condizioni ci troviamo? Se è vero che ci sono esempi di eccellenza ricettiva, ce ne sarebbero anche altri che abbassano la media. Molti alloggi, ricordano gli operatori, andrebbero rinnovati e adattati ad un turismo moderno. Proprio in tempo di crisi, forse, bisognerebbe investire. L'unica vera novità a Locarno ci rimanda al 2009 col nuovo hotel Ibis. Il presidente degli albergatori locarnesi, Felix Krähemann, è stato abbastanza schivo alle nostre domande: ha soltanto ribadito l'importanza del festival per la categoria e ha citato alcuni casi, come l'hotel Muralto (rinnovato però nel 2007-2008), il nuovo Rinascente e il Rio. Realtà, queste ultime, dovute però ad una sola persona visionaria: il facoltoso imprenditore svizzero-iraniano Rahim Houshmand. Suo anche il futuro progetto di due nuovi alloggi in Piazza Grande. Houshmand ha più volte ribadito di voler soprattutto abbellire ed animare di più la piazza, altrimenti deserta nel resto dell'anno appena fa sera.

Senza voler essere riduttivi, se per gli esercenti il festival è una manna finanziaria e per molti di loro (soprattutto in piazza) l'occasione per aumentare leggermente i prezzi, per i turisti c'è almeno la possibilità di mangiare una pizza a tarda sera, cosa di fatto quasi impossibile nel resto dell'anno. "Come sempre gli esercenti accoglieranno le migliaia di festivalieri con proposte gastronomiche fresche e stuzzicanti" ci dice Claudio Risi, presidente di Gastro Lago Maggiore e valli. "Quest'anno la novità sarà la collaborazione con Ticino a Tavola, con una maggiore valorizzazione dei prodotti ticinesi e uno speciale panino ticinese". Panini a parte, Locarno nemmeno durante il festival sfugge alla crescente intolleranza sonora da parte di cittadini e di certi stessi turisti. I fasti fino al mattino (come accadeva al Grand Hotel di Muralto) sono finiti da un pezzo: nei vari luoghi del festival (Rotonda, Cambusa, Paravento, ecc.), la musica dal vivo è tollerata fino a mezzanotte, quella dagli impianti fino all'una e alle tre di notte tutti (o quasi) a casa. (3) Gli esercenti si dicono "sempre disponibili al dialogo costruttivo" dice Risi, "ma occorre coinvolgerci di più", altrimenti "se vogliamo far diventare il Ticino un deserto turistico, siamo sulla buona strada".

La categoria non ama fare autocritica: ogni anno spuntano lamentele, vuoi sui prezzi, vuoi sul servizio, sulla cordialità, ecc. Eppure in Ticino esiste una formazione obbligatoria per i numerosi esercenti, a cui tocca poi formare i camerieri ai quali, si dice, un sorriso in più non costerebbe nulla. Secondo Risi "i reclami sono sempre più rari" e "spesso sono frutto di luoghi comuni", anche se riconosce che si può migliorare. Resta la domanda: limiti serali all'intrattenimento e ai commerci che senso hanno in una regione turistica? E poi: su quale turista si punta, giovane o più anziano? Chi scrive non l'ha ancora capito.

Non perdere il treno
Leggiamo che all'ente turistico di Locarno, unitamente a quello di Ascona, basterà presentare il biglietto del festival per ottenere una riduzione del 20% per varie attività del tempo libero (culinarie, sportive, di benessere, ecc.) e presso diversi alberghi convenzionati. Una bella iniziativa, ma stupisce che risalga soltanto... all'anno scorso! (4) Meglio tardi che mai, vien da dire, soprattutto quando lo stesso festival, stando ai dati dell'ufficio stampa, sta affrontando un calo di pubblico importante: dal 2007 al 2012 si registrano quasi 25 mila presenze in meno. (5) Per lo stesso governo ticinese - e non solo - è chiaro che "vi sono dei punti deboli che è necessario risolvere al più presto".

Soprattutto una sede definitiva, come a Venezia o a Berlino: il palazzetto del Pardo da 32 milioni di franchi dovrebbe essere edificato quest'autunno. Per il governo è anche un limite le nostre piccole dimensioni, un "mercato svizzero esiguo e soccombente di fronte alle potenzialità offerte dai mercati francesi, tedeschi, italiani". Soltanto le finanze complessive di festival di Cannes o di Berlino sono stimate "tra i 20 e i 25 milioni di euro" rispetto ai "7 milioni di euro" di Locarno. E quest'anno? Sarà una specie di banco di prova per il festival, non solo per un nuovo (ennesimo) direttore artistico, ma anche per i fondi federali che potrebbe ricevere nei prossimi anni, già concessi invece ad altri festival del film elvetici.

Senza il mare di Cannes, la poesia di Venezia, la metropoli che è Berlino, cos'è il festival di Locarno? Per Frapolli, concordiamo, "è una vetrina promozionale per tutti e per tutto il Ticino sarebbe stolto non sfruttarla!", anche se riconosce che "è una lotta costante per non perdere terreno e per questo urgono anche strutture adeguate". Bonetti, da parte sua, allunga la vista: con la "Casa del cinema", dice, "si potrebbe finalmente estendere sull'arco di tutto l'anno l'esperienza culturale, turistica ed economica che si vive nei dieci giorni dell'evento". Realistico? Nessuno oggi lo può dire, tant'è che le critiche alla prevista struttura non mancano. Per ora c'è un luogo, le persone e le idee.

Torniamo allora alle importanti parole usate dal governo ticinese, citate in apertura. Non è forse proprio sulla nostra "immagine", un po' confusa agli occhi di chi vien da fuori, che converrebbe riflettere? Non sono forse le "relazioni", un po' snobbate tra noi svizzeri di lingue diverse, un po' freddine con gli stranieri, che andrebbero maggiormente coltivate? Non è forse questa mitizzata "cultura italiana", spesso rivendicata soltanto quando fa comodo, che bisognerebbe ulteriormente valorizzare? Riassume bene tutto ciò una recente dichiarazione dello stesso Frapolli: "sappiamo accogliere i turisti, li vogliamo, ma a volte ci danno fastidio". Contraddizione o che altro?

Credere in un settore
Era il 2007, prima della crisi globale che tutti invocano come causa principale del crollo turistico. Pochi, purtroppo come oggi, lanciavano idee a medio-lungo termine. Idee ed opinioni che oggi sembrano retoriche. "Dovremmo migliorare la nostra cultura dell'ospitalità oggi purtroppo decisamente carente" disse il direttore della Scuola superiore alberghiera e del turismo Mauro Scolari. Motivo: "non si mette mai in rilievo abbastanza l'importanza economica di questo settore". Al Ticino, che sempre più turisti snobbano, dichiarò l'ex presidente della commissione svizzera dell'Unesco, Francesca Gemnetti, servirebbero "operatori turistici che sappiano coniugare il pragmatismo teutonico alla fantasia latina". Dick Marty, allora presidente di Svizzera Turismo, affermò che bisogna "uscire da una visione campanilistica e di politichetta locale. Da noi le strutturare turistiche sono troppo vincolate a questi aspetti".

Cosa sia stato fatto da allora ad oggi, lo giudichi il lettore. Chi scrive si domanda soltanto: se l'Osservatorio del turismo all'Università della svizzera italiana è stato creato soltanto nel 2011, per "colmare il deficit di conoscenza qualitativa e quantitativa" , fino ad allora su quali dati ci si è basati? Quale politica turistica è stata condotta finora se soltanto oggi, ci dice Frapolli, è in corso il primo studio sull'indotto generale del turismo in Ticino? Quali risultati ha portato la bellezza di una decina di enti turistici regionali in un territorio così piccolo?

Note:
(1) Solo in pernottamenti, dal 2000 al 2011 la regione "Lago Maggiore e Valli" ha perso il 17% dei turisti, ossia oltre 230 mila ospiti. Per dati più precisi vedi Osservatorio del turismo.
(2) Vedi ad esempio qui.
(3) "La Regione Ticino", 12.7.2013
(4) "La Regione Ticino", 25.6.2013.
(5) I dati forniti sono: 192,6 mila presenze (2006), 185,7 mila (2007), 180 mila (2008), 157 mila (2009), 148,4 mila (2010), 159,5 mila (2011), 161,7 (2012). Vedi i rapporti finanziari. Nota bene: i dati fino al 2008 sono superiori perché non c'era l'attuale conteggio elettronico dei biglietti (ogni signolo spettatore veniva conteggiato, ad esempio, sia quando entrava sia quando usciva dalla piazza).

Reazioni:
"Caro Marco, tüt ben? Ho letto il tuo "Prove di turismo": molto interessante, good job!" (B. V., tramite FB, il 6.8.13)

"L'ho letto! Oggi sono stata a Locarno...a proposito di prezzi e ritocchini stagionali. Gelateria M., uso computer/internet: 1 fr per 4 minuti. Cambio: 10 euro 11.50 fr; mi stuccano 1 franco..." (A. P., tramite FB, il 3.8.13).
Altro sul tema: Sex & the Festival
Il mio nome è Clayton
Festival, pardo poco "verde"