Il lato che conta

pubblicato da Ticinosette - 16.5.14

Tra voyeurismo e narcisismo, cosa mostreremo in futuro? ...

Peccheremo forse di moralismo, quel che basta, ma speriamo non di sessismo o, peggio, di erotomania. Nell'era delle reti sociali, forse nessuno sa meglio della ventenne Jen Selter, ebrea newyorchese, ex insegnante di fitness col naso rifatto, cosa significhi lavorare col... sedere! Grazie a lui, insomma, proveremo a riflettere su cotanta frivolezza scatenata da una banale giovinetta assurta a reginetta del "belfie" (leggi belfi), cioè l'autoscatto del suo "lato b". Certi media globali raccontano dei suoi tre milioni (!) di followers sul suo profilo di Instagram, seguaci dei suoi tonici quanto molto (troppo?) allenati glutei, dei ricchi contratti che starebbe strappando ad importanti aziende sportive e di intimo.

E dopo il sedere...
Per non essere ipocriti come mai lo fu Sartre dissertando sulle chiappe, l'occhio masculo volle sempre la sua parte e la sapiente vanità femminile (benché oggi appartenga anche al maschio, tanto lui è stato sdoganato dalle sempre meno nascoste fantasie femminili) seppe sempre soddisfarla. Voyeuristi come tutti andammo a curiosare: niente di nuovo. Jane Fonda, però, ex reginetta del fitness una volta attrice decaduta, ebbe almeno la dignità di non mostrarcelo mai. Molto più osé del selfie, ma pur sempre meno infangante del sexting (inviare a terzi foto di nudità col cellulare), ci chiediamo: dopo il selfie, la faccia e lui, cosa ci mostrerà in futuro certa gioventù? Le viscere? I mitocondri? Le sinapsi del cervello? No, quello ormai è accessorio, proprio come sono secondarie l'etica e la dignità nelle scuole.

Forse ci stuferemo anche dell'apoteosi dell'estetica, coltiveremo la bruttezza, la disarmonia e il disfacimento del corpo. Genitali al punto giusto, sulle rotondità così feticcio di Jen non ci è possibile, ahi noi, smentire etologi, sociologi e sessuologi. Salvo noi, la stampa locale non sembra averne ancora parlato, ma ci rifiutiamo di credere che non vi sia già una seguace (o persino precursore) nostrana. Pubblicando ogni santissimo giorno le foto di lui in allenamento, a casa, in palestra, nei parchi, per strada, anche in pose teatrali - come lei stessa ammette - constatiamo ancora una volta quanto lui sia culto in un'epoca per nulla di culto, priva di qualsiasi altro credo che non siano fama e soldi. L'amarezza dopo l'ostentazione.

Chi guarda, chi alimenta
Le stupefacenti, invero, forme del lui di costei, annullano nel tempo di uno scatto fotografico le ideologie, fallimentari con ogni evidenza, di quelle madri che si prestarono con convinzione alla denuncia. La madre di Jen sembra non saperne nulla, dichiarando al "The Post" che "sono molto fiera di lei perché è una ragazza che non vuole andare all'università", siccome "è diventata famosa" con Instagram, e lei "ispira e motiva così tante persone". Temiamo che abbia ragione. Fare l'accademia non è mai stato indispensabile, anzi, crediamo che lo sia sempre meno, ma alle lettrici lasciamo volentieri commentare. Quando Jen ha iniziato a fare allenamento, ha detto al "Daily Mail", ha notato che il sedere era diventato più muscoloso - c'è chi sospetta l'intervento di un chirurgo, ma lei smentisce - e quindi si è lasciata "ispirare" dalla trasformazione.

Ora la culturista delle natiche non va più nelle palestre pubbliche perché, dice, "non mi piace essere guardata". Ha spiegato che pubblica quasi unicamente le foto di lui perché "loro non vogliono vedere la mia faccia". Se in quel "loro" ci vediamo parecchi uomini, spiegare le sue gesta con il vetuperato "il mondo è uomo" ci pare riduttivo. Dietro all'idea del cellulare, del computer, di Instagram c'è probabilmente un uomo, ma dietro ai numerosi articoli di stampa che le han dato risalto di qua e di là dell'Atlantico, ci sono però parecchie donne. (1) Jen svilisce ulteriormente la donna? Allora perché le giornaliste ne parlano e addirittura la intervistano? Il lui di Jen soddisfa certamente i vari editori maschi, ma andremmo oltre: checché se ne dica, il lui femminile sembra, innanzitutto per le donne, un tema che trascende la morbosità del gossip, per finire piuttosto nel sesso e nell'eros, ossia nel naturale e nel vitale. Vitale tanto quanto poteva essere il fitness insegnato da Jen.

Note:
(1) Dalla giornalista Erika ("Gazzetta dello sport"), Cheryl ("New York Magazine"), Nicole ("Huffingtonpost"), Alexandra ("Vanity Fair"), Emma ("Daily Star"), Stephanie ("Us Magazine"), Carly ("Cosmopolitan"), Vanessa ("International Business"), Dana ("New York Post"), ecc.
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