Centrale di comando

pubblicato da Ticinosette - 19.9.14

Reportage: "l'impietrito microcosmo di un occhio che legge"... Alessandro Baricco (in "Castelli di rabbia", Feltrinelli, 1991

Pollegio - Le dieci di mattina, inizio agosto. Giungo col bus alla Centrale d'Esercizio Sud (CE Sud) di Pollegio. Varcherò quello che sarà un po' l'invidiabile futuro ferroviario della Svizzera, anche qui a sud. L'immaginazione non manca, è come in certi film di fantascienza, dentro l'enorme torre di beton mi attende la sofisticatissima sala comando di tutti i treni che si muovono su e giù tra Chiasso e Arth Goldau. Ecco il "periscopio", come l'hanno già definito alcuni, il comando a Settentrione, dico io. Colui che già monitora ciò che sfreccia su quelle lame di ferro, vecchi binari, nuovi dove i treni sferraglieranno presto a 220 chilometri l'ora.

Un riferimento netto
Il responsabile della struttura, Ivo Imperatori, mi accoglie cordiale, come uno dei tanti visitatori di qui e di altrove che già si sono fatti sedurre dall'opera. Vista da sud e da nord la torre è a forma di "t", come treno, forse non a caso. Frontalmente pare la plancia di un'astronave spaziale che risale soltanto all'aprile scorso. Sono 34 metri di altezza per oltre 45 milioni di franchi di costo, di cui ben 16 per l'alta tecnologia. Solo dopo capirò perché. La centrale, m'insegna Imperatori, è la più piccola del paese e posso solo immaginare quanto siano grandi a Losanna, Olten o Zurigo. Voluta dalle Ffs e da AlpTransit Gottardo Sa, lo studio luganese "Bruno Fioretti Marquez e Martini" leggo che ha creato una "immagine di riferimento e di ordine nel territorio". Riferimento certo, ma armonia discutibile: c'è chi dissente. Dotato del cartellino "ospite", s'apre la grande porta di vetro scorrevole, io e la mia guida entriamo in un grande ascensore. Telecamere e codici di accesso attirano la mia attenzione. "Sono dovuti al fatto che da qua telecomandiamo un quarto dei treni della Svizzera, da Chiasso fino ad Arth Goldau, e quindi è chiaro che un malintenzionato potrebbe fare dei grandi danni" chiarisce Imperatori.

24 ore su 24
Terzo piano, settore "amministrazione". La luce forte del mattino m'investe, attraversa le grandi vetrate alte nove metri, "all'epoca i vetri più grandi costruiti in Svizzera!" afferma il mio interlocutore. I vetri coprono il quarto, quinto e sesto piano! Roba che trovi solo in alcuni grandi aeroporti internazionali o musei di grido, ma questo luogo non è un po' la stessa cosa? I progettisti non hanno però pensato al fatto che tali imponenti vetri vanno anche lavati, dall'interno, giàcché il pavimento è delicato, mi si dice, poiché sotto è un groviglio di delicati cablaggi e di sistemi d'aerazione. Si troverà un modo, ne son sicuro. Vedo molti giovani impiegati, alcuni salutano, altri son presi dagli schermi dei computer. È qui che si programmano i turni, 24 ore al giorno ovviamente. Io che uso il treno, nel settore "formazione" riconosco il volto di una donna mora. Dove l'ho già vista? "Lavorava alla biglietteria di Bellinzona" sorride il responsabile. Come lei, tanti altri sono stati trasferiti quassù dal vecchio Centro d'esercizio regionale della capitale.

Sala comando
Il pavimento è liscio, pulitissimo, qui nel settore "traffico viaggiatori", dove "si pianifica il lavoro dei macchinisti e quello delle locomotive TiLo" spiega Imperatori. Nel settore "pianificazione" invece "si prepara il lavoro il giorno prima per il giorno dopo, ad esempio se ci sono dei binari sbarrati per lavori, lo inseriscono in un sistema informatico che servirà poi per far circolare i treni". Un modernissimo, soltanto apparente freddo bunker verticale, dai muri spessi 60 centimetri, tanto spessi da bloccare la rete dei cellulari: s'è dovuto installare un ripetitore! Superiamo velocemente i locali "sociali", di riposo e di svago per turni di otto ore e pause di 20 minuti. "Quella è la centrale elettrica che fornirà la corrente per la galleria di base del Gottardo, e oltre ci sono i quattro binari, due sulla linea vecchia e due che entrano in galleria" mi spiega il responsabile, affacciati alla grande vetrata che dà a ovest. Ecco la galleria, a nord, là in fondo. Poi eccoci nel cuore della centrale: la sala comando. "A sinistra c'è il 'settore Gottardo', dove telecomandano i treni da Biasca a Goldau; a destra il 'settore Ceneri', da Chiasso fino a Bellinzona. Qui lavorano circa 90 persone a rotazione e la formazione è di responsabile circolazione treni".

Ragnatela rossoblu
Ancora parecchi giovani. "A Bellinzona avevamo solo il settore del Ticino, ma ingrandendoci fino a Goldau ci servivano più persone. Chi lavorava già lì, anche per questioni di lingua, ha preferito andare a Olten, e quindi noi abbiamo dovuto assumere". Bella notizia, e non è un lavoro per soli uomini: c'è anche una donna, una sola. Peccato, lascia intendere Imperatori. La plancia di un'astronave, dicevo: due file di postazioni dotate di ben otto schermi per ogni singolo collaboratore. Chiedo lumi a qualcuno su quelle ragnatele blu e rosse che vedo negli schermi. Un tecnico dice: "c'è la parte dispositiva, dove si prendono le decisioni di come circolano le linee dei treni, suddivise per categorie (viaggiatori, merci, ecc.). Poi la parte operativa, per esempio se un treno deve stare fermo su un binario, allora l'operatore lascia il segnale rosso". E tutte quelle linee? "Le blu sono il traffico merci, le rosse quello di lunga percorrenza e in arancione è il traffico regionale. Le altre righette rosse sono delle restrizioni di esercizio, magari una riduzione delle capacità, come un solo binario, ecc.". La perfetta sicurezza, controllo infallibile, ma c'è ancora qualcosa che sfugge, confida Imperatori, come la stazione di Chiasso: "un nodo importante, ma per noi qui è 'solo' due righe, cioè non vediamo dove sono i treni, perché la stazione non è ancora telecomandata e gestita da qui". Ma sono sicuro che anch'essa presto cadrà nel raggio di questo fondamentale "occhio ferroviario" del futuro.

Altro sul tema:
Alptransit, un rapinatore sul cantiere