foto: Stefano Spinelli


Stesse mura, tante vite

pubblicato da Azione #26 - 22.6.15

Stabilimento balneare, scuola di disegno, calzaturifcio, pelletteria, atelier, spazio culturale, centro giovanile: così un immobile a Stabio persiste da oltre un secolo e mezzo...

Non è molto comune che uno stabile riesca a vivere più vite senza essere abbattuto. Succede a Stabio. Su piazza Maggiore, nel cuore del nucleo del paese, si affaccia l'ex Stabilimento Balneare Sociale ai Bagni, da tempo noto come gli “ex bagni”. Imboccando via Piazzolo è impossibile non notare questa costruzione allungata di un piano, di colore giallo e dall'apparenza molto solida. La sua doppia fila di finestre, così come le persiane spalancate al primo piano, sembra invitare i passanti a curiosare all'interno. Gli “ex bagni” hanno conosciuto una certa vitalità dalla metà dell'Ottocento e fino al primo conflitto mondiale.

“Gli ex bagni sono state le prime terme di Stabio” racconta Sergio Pescia, ex curatore del Museo della civiltà contadina a Stabio. “Furono costituite nel 1853 da un gruppo di abitanti a titolo spontaneo, dopo che si scoprì che 'l'acqua marcia' presente nel sottosuolo del comune aveva delle proprietà benefiche. Allora era uno stabilimento termale con albergo, frequentato anche da benestanti italiani che vi si fermavano qualche giorno o qualche settimana. Per la gente del paese c’era una fontanella che potevano usare gratuitamente. L'edificio storico non è mai stato tutelato o protetto. Col tempo l'esterno è stato mantenuto, ma l'interno è stato più volte trasformato: per esempio ci fu una scuola di disegno per apprendisti”.

Poi si aprirono nuovi capitoli, manifatturieri stavolta, con due ditte di pelletteria ticinesi: la Valsa Valigeria e affini SA (nel 1948) e la Cepes SA (nel 1975) di Giannino Travaini e del figlio Angelo. Oltre a queste, ricorda il “Giornale del popolo” del 27 settembre 1957, occupò gli spazi anche un calzaturificio: “i bagni sociali, realizzati in forma assai più modesta, dopo un periodo di floridezza, sono stati chiusi. E là dove c'era la fontanella pubblica e dove i poveri potevano fare il bagno gratuitamente, pulsavano i motori del calzaturificio Savoy”. La Savoy impiegava diversi lavoratori frontalieri e ottenne una certa notorietà cantonale nell'estate del 1970 quando, a seguito del licenziamento di cinquanta operai, si tenne uno sciopero che durò sei giorni. In seguito la Savoy si fuse con la nota azienda di moda svizzera Bally, che prese possesso a sua volta dei locali.

“Qui si fabbricavano le scarpe. Poi la Cepes Sa ha continuato la lavorazione della pelle producendo solo accessori come cinture o borse” dice Ferruccio Frigerio, un'altra delle memorie storiche del sito. Il “Corriere del Ticino” nel 2006 scrive che la ditta “dava lavoro a 75 operai”. Ma gli “ex bagni” si apprestavano ad accogliere ancora nuove realtà. “Quando è deceduto l'anziano proprietario, il figlio ha continuato per un po', ma alla fine degli anni '90 è stato contento di cedere lo spazio per i nostri momenti culturali”. Nel 2002 la Valsa SA venne sciolta e i proprietari affittarono lo spazio all'associazione “Musica e Animazione” di Frigerio.

“È uno spazio così bello e interessante, un po' 'underground'! Sapevamo che si potevano fare sicuramente delle belle cose, grazie anche a due superfici di 240 metri quadrati. Abbiamo iniziato con una manifestazione legata a una votazione politica, una dozzina di anni fa, da lì via abbiamo ritirato lo spazio per fare altre cose” spiega il vulcanico promotore culturale degli “ex bagni”. “Subito si sono aggregati l'attore teatrale ticinese Ferruccio Cainero e Gardi Hutter, la donna clown più nota al mondo. Così sono iniziate regie di spettacoli, mostre d'arte, interventi di molti artisti, concerti, letture, ecc.”.

Le cose andavano bene, tant'è che Frigerio, tramite la sua associazione, chiese e ottenne dal comune il cambiamento di destinazione da ex fabbrica a spazio culturale, scrive il foglio di Muzzano. Ciò consentiva una decina di manifestazioni all'anno col permesso del comune. Si è andati avanti per un decennio, ottenendo un certo successo di pubblico e una notorietà che ha superato i confini comunali: per esempio nel maggio del 2007 gli “ex bagni” sono stati la sede di uno stage per diversi studenti e docenti d'arte tedeschi. “Sì, c'era sempre movimento, qualcuno che arrivava, piccole compagnie di spettacoli, concerti provenienti da ogni dove, regie che ospitavano artisti americani, germanici, italiani, irlandesi, oltre che svizzeri. Ci sono state anche delle riprese televisive della Rsi. Insomma, si facevano molte cose e riassumerle tutte è un po' difficile” racconta emozionato Frigerio.

Questo successo non piacque a tutti. Il “Corriere del Ticino” racconta che ci fu una sorta di “battaglia culturale” tra un confinante, proprietario di un immobile di rimpetto agli “ex bagni”, e l'associazione di Frigerio. L'abitante aveva ricorso contro il cambio di destinazione, avanzando contrasti col piano regolatore, i parcheggi e la sicurezza dello stabile. Alla fine la spuntò Frigerio grazie alla decisione del Consiglio di Stato e poi del Tribunale cantonale amministrativo. Anche il Centro giovanile comunale per adolescenti fino ai 18 anni, che ha occupato il piano terra per un periodo, ha dovuto superare “una piccola battaglia durata un lustro” per timori legati al rumore e al disturbo, scrive il foglio luganese.

La necessità di spazi aggregativi come gli “ex bagni” era evidente per una parte degli abitanti di Stabio. Il partito politico “Gruppo unità di sinistra” (Gus), riporta il “Giornale del popolo”, ne propose persino l'acquisto da parte del comune, ma invano. Nel 2008 la notizia che lo stabile è stato acquistato dall'imprenditore italiano, residente in Ticino, Massimo Nouhi. “È stato sempre molto gentile e aperto, ha sempre accettato le nostre richieste, appoggiandoci tante volte per dei problemi logistici e lasciandoci organizzare attività per un pubblico molto ridotto” ricorda Frigerio.

“Gli ex bagni sono chiusi da gennaio e praticamente non c'è più la possibilità di svolgere attività, ufficialmente perché non rispondono alle norme di sicurezza che garantiscono una certa tranquillità. È vero che è uno stabile che ha bisogno di una sistemazione. Ma la cosa che mi dispiace è che delle piccole mostre d'arte con poca gente potrebbero essere comunque organizzate. Tenendolo vivo, aperto, si eviterebbe che cada in rovina in un batter d'occhio” afferma Frigerio.

“L'idea di massima sarebbe quella di riaprire nell'ala ovest un albergo termale. L'idea è di rispettare la valenza storica dell'edificio. Ma molte cose restano ancora da definire” ha scritto nel 2008 “ticinonline”, riportando le parole dell'architetto incaricato da Nouhi, Ferruccio Robbiani. Intanto il Centro giovanile, informa il comune, a causa di problemi di infiltrazioni d'acqua si è spostato da quest'anno in via Prati. Ma quale il nuovo destino degli “ex bagni”? Il segretario comunale Claudio Currenti dice che non c'è ancora nessuna domanda di costruzione.