Biblioteche. Sale silenti

pubblicato da Ticino Sette # 19 - 10.5.13

In un mondo sempre più digitalizzato, biblioteche e sale di lettura sono luoghi ideali per attività assai diverse: incontri culturali, furti con destrezza, passioni e amori clandestini...

Leggendo il greco antico capiamo perché si va a leggere in questo luogo: "biblio" sta per libro, "teca" per posto. La teca dei libri. Pare che dobbiamo tutto agli assiri, ai greci, agli egizi e agli antichi romani. Devo molto alle stanze silenziose: ero in biblioteca quando decisi di andare all'università; ero in biblioteca quando ho trovato quello che non trovavo; ed ero sempre lì quando ho parlato per la prima volta con quella bellona. Ma nella triste stagione degli esami, preferivo la casa, da solo, meno distrazioni, se no finisce a chiacchiere e ad amoreggiamenti.

Perdersi nel labirinto
Ricordate la biblioteca de "Il nome della rosa"? Vanto del monastero teatro del libro di Eco e del film di Annaud? Sede di un intricato labirinto per pochi addetti. Perdersi tra i piani tutti uguali e le sale tutte uguali di queste teche: qual è il punto di riferimento? Le due ragazze bionde con il loro pc e le cuffie all'orecchio, o il nonnetto curvo in poltrona che si pulisce gli occhiali? Capita che t'infili tra due cartacee muraglie e scopri che esiste la rivista mai sentita che tratta temi come mai hai immaginato. Ignorante! Ci trovi tutto (o quasi), anche se ti perdi. Semmai chiedi ragguagli, per la connessione Wi-Fi, per i lavori di Calvino, per l'archivio dei quotidiani o, semplicemente, per trovare i bagni. Io mi perdevo tanto e volentieri nella mitica "Banane", la biblioteca universitaria di Losanna a Dorigny. La chiamavamo così a causa della sua forma curva. Vi si pranzava, si facevano chili di fotocopie, di bibliografie, e fingevi di fare il secchione per fare colpo sulla bella studentessa. La scheda per riservare un tomo bisognava chiuderla in un cilindro di plastica e imbucarlo in una fessura. Lo scivolo della letteratura. La cultura che slitta. Ma dove va?

Porte (quasi) sempre aperte
Quando su "Google libri" non trovi, perdinci ci devi andare nella teca. Stampati gli orari bene in vista perché a volte sono davvero strani (come sono strani i bibliotecari del resto). Le porte non sono, ahi me, sempre aperte. Una bibliotecaria mi raccontava quanto fosse rifugio aperto dal pensionato al richiedente l'asilo. Eppure sono orari strambi, né da ufficio, né da casalinghe. Il lunedì solo la sera, poi fino a venerdì dalle 10 alle 19, sabato dalle 9 alle 13, domenica chiuso. All'archivio sono inflessibili: alle 17 in punto fuori dai piedi, oppure traslochi nella sala adiacente con chili di carta e di libri. Si salva solo quella universitaria di Lugano: dalle 9 alle 22 ogni giorno, ma domenica chiuso. E chi non abita a Lugano come fa? Solita storia. Concordo stavolta coi giovani politici liberali: bene hanno fatto a chiedere orari più spalmati. Perché no la domenica? Son mica negozi! Perché il sabato pomeriggio solo a Lugano? E noi? Perché a Locarno nemmeno a pranzo? Siamo indietro, ancora. Manca l'utenza, diranno. Ci costa troppo, risponderanno. Ma non è una libreria, è un servizio pubblico, la cultura non dovrebbe avere orari.

Silenzio, si legge (di solito)
Internet le ha messe un po' in crisi, d'accordo. Ormai ci fanno mostre, conferenze, concerti e teatri. Ma così si rompe il silenzio. Così si soffocano i suoi tipici rumori, fateci caso. Domandone al banco dei prestiti; il bibliotecario o archivista di turno che parla, sì, parla; il rumore dei tasti del computer; il bzzz! bzzz! dell'apparecchio dei codici Wi-Fi; il toner della fotocopiatrice; il carrello dei libri; lo scricchiolio delle porte senz'olio; rumori di passi, di giacche, di nasi che colano e ti viene il nervoso, di starnuti primaverili o invernali; di bocche che ruminano; di gole che tossiscono; unz! unz! nelle orecchie del truzzo; di ciance e di risatine di impiegati poco rispettosi; ecc. Dato che mica ci abiti in biblioteca, per loro è scontato: "il libro EZ-II-Bra4 lo trova nel reparto della documentazione regionale, secondo piano, terza sala a destra, primo scaffale a metà, copertina arancione, edito da....!". Poi ti arrabbi perché quel libro lì doveva rientrare due giorni prima ma l'utente smemorato se l'è tenuto e tu rimani a... cultura asciutta! Oppure l'ha rubato, come il ragazzetto che un giorno m'ha superato all'uscita, facendo suonare l'allarme. Nessuno mosse un dito: ladruncolo troppo veloce o solo un libraccio?