Flavia Leuenberger


Autosili. Depositi in verticale

pubblicato da TicinoSette il 23.12.2011

Anche la cronaca recente ha mostrato il loro lato più oscuro e inquietante. Sì, perché negli autosili accade di tutto, dai furti alle gimcane... alla pioggia di macchine...

Il pannello esterno, quando esiste, dice che c'è ancora posto, a volte persino quanti parcheggi liberi sono rimasti. Poi, a dipendenza dell'architetto, geniale o masochista, si scende o si sale, diritto, curva a gomito o sterzando a spirale. A guidare, s'impara anche negli autosili, privati o comunali che siano. D'altronde, tutte queste auto non sappiamo più dove metterle, se non in verticale, una sopra l'altra, persino sott'acqua. Davvero, il "Garavello" di Morcote, insomma, un'autorimessa sommersa. Ve l'immaginate? Come nei film di Bond, arriva la famigliola con la monovolume, scompare nel lago e parcheggia davanti ad un banco di persici...

Il silo dei sensi
Ecco la sbarra di accesso. Quelli di statura normale, una volta abbassato il finestrino, possono semplicemente allungare il braccio ed è fatta. Ma quelli più bassi cominciano a bestemmiare e allora li vedi, a far manovre, che si sporgono dalla portiera fino alla cinta, come trapezisti da circo. Diciamo anche che, se va bene, c'è un solo bottone, con tanto di mano e indice teso stampati sotto. Chiaro no? Ma se va male, è un apparecchio vintage, scolorito e ammaccato con almeno tre bottoni e non sai mai quale premere. Allora li pigi tutti, ti rendi conto che due non funzionano, imprechi un po' e noti un citofono, ma anche quello non va. Poi, appiccicato da qualche parte, c'è un minuscolo pezzo di carta con scritto a mano "qui per bilieto!"... Bene, una volta entrati, vi complimentate con voi stessi. Chi avanza a pieni polmoni col finestrino abbassato, chi lo richiude in fretta e chi ha la decappottabile s'arrangia. L'autosilo è sensuale, sensoriale, dall'olfatto si passa all'udito, con le gomme che stridono sul pavimento come unghie su una lavagna, anche sull'antisdrucciolevole, chissà come mai. Poi la vista: rimesse colorate di sporco, di residui di pneumatici, di plastica, vetro, e di piloni di cemento armato che le han viste tutte. Quasi tutte, mancano solo i filamenti di una spada medievale incastrati nella roccia, dopo il duello tra due guerrieri immortali (è la scena di un film). Il gusto e il tatto? Personalmente sconsiglio, ma siamo in un paese libero.

Rimesse da paura
L'importante, sapete, è trovare parcheggio, dentro un parcheggio, possibilmente. Anche se spesso c'è poca illuminazione, ma quanto basta per le telecamere di sorveglianza. Molte donne lo sanno che in quello in viale Forlanini, vicino all'aeroporto di Linate, c'è poco da stare tranquille. Anche a Lugano: da sola "evito il più possibile gli autosili", si legge in un blog ticinese. Non è luogo di parità dei sessi: parcheggi riservati vicino all'accesso pedonale, interi piani "anti-stupro" come a Como, ecc. Mah! Addirittura, nei pressi del Balestra di Lugano, dai piani alti ormai non piovono solo dei disperati, ma anche vetture. E ci sono infinite polemiche. A Locarno, quello pubblico di Piazza Castello, fa venire l'orticaria a molti ancora oggi. Un fallimento sin dalla sua costruzione nonostante due piani di risanamento. Troppo lontano dal centro, dicono alcuni pigroni. Troppo caro per altri. Non è che, forse, è semplicemente di troppo? A Bellinzona, quello pubblico di via Cervia è finito persino in tribunale per l'aumento tariffale, alla faccia dei commercianti. In quello privato di Piazza del Sole, invece giuro di aver visto scene da film: parcheggi da Formula 1, scatti felini all'esterno, compere trasudate e partenze con le gomme fumanti. Il motivo? I primi quindici minuti gratuiti...

Cucce per motori
Caro autosilo, scrivo di te, perché in un paese di auto-dipendenti, sei una miniera d'oro per comuni ed azionisti. Anche presso gli ospedali pubblici dove, val la pena ricordare, non ci si va per sfizio, ma per necessità. Almeno ogni tanto, all'uscita, un po' di musica andina ci allieta, così anche al ritorno, un po', non troppo, quando bisogna pagare il salato parcheggio. Ma per molti va bene lo stesso, perché fuori piove o si è appena usciti dal parrucchiere. Eh già, l'inesorabile cassa è lì che attende, fredda e quadrata, spesso affollata come se fosse l'unica, quando in realtà è solo quella più vicina. Una volta pagato, sarebbe auspicabile ricordarsi, primo, a che piano avete sostato e, secondo, in quale fila. A meno che la vostra auto sia molto originale, perdere l'orientamento è molto facile. La trovate, ma non è ancora finita: bisogna uscire. Mica sempre facile: ne sanno qualcosa i poveretti che nel dicembre 2010, all'autosilo di via Auguadri a Como, hanno impiegato un'ora dal nono piano alla sbarra. Colpa, stando alla stampa, di un frettoloso ticinese che si era messo a fare slalom tra un veicolo e l'altro...