L'assoluta normalità

pubblicato da La Regione - 14.8.15

PRIXAUPUBLIC - Che aria tirava? “Oh, normale” mi dice un’amica cinefila...

Locarno - Torniamo a premiare il fantastico pubblico, o parte di esso, del Festival, perché a Locarno non si vive di soli film. Giungiamo a metà giro di boa ed è un po' una novità. Chiediamo informazioni. Che aria tirava? “Oh, normale” mi dice un'amica cinefila, che aggiunge: “ho visto tante famiglie coi bimbi nelle sale, tanti giovani statunitensi”. Sembra una novità, forse non lo è.

Tappa dalla Rachele a guardare la fiumana da e per la Rotonda. Aggiriamo la futura “casa del cinema” e scopriamo che è già sventrata. Le chiacchiere tra le vie e le piazze si sprecano tra un “chissà cosa diventerà” e un “chissà per chi sarà?”. Tappa serale al Paravento, non ci sono molte alternative, anzi, non ce ne sono quasi più, orfani del “CambusIndie”, dell'ex Canetti e persino, giù dopo il Fevi, della “tenda marocchina”. L'impressione è che svaniscano sempre più spazi. Assoluta normalità.

A “La Rada” si sono organizzati, finiamo ad un “party svizzero” notturno, Riccardo puntualizza subito che “la pola ci ha fatto sgomberare da sotto il ponte!”. Assoluta normalità. L'ambiente di giovani confederati è bellissimo. Il vero spazio d'incontro è all'ora di pranzo al Fevi tra tavoli e sedie di plastica, sotto tendoni bollenti. C'è di tutto, giovani e meno giovani, svizzeri e graditissimi ospiti stranieri. Il quintetto francofono se la ride, forse per un film visto, forse per il grottesco rotondiano.

La coppia di Lugano se la spassa coi figli spediti in colonia. Yvonne è un'attempata signora di Ginevra, segue il festival da quarant'anni. Ai tempi, dice, s'andava in piazza con le sedie da spiaggia per vedere i film, oggi per dire di essere stati in piazza. Mi dice che a Ginevra si fa molta più cultura, che i cittadini seguono, che Lugano imploderà sotto il beton, che non capisce perché tanti locarnesi snobbano il festival. Assoluta normalità.

C'è il party dei “Pardi di domani”, vorrei parlarvene ma non posso perché serviva l'invito. Un'amica dirà che c'era musica “industriale”, poi commerciale. I privilegiati ballano, la plebe borbotta. La stessa amica alloggia in valle e dice che il servizio è deludente, che il servizio per l'aperitivo in città è pessimo. Un'altra dice che ha pagato ventiquattro franchi di Spritz in cambio di poche noccioline. Con la ressa molti ristoratori continuano ad andare in palla. Assoluta normalità.

Al Fevi due tedesche chiedono quali film conviene vedere, stufe di toppare. In Rotonda solo una volta per dei pizzoccheri a sette franchi con sette chili di aglio. Ai plasticati bistrot rotondiani è la folla anti-festival di sempre. Verso le sette all'Area coso c'è silenzio, ah già c'è la musica in cuffia. Ah no, non c'è nessuno. Alcuni svizzero tedeschi sono arroganti, altri invece gentilissimi e, lo giuro, ti parlano in italiano. Assoluta (quasi) normalità.

Maxi afosa coda serale al PalaVideo per il film svizzero. Il “securino” del Para ci invita ad uscire perché la sera prima la polizia è arrivata alle tre e zero due e ha multato i gestori. Assoluta intransigenza. Mi dico che con gli incassi che fanno potrebbero anche pagarla e lasciarci chiacchierare, tanto più che non c'è musica. Invece no, tutti in mezzo alla strada, bibite e tabacco tra le dita come barboni. Pugno di ferro poliziesco anche se il neo sindaco è un rocker. Assoluta normalità.

Un amico fotografo borbotta: siamo noi il pubblico ma è come se non esistessimo. Altri mi dicono che c'è meno gente in giro. Dai tavoli della città vecchia i locarnesi “doc” parlano di donne, di parcheggi, di infarti, di tutto, tranne che di Festival. Assoluta normalità.