Un'ora per uscire

pubblicato da Ticinosette #11 - 17.3.2017

Pagare per farsi rinchiudere in una stanza? Il successo dei "giochi di avventura fisica"...


Il successo è tale che se ne contano già a decine in tutta la Svizzera e, secondo “Marketwatch”, nel 2015 esistevano 2'800 iniziative simili in tutto il mondo. Ma di cosa si tratta? Leggiamo che le prime stanze a tema da cui fuggire sono nate una decina di anni fa in Giappone, ispirate da un videogioco, per poi diffondersi ovunque.

Per i promotori l'investimento è spesso molto basso in cambio di guadagni di tutto rispetto: dei gestori statunitensi, per esempio, hanno dichiarato di essere partiti in perdita per poi arrivare a guadagnare 70mila dollari al mese!

Tutto si svolge in un appartamento (un magazzino, un ufficio) con una o più stanze arredate a tema (la “prigione di massima sicurezza”, il “laboratorio infetto”, ecc.), dotate di videocamere, impianti sonori, effetti speciali, uscite di sicurezza, in cui possono intervenire bravi attori, se necessario, il tutto costantemente monitorati a distanza. Si può partecipare a coppie o a gruppi. Chi si iscrive deve firmare un contratto in cui dà il proprio consenso a farsi rinchiudere. Tutto è studiato nei minimi dettagli per rendere l'esperienza, per esempio quella carceraria, più realistica possibile

Simulazione totale
Vagamente ispirato a film come “The Cube” o “The Experiment”, il concetto di “escape room” è che il concorrente viva sulla propria pelle situazioni il più possibile verosimili, capaci di procurargli stress, paura, ansia. Attraverso indizi, enigmi, prove di logica e di osservazione, i concorrenti devono riuscire ad uscire in un'ora: ecco lo scopo. Il segreto è dunque la collaborazione e non la competizione tra i partecipanti.

Ma se “c’è chi sostiene che (questi giochi, ndr) siano nati da un esperimento sociologico in Svizzera”, ha detto lo scorso gennaio a “La Stampa” un gestore italiano, dietro c'è spesso la mano di veri e propri studiosi: dai matematici consultati per sviluppare gli enigmi, agli ingegneri per creare stanze tematiche particolari (come un bunker), fornite di sensori, luci, ecc., fino ai sociologi come Margee Kerr per cui questo gioco fa bene persino al nostro intelletto, perché “il mix di divertimento, paura e stress aiuta il cervello a funzionare meglio”.

Libertà e sicurezza in gioco
Studiosi di tutto il mondo si stanno interessando a questa nuova forma di gioco perché la libertà (di cui però ci si priva volontariamente per un'ora), la sicurezza (le stanze tematiche generano paura e stress), la logica (rispetto all'immediatezza del web), l'egoismo (bisogna collaborare), la privacy (si viene costantemente filmati) ecc., sono oggi tematiche fondamentali.

Per esempio in Italia le “escape room” sono oggetto di una ricerca in psicologia da parte di Chiara Ghislieri dell'Università di Torino. Per Scott Nicholson, della Syracuse University, “maggiori e più dettagliati esperimenti psicologici e sociologici (…) potrebbero aiutare i promotori a realizzare scelte migliori” di gioco, temi e meccanismi.

Addirittura le aziende ne usufruiscono: “(...) le aziende prenotano per giornate intere le nostre stanze, sfruttandole come strumento formativo e di team building. Alcune società di psicologia ci hanno chiesto di analizzare e testare le reazioni dei giocatori e le dinamiche intragruppo (...)” ha detto il titolare della prima “escape room” di Padova, Giovanni Prior.

Insomma, prevale il gruppo sull'individuo, la fisicità sulla virtualità. È così che, riporta la stampa statunitense, secondo Frank Lantz, direttore del Game Center alla New York University, "per molto tempo, video e giochi per computer erano diventati una pratica molto solitaria, ma ora stiamo vedendo l'emergere del sociale e del fisico”.

I fuggitivi ticinesi
Dallo scorso settembre anche in Ticino c'è un “gioco di fuga dal vivo”, “bLOCKaTI” a Giubiasco in Via Campagna 4b. In soli tre mesi, col tema “geografia e viaggi”, ben 500 ticinesi vi hanno partecipato ma, in media, solo una squadra su sei ce la fa a risolvere gli enigmi.

“Li inventiamo noi, teniamo sempre le antenne alzate perché le migliori idee vengono da elementi della vita quotidiana”, ha spiegato alla “Rivista di Bellinzona” il titolare Andy Restaino. Dal 4 febbraio il nuovo intrigo è “The Great Escape”: bisogna fuggire dalla sala di un museo dove bisogna recuperare un prezioso manufatto egizio.