La strada funziona

pubblicato da La Regione - 21.7.15

Lugano Buskers Festival - Ci si deve muovere e spostare, incrociando ogni volta persone e idee nuove...

Baciato dal bel tempo, il settimo anno del Festival degli artisti di strada (« buskers ») di Lugano appena conclusosi (15-19 luglio) conferma il suo successo, sia per la qualità delle proposte (gratuite), sia per l’afflusso di un pubblico variegato. Recensirlo è arduo (troppe cose da vedere) ma l’ambiente semplice e scanzonato che si crea è unico, imparagonabile ad eventi più blasonati come Estival Jazz.

La grande differenza sta proprio nelle attrazioni giovani e poco conosciute di mezzo mondo (Italia, Olanda, Stati Uniti, Messico, Giappone, ecc.). L’itineranza fa poi il resto : ci si deve muovere e spostare, incrociando ogni volta persone e idee nuove, musica, improvvisazioni, teatro, visuals, cabaret, circo e proposte folli, a volte apparentemente senza senso.

Da « Vespaudio and footbah terrace » (seduti dentro a delle carriole si ascolta musica italiana d’epoca mentre ci si fa un pediluvio), al mini « Cirque du Platzak », al più piccolo taxi del mondo (« Delinus 03 »), fino alla spagnola « Factoria Circular » (all’interno di una grande ruota mobile suonano cinque musicisti) e allo svizzero « Black smoke medicine show » (chiacchiere e chiaroveggenza all’interno di una mini roulotte).

Per la musica, a dipendenza del palco – quando non è soltanto l’asfalto - ci sono piaciuti « Alpha Whale » (psichedelici), « The Glücks » (energici), « Cosmonauts » (riverberanti), « Degurutieni » (oscuri), Flavio Giurato (rabbioso), « Los Headaches » (adrenalinici), « The fat white family » (dissonanti). Ne dimentichiamo sicuramente altri.

Un plauso al Dicastero turismo ed eventi (tutti gli artisti alloggiati in hotel, mille euro di cachet per tre giorni, così ci ha detto un musicista) e ai tecnici per certi concerti davvero improvvisati. Giusto l’after party di venerdì e sabato notte all’esterno dello Studio Foce, anche se dimostra tutti i suoi limiti di capacità con un’affluenza tale.

Qualche critica di programmazione per il Foce però va fatta. Se gioioso e spontaneo era l’ambiente iniziale di venerdì grazie alla « Dirty Birds Jazz Band », italianizzando troppo le cose poi si finisce nell’egocentrismo da strapaese. « I Camillas » già in piazza ci hanno lasciati indifferenti, alla consolle erano infantili ed isterici. Il pubblico s’è divertito da solo con polverose break-dance nel giardino.

Peggio ancora il giorno dopo. Per provincializzare un ambiente internazionale è bastato l’insulso trash italico di « Pop_X » e di « Bella Veneziae », tanto da chiederci – con un certo imbarazzo - perché il sabato sera debba sempre essere qualcosa di commerciale. Alcuni Buskers non italiani si chiedevano la stessa cosa.

Peccato, l’Italia ha di meglio da mostrare, Lugano di meglio da proporre, compresa la possibilità di bere qualcosa all’una meno un quarto, quando c’è ancora moltissima gente e in un posto che non sia un fast-food. Il Buskers dimostra che il Foce può funzionare anche se non piove, basterebbero dei giovani collaboratori in più, anche un po’ più professionali per un evento di tale portata