Pochi congedi da scuola

pubblicato da Azione - 23.2.15

Insegnanti - Ogni anno in media solo un centinaio di docenti su alcune migliaia chiede e ottiene di staccare la spina dalle lezioni. Il motivo principale? I fgli...

La legge sul personale insegnante dello Stato è quanto meno generosa se parliamo di congedi non pagati, cioè l’assenza non remunerata dal lavoro per motivi ritenuti validi: un massimo di tre anni per un congedo totale (dall’anno scolastico), un massimo di sei per dei congedi parziali. Ci siamo dunque chiesti quanti sono i docenti che approfttano di questa possibilità per dedicarsi ad altro o magari soltanto per ricaricare le batterie? Be’, sono pochissimi. Un centinaio in media ogni anno su alcune migliaia di insegnanti. Ce lo confermano i vari ufci cantonali competenti che abbiamo interpellato.

Nelle scuole comunali
«Nell’anno scolastico 2014-15 ci sono circa 30 congedi totali e 4 parziali annuali. Le decisioni competono dei comuni e la maggior parte è comunque relativa ai congedi parentali» afferma il capo dell’Ufcio scuole comunali al Dipartimento educazione cultura e sport Mirko Guzzi.

Nelle scuole medie
Nelle scuole medie, risponde Francesco Vanetta, «in media ogni anno sono tra i 40 e i 50 i docenti che chiedono un congedo non pagato, ma ricordo che i docenti attivi nel settore medio sono circa 1500. Buona parte di questi docenti non chiede un congedo totale dall’insegnamento, bensì un congedo parziale. I congedi preavvisati dal nostro ufficio sono unicamente quelli annuali. La stragrande maggioranza delle richieste è riconducibile a ragioni di tipo familiare, mentre le altre ragioni sono studio, esperienze in campo sociale, altre esperienze professionali, ragioni personali. Il congedo può esse- re rifutato se per esempio non vi sono docenti qualifcati in grado di sostituire il docente in congedo, attualmente solo per gli insegnanti di matematica».

Di fronte a questi fatti, premettendo che nessuno sa quale sarà lo sviluppo del "web 2.0", possiamo tuttavia elencare alcune ragionevoli previsioni. La prima è che gli utenti delle reti sociali tenderanno ad aumentare sempre di più; la seconda è che difficilmente non si informerà più (o anche solo di meno) delle gare sportive e dei loro protagonisti; la terza è che i media e i rispettivi editori continueranno ad essere presenti nella rete. In questo contesto come si posiziona quindi il giornalismo sportivo, ticinese e non? Sfrutta le reti sociali, come e perché?

Nelle scuole superiori
Nei licei, invece, ci dice Daniele Sartori, «in media ogni anno sono 20-30 docenti che chiedono un congedo non pagato, su un totale di circa 600 docenti. Buona parte delle richieste sono volte ad ottenere un congedo parziale (circa 1/5 chiede il congedo al 100 per cento, gli altri variano dal 25 al 75). Il nostro preavviso riguarda solo congedi annuali, per quelli di durata inferiore ai tre mesi è competente la direzione dell’istituto. Le motivazioni più frequenti sono di tipo familiare, seguono quelle per studio. Una condizione necessaria per concedere un congedo è che ci sia la possibilità di coprire le ore di insegnamento lasciate libere dal docente. Al momento per quanto riguarda il settore medio superiore non abbiamo delle materie particolarmente problematiche».

Congedi femminili
Fin qui le statistiche generali, ma se andiamo più in dettaglio scopriamo che la maggioranza dei docenti che va in congedo sono donne. «Sì, è corretto – conferma ad esempio Vanetta –, va però aggiunto che oggi, nella scuola media, il numero di docenti-donne è superiore a quello dei docenti-uomini. In linea di principio il motivo del congedo riguarda la possibilità di stare vicini ai fgli. Se il congedo maternità pagato ha una durata di 16 settimane, poi esiste un’ulteriore possibilità di congedo, questa volta non pagato, di 9 mesi. Spesso però si chiede un ulteriore anno di congedo totale o parziale per continuare ad occuparsi dei fgli». Lecito pensare tuttavia che sia così anche nelle scuole comunali, dove le donne sono nettamente più numerose degli uomini (vedi qui).

Perché pochi congedi?
Insomma, pare di capire che tendenzialmente le docenti vanno in congedo piuttosto per occuparsi dei fgli, i docenti per altri motivi (studio, perfezionamento, viaggi, ecc.), anche se non possiamo escludere che le nuove generazioni di insegnanti/padri non si occupino ugualmente dei compiti genitoriali. Ma la domanda che sorge spontanea (fatta eccezione per gli insegnanti di matematica alle medie) è: come mai sono così poche le richieste di staccare la spina da quello che è generalmente ritenuto un mestiere molto bello ma anche molto logorante? Perché così pochi approfttano di un privilegio quasi impossibile in altri settori professionali?

«Sinceramente non sono in grado di rispondere alla sua domanda. Posso però assicurarle che il ridotto nu- mero di richieste non è dovuto ad una posizione restrittiva da parte nostra, la maggior parte delle richieste sono infatti accolte» fa notare ad esempio Sartori.

Guzzi, invece, ipotizza alcune ragioni plausibili: «probabilmente entrano in gioco più elementi, quali una scelta forte e consapevole per la professione; una formazione specifca; la possibilità di impiego temporaneo in altri settori non evidente; lo statuto e il “calendario” (scolastico, ndr.) ritenuti fa- vorevoli; gli anni di congedo limitati».

Queste informazioni denotano un corpo docente quanto meno motivato e in salute, nonostante la maggiore complessità della professione. Sono due aspetti centrali della scuola sui quali si sta già indagando grazie al progetto Linea di aiuto e sostegno psicologico ai docenti, una novità assoluta in Ticino. Infne, merita una certa attenzione il motivo per cui quei pochi congedi non pagati sono oggi possibili con una certa facilità: la disponibilità di supplenti ritenuti sufcientemente formati e competenti.

Ma il futuro è incerto poiché secondo il capo della Divisione della scuola Emanuele Berger, si legge nel periodico Supsi «In-formazione» (no. 2/2014), già ora assistiamo ad una relativa «carenza di docenti nelle scuole elementari e in alcune discipline della scuola media». A ciò è strettamente connessa la crescente femminilizzazione della scuola, perché implica un alto tasso di tempi parziali (secondo il censimento dei docenti nel 2008 lavorava a metà tempo ben l’80% delle insegnanti) e, come abbiamo detto, una preponde- ranza di richieste di congedo non pagato per motivi genitoriali.

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